Il 2 agosto del 1980 alle ore 10:25, presso la stazione ferroviaria di Bologna centrale, un attentato uccise 85 persone ferendone altre 200. L’episodio, che prenderà il nome di strage di Bologna, rimarrà nella storia italiana come l’attentato terroristico più grave dal secondo dopoguerra.
La magistratura italiana individuò i colpevoli, tutti militanti di estrema destra appartenenti ai Nuclei Armati Rivoluzionari. I nomi degli attentatori sono: Luigi Ciavardini, Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Gilberto Cavallini in concorso con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi.
Il 2 agosto di quell’anno, nella stazione di Bologna, un ordigno a tempo, nascosto in una valigia, fece esplodere l’edificio causando il crollo dell’ala ovest della stazione. La bomba si trovava nella valigia posta su un tavolino portabagagli situato sotto il muro portante dell’ala Ovest.
Molti cittadini insieme ai vigili del fuoco si attivarono in prima linea per soccorrere le vittime dell’attentato.
Numerosi medici fecero ritorno dalle ferie per soccorrere e ricoverare i pazienti. A causa dell’elevato numero di feriti, i vigili impiegarono anche alcuni autobus, come la linea 37 divenuta poi simbolo della strage insieme all’orologio della stazione fermo alle 10:25.
L’allora presidente della repubblica Sandro Pertini, giunto a Bologna con un elicottero, affermò con le lacrime in viso: “Non ho parole, siamo di fronte all’impresa più criminale che sia avvenuta in Italia”.
A cura di
Saif Jelassi