Il 24 agosto del 79 dopo Cristo, il Vesuvio erutta improvvisamente e la sua lava seppellisce le città di Pompei, Ercolano e Castellammare di Stabia.
La data dell’eruzione del Vesuvio è attestata da una lettera di Plinio il Giovane. Nella variante più attendibile del manoscritto, si legge nonum kal septembres cioè nove giorni prima delle Calende di settembre, data che corrisponde al 24 agosto. Tuttavia, la data è oggetto di dibattito dal momento che alcuni archeologi situerebbero l’eruzione in pieno autunno.
Secondo il racconto di Plinio in una lettera a Tacito, le scosse di terremoto avvenute nei giorni precedenti e la notte stessa dell’eruzione «crebbero talmente da far sembrare che ogni cosa […] si rovesciasse. [Pareva che] il mare si ripiegasse su se stesso, quasi respinto dal tremare della terra. La spiaggia s’era allargata e molti animali marini giacevano sulle sabbie rimaste in secco».
L’evento ha profondamente modificato la morfologia del vulcano e le rovine, rimaste sepolte sotto strati di pomici per secoli, sono state riportate alla luce a partire solo a partire dal 1748.