L’11 agosto 1900 l’Alleanza delle Nazioni inviò truppe a Pechino per sopprimere la ‘Ribellione dei Boxer‘ in Cina.
La ‘Guerra dei Boxer‘ fu un conflitto armato avvenuto in Cina tra il 1899 e il 1901. Il nome “Boxer” si riferiva a una società segreta cinese chiamata ‘Yihetuan‘ (义和团), il cui obiettivo era espellere gli stranieri e le influenze straniere dalla Cina.
I Boxer erano contrari alla crescente presenza straniera e, in particolare, alla diffusione del cristianesimo nel Paese: la presenza del ‘diverso’ era percepita come minaccia alla cultura e alle tradizioni cinesi. Nel 1899, il movimento si diffuse rapidamente nelle province settentrionali, ricevendo anche il sostegno tacito della dinastia Qing, allora al potere.
Gli stranieri, tra cui diplomatici e missionari, furono presi di mira e attaccati dai Boxer. In risposta agli attacchi e col fine di proteggere i propri cittadini e interessi, un’alleanza internazionale di otto nazioni (Austria-Ungheria, Francia, Germania, Giappone, Italia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti) inviò truppe in Cina nel 1900.
Le truppe dell’alleanza straniera, insieme alle truppe imperiali cinesi fedeli alla dinastia Qing, soppressero la rivolta dei Boxer e presero Pechino nel settembre 1900. Dopo la sconfitta, la Cina dovette accettare pesanti indennità di guerra e ulteriori concessioni territoriali agli stranieri, indebolendo ulteriormente la dinastia Qing e provocando cambiamenti significativi nella politica e nella società cinese.
La ‘Guerra dei Boxer‘ rappresentò un momento di tensione e conflitto tra la Cina e le potenze straniere, segnando un capitolo significativo nella storia del Paese e delle relazioni internazionali dell’epoca.