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    L’accordo tra Starmer e Macron per contrastare l’immigrazione irregolare

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    Giovedì 10 luglio, durante la prima visita di Stato del periodo post-Brexit a Londra, il presidente francese Emmanuel Macron e il premier britannico Keir Starmer hanno discusso di un progetto pilota per far fronte a un problema che li accomuna: la migrazione irregolare tra le due nazioni, un fenomeno che causa decine di morti l’anno e contamina le rispettive relazioni politiche. 

    L’ultima visita francese nel Regno Unito risale al 2008, quando Nicolas Sarkozy si era recato a Downing Street per incontrare l’allora Primo Ministro britannico, il laburista Gordon Brown. Tra i punti affrontati in quella sede, la guerra in Afghanistan, la costruzione di centrali atomiche, ma anche le politiche migratorie.

    L’accordo in linea con il manifesto elettorale

    Macron e Starmer sembrano aver raggiunto un accordo: i migranti che arrivano in Inghilterra attraversando la Manica su piccole imbarcazioni “saranno arrestati e mandati indietro in poco tempo verso la Francia”. Sapendo poco dei Laburisti di oggi, si potrebbe pensare che una frase simile possa essere stata difficilmente pronunciata dal loro leader.

    In realtà, tra i punti principali del programma elettorale dei Laburisti c’era proprio il contrasto all’immigrazione irregolare verso il Regno Unito, un elemento fin troppo sovrapponibile nell’approccio al credo degli avversari conservatori. 

    Lo slogan del progetto è “one in, one out”: per ogni migrante rimpatriato dai funzionari britannici, può essere accolto un richiedente asilo, a patto che questo non abbia già precedentemente provato ad accedere illegalmente al Regno Unito e che vi siano legami familiari nel Paese. 

    Le statistiche

    Ma la situazione migratoria è migliorata in un anno di governo di Starmer? Non molto, anzi. Dall’inizio dell’anno, circa ventimila persone hanno attraversato il Canale della Manica, il 56% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nel 2024 hanno seguito la stessa rotta trentasettemila persone, un rialzo pari al 25% rispetto al 2023. Il picco è stato raggiunto nel 2022 con ben quarantacinquemila arrivi sulle coste meridionali inglesi.

    Secondo la bozza di progetto anglo-francese, si riuscirebbero ad espellere dalla Gran Bretagna circa cinquanta persone a settimana. I conservatori, insoddisfatti e sul piede di guerra, hanno sottolineato quanto sia esiguo il numero rispetto a quello degli immigrati. Tra i punti critici sollevati, si tenta tutt’oggi di capire quanto effettivamente questa nuova politica possa agire da deterrente all’immigrazione irregolare, anche nell’eventualità in cui venisse potenziata. 

    Il ruolo francese

    Secondo Starmer, l’impegno europeo per sostenere il progetto e la Francia è essenziale. Dal 2023 il precedente governo conservatore ha stabilito un “rimborso” di quasi 500 milioni di sterline da versare nell’arco di tre anni per aiutare la Francia a pagare gli agenti delle forze dell’ordine, impegnati nel blocco dei migranti. Esiste la possibilità, guardando alle promesse di Starmer, che in futuro il Regno Unito sia disposto ad aumentare tale cifra; finora comunque la spesa è stata poco utile. 

    Attualmente chi arriva per vie traverse nel Regno Unito è praticamente impossibilitato ad ottenere la cittadinanza britannica. In precedenza, i rifugiati potevano richiederla dopo dieci anni di residenza nel Paese; oggi non è più così.

    C’è chi non ce la fa

    Secondo le stime dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (agenzia ONU), nel 2024 sono morte 82 persone nel viaggio che separa le coste francesi da quelle inglesi; dal 2018 le vittime sarebbero 247.

    Coloro che, per cercare migliori condizioni di vita intraprendono questo tipo di viaggio, aumentano sempre più, pur navigando in condizioni estreme, ammassati su piccolissime navi decisamente inadatte alla traversata. A provarci sono soprattutto afghani, siriani, iraniani, vietnamiti ed eritrei, che costituiscono il 61% degli arrivi sulle coste britanniche. 

    Il problema propagandistico

    Sono molti i dubbi che aleggiano attorno all’accordo anglo-francese. Di certo c’è il fatto che, alla base della scelta di Starmer di potenziare le misure anti-migratorie, vi è la questione dei consensi. Nell’ultimo periodo il governo laburista ha raggiunto il punto più basso mai registrato da un moderno governo di sinistra. Attualmente il primo partito in Gran Bretagna, a detta delle statistiche Ipsos, è Reform UK con il 34% dei consensi, ben nove punti percentuali in più rispetto ai Laburisti. 

    Valutando questo scenario, ci si domanda se Starmer stia intraprendendo in extremis tale mossa per salvaguardare l’attuale amministrazione. Tuttavia, esiste la possibilità che la perdita di consensi subita dal Partito Laburista sia indissolubilmente collegata all’aumento di politiche non tradizionalmente progressiste. Tenendo buono quest’ultimo punto, perseguendo la linea sull’immigrazione è probabile che si disincentivi ancora più l’elettorato. 

    Il ruolo dell’Unione Europea

    Ora è il turno della Commissione europea, da cui ci si aspetta un riscontro nei prossimi giorni riguardo al piano di Macron e Starmer. “Il numero crescente di migranti che entrano clandestinamente attraverso la Manica è preoccupante e merita una risposta solida che faccia da deterrente” ha detto il portavoce della Commissione europea per gli Affari interni Markus Lammert, aggiungendo quanto sia importante che l’Unione Europea appoggi “soluzioni compatibili con lo spirito e la legge comunitaria”. 

    A detta di Lammert, Bruxelles “esaminerà le concrete modalità di questa cooperazione con le parti coinvolte”. Non è ancora chiaro come l’accordo bilaterale franco-britannico verrà esaminato da parte della Commissione europea e dei singoli Stati membri.

    La ministra degli Interni britannica Yvette Cooper ha dichiarato che il governo attende che l’Unione Europea approvi il progetto, dal momento che si è tenuto un dialogo con vari ministri dell’interno e altri esecutivi europei. I dettagli del progetto sarebbero stati in cantiere già da ottobre scorso.

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