Quando a gennaio Donald Trump si insedierà alla Casa Bianca e diventerà Presidente degli Stati Uniti per una seconda volta, la vita di molte donne americane potrebbe cambiare radicalmente. Per reagire a ciò tantissime stanno aderendo o si stanno avvicinando al coreano 4B Movement.
Di cosa si tratta?
Nato in Corea del Sud a metà del decennio scorso, il movimento femminista ha come obiettivo la riacquisizione del potere di agire autonomamente sulla propria vita, senza influenze maschili a regolarla. B in abbreviazione di “bi”, che in coreano vuol dire no: no al matrimonio (bi-hon), no a figli (bi-chulsan), no a frequentazioni (bi-yeonae) e no a rapporti sessuali (bi-sekseu) con persone dell’altro sesso. È interessante ricordare che per la cultura occidentale l’astensione sessuale come metodo di protesta non è una novità. L’esempio più famoso è quello della Lisistrata, commedia aristofanea in cui le donne la praticano come mezzo per tentare di fermare la guerra del Peloponneso.
Il movimento 4B scoppia nel 2016 in reazione al violento assassinio di una giovane ragazza in un bagno pubblico di Seul. Il perpetratore dell’omicidio, un altrettanto giovane ragazzo, si era immediatamente confessato colpevole, dichiarando, senza esprimere alcun senso di colpa, di aver ucciso la donna spinto dal costante rifiuto femminile nei suoi confronti. Due anni dopo arriva a gamba tesa il #MeToo in Corea, iniziando a sconvolgere in maniera più decisiva lo status quo del paese, e includendo al suo interno, come componente “più estrema”, proprio il 4B. Ogni azione deve avere la giusta conseguenza: per le femministe coreane – e non solo – è ora che le donne tornino a radicalizzarsi per evitare di vivere un nuovo Medioevo. Un’epoca alla fine culturalmente neanche troppo lontana in fatto di diritti femminili, se si pensa che è degli ultimi giorni la notizia che l’Iraq ha intenzione di abbassare l’età del consenso a nove anni, ma solo per le bambine.
Corea del Sud ed anti-femminismo
La Corea del Sud è famosa per essere il paese con il gender pay gap più grande di tutte le nazioni appartenenti all’OCSE (le donne guadagnano il 31,1% in meno degli uomini) e anche la nazione con il minor tasso di natalità al mondo. Dagli anni Sessanta la Corea del Sud ha registrato una forte crescita economica che ha portato il paese ad essere la quarta economia asiatica dopo Cina, Giappone e India, e per le fonti FMI, la decima potenza economica mondiale. Non si tratta dunque di un paese poco sviluppato dal punto di vista economico e produttivo, ed è per questo che sorprende l’arretratezza in fatto di diritti di una realtà che sulla carta non dovrebbe essere tale.
Gli uomini coreani non hanno paura a definirsi anti-femministi, e lo fanno con fierezza. Il sessismo diffuso è reso palese anche dalla cultura del dating coreano: è tutto estremamente tradizionale, ci si fidanza subito, conoscendo poco la persona che si ha davanti, e le donne occidentali sono considerate facili e feticizzate. I canoni di bellezza femminili sono rigidissimi ed è molto frequente il ricorso alla chirurgia plastica. L’attuale presidente coreano non crede che il sessismo sia un problema strutturale nel suo paese, ma i casi di femminicidio nel 2023 sono stati 138 e i tentati omicidi 331 (in Italia nello stesso anno sono state registrate 43 vittime, con una popolazione molto simile tra le due Nazioni). Tra il 2013 e il 2018 erano circa 30.000 i casi registrati di filmati non consensuali realizzati con telecamere nascoste e pubblicati online dagli uomini coreani – gli stessi uomini che denunciano la loro situazione, definendola invivibile a causa di una maggiore occupazione femminile, percepita come un fastidioso ostacolo.
Una cultura patriarcale
Addirittura un politico coreano è arrivato ad attribuire la colpa al lavoro femminile per l’aumento dei suicidi maschili avvenuto negli ultimi anni. Le donne sono accusate anche di minacciare la riproduzione della specie con le loro pretese, al punto che il Governo coreano ha lanciato un sito web ufficiale che indica agli uomini dove trovare donne in età fertile. La rabbia è quindi il sentimento predominante in entrambi i sessi.
Questa cultura fortemente patriarcale è stata difesa nel tempo e volutamente tutelata a fini propagandistici dall’attuale Presidente Yoon Suk Yeol. Il “Trump Sud Coreano” (chiamato così dai media d’opposizione) nel 2022 aveva ampiamente vinto le elezioni grazie al voto dei giovani uomini, proprio come il prossimo Presidente degli Stati Uniti ha fatto questo mese. La sua elezione è stato solo il culmine di questa tradizione di violenza e discriminazione nei confronti delle donne. Uno dei punti cardine della campagna elettorale di Yoon Suk Yeol è stata la volontà di abolire il Ministero per l’Eguaglianza di Genere e per la Famiglia, unico organo a difendere le donne vittime di stupri e violenze, poco tutelate dal sistema generale.
Oggi negli Stati Uniti…
Le promesse di Yoo Suk Yeol si avvicinano a quelle di Donald Trump, che il prossimo 20 gennaio si insedierà alla Casa Bianca come 47esimo Presidente degli Stati Uniti, ricoprendo il suo secondo mandato. Promotore dell’abrogazione della sentenza Roe v. Wade della Corte Suprema americana, che permetteva un aborto libero e sicuro, e accusato di molteplici abusi e molestie, lo scorso anno il futuro Presidente è anche stato ritenuto colpevole dal Tribunale di New York di aver violentato la giornalista E. Jean Carroll. Tutto ciò non lo ha fermato dall’essere eleggibile ed eletto alle presidenziali di novembre.
Molte donne americane hanno considerato questa tornata elettorale – che ha visto Trump correre per la Casa Bianca contro l’ex Procuratrice generale della California Kamala Harris – essere un vero e proprio referendum sui propri diritti. Non sorprende, quindi, che dopo la conferma dei risultati schiaccianti in favore di Trump, un gruppo cospicuo di donne stiano pensando di aderire al 4B Movement coreano, con qualcuna che ha dichiarato di farne già parte. Tra le tante troviamo anche volti celebri come l’italo-americana Julia Fox, dichiaratasi celibe da due anni, sin dall’abolizione della sentenza Roe v. Wade. Ed è proprio perchè ci si aspetta un peggioramento immediato della già precaria situazione femminile, che negli Stati Uniti si sta facendo una corsa per accaparrarsi scorte di pillole abortive da tenere in casa (molte hanno una scadenza di quattro anni, proprio come la durata del mandato presidenziale!). È forte il risentimento nei confronti degli uomini, soprattutto i giovani (il 55% dei quali ha votato per Trump), che si stanno continuando a radicalizzare, votando sempre più verso una destra estrema, normalizzando figure come quelle delle Trad-Wives e diffondendo una pioggia acida di misoginia. Le donne sono stufe, e la voglia di far parte di un movimento quale il 4B diventa una scelta comprensibile di protesta verso un mondo sempre più intollerante e violento.