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    Albania, Croazia e Kosovo: siglata l’intesa per la cooperazione militare

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    Albania, Croazia e Kosovo hanno firmato un accordo militare che segna una svolta storica per la sicurezza nei Balcani. L’alleanza, siglata a Tirana dai ministri della Difesa Piro Vengu (Albania), Ejup Maqedonci (Kosovo) e Ivan Anušić (Croazia), mira a rafforzare la cooperazione militare tra i tre stati, aumentando la stabilità regionale.

    L’intesa è stata accolta positivamente dai cittadini dei tre Paesi, che la vedono come un ulteriore passo per migliorare i rapporti tra albanesi e croati. Attualmente la NATO e l’Unione europea non hanno espresso alcuna considerazione sul punto, e lo stesso vale anche per la Russia, mentre dure critiche sono arrivate da parte della Serbia, preoccupata per un possibile riequilibrio delle forze nei Balcani.  

    Per la prima volta nella storia recente della regione, tre paesi con una visione comune sulla sicurezza e sulla difesa si uniscono in un’alleanza strategica con lo scopo di proteggere i propri interessi e rafforzare la deterrenza contro eventuali minacce esterne. Questo patto non solo tende a voler migliorare ed integrare le rispettive capacità militari, ma apre potenzialmente la strada ad una più ampia cooperazione con altri protagonisti della regione, come la Bulgaria, il Montenegro e Macedonia del Nord.

    Un Nuovo Assetto di Sicurezza per i Balcani  

    L’accordo nasce da un contesto geopolitico balcanico sempre più instabile, in cui la Serbia ha rafforzato la sua posizione militare con il sostegno della Russia e della Cina, mentre il Kosovo ha affrontato numerose tensioni con la comunità serba nel nord del Paese.

    La tempistica non è affatto casuale: da quattro mesi il presidente serbo Aleksandar Vučić deve far fronte a proteste di massa, mentre l’arresto di Dodik, leader separatista, ha alimentato ulteriori critiche da parte dei nazionalisti serbi.

    Sia l’Albania che la Croazia, essendo membri della NATO dal 2009, possiedono già un elevato livello di integrazione nelle strutture di difesa dell’Alleanza Atlantica. Il Kosovo, invece, ha avviato un processo di rafforzamento delle proprie forze armate, con l’obiettivo di aderire alla NATO nel prossimo futuro. La collaborazione nasce per accelerare questo percorso e per permettere a Pristina di sviluppare una solida capacità difensiva.  

    L’aspetto più rilevante dell’accordo è l’impegno a condurre esercitazioni militari congiunte, tese al miglioramento dell’interoperabilità tra i tre corpi armati. L’iniziativa mira anche a rafforzare le capacità dei tre stati nell’affrontare potenziali minacce comuni, come il terrorismo, la criminalità organizzata e la possibile influenza di potenze esterne nella regione.  

    Il malcontento di Belgrado e le risposte di Zagabria e Pristina 

    Non sorprende che la Serbia abbia reagito con preoccupazione all’accordo. Belgrado ha sempre considerato il Kosovo come parte del proprio territorio, vedendo qualsiasi tentativo di rafforzare le sue forze armate come una provocazione diretta. La Serbia ha definito l’intesa come “una minaccia alla stabilità regionale” e come una “provocazione bella e buona”, sostenendo che si tratti di una strategia mirata a isolare il Paese.

    Belgrado ha inoltre richiesto spiegazioni ufficiali ad Albania e Croazia, chiedendo il motivo per cui l’accordo sia stato raggiunto senza alcuna consultazione con la Serbia. A rafforzare le preoccupazioni di quest’ultima sono alcune indiscrezioni riguardo ad un possibile invito alla Bulgaria di aderire all’accordo: se tali prospettive venissero confermate, questo indicherebbe una possibile espansione del patto militare, rafforzando il blocco filo-NATO nei Balcani occidentali e aumentando ulteriormente le tensioni con Belgrado. Questa nuova dinamica potrebbe segnare una frattura ancora più profonda nei rapporti tra Serbia e i suoi vicini, con ripercussioni sulla sicurezza regionale e sulle relazioni diplomatiche all’interno dei Balcani. 

    Non sono mancate però le reazioni di Zagabria e Pristina; infatti, il ministro degli esteri croato Ivan Anušić, ha affermato che “Il tempo in cui la Croazia chiedeva a Belgrado cosa potesse e dovesse fare è finito e non si ripeterà mai più. La Croazia è uno stato indipendente da 35 anni, firmerà dichiarazioni con chi desidera, e la cooperazione con Albania e Kosovo è orientata allo scambio di conoscenze, alla collaborazione nelle industrie militari e al sostegno al percorso euro-atlantico di Albania e Kosovo”. 

    La presidente del Kosovo, Vjosa Osmani, ha risposto alle critiche di Belgrado affermando che “I giorni in cui la Serbia aveva voce in capitolo sono ormai finiti. L’unica vera minaccia alla pace e alla stabilità nella regione proviene dalla Serbia, da nessun altro. È ironico come stati aggressori come Serbia e Russia abbiano una storia di invasioni, attacchi, genocidi e guerre da loro provocate, e tuttavia si descrivano come vittime”.

    Possibili Estensioni dell’Accordo 

    Uno degli sviluppi più interessanti legati a questo accordo è la possibilità che altri paesi dei Balcani possano aderire alla cooperazione militare. I ministri di Albania e Croazia hanno dichiarato che l’accordo è stato accolto positivamente dagli altri stati balcanici, affermando che la Bulgaria ha già mostrato interesse al riguardo. Vengu, il ministro degli esteri dell’Albania, ha inoltre invitato ufficialmente anche Montenegro e Macedonia del Nord ad aderire all’accordo: entrambi i Paesi sono membri della NATO e sono già coinvolti in varie iniziative di sicurezza con Albania, Croazia e Kosovo.

    Nonostante le dichiarazioni dei due ministri della difesa dell’Albania e della Croazia, la Bulgaria non ha rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale, ma il suo ruolo nella regione è strategicamente rilevante. La Bulgaria è membro della NATO dal 2004 e dell’Unione europea dal 2007, ma ha sempre mantenuto una politica estera equilibrata tra le esigenze della NATO e la necessità di mantenere relazioni pragmatiche con la Serbia e gli altri paesi vicini. Una sua eventuale adesione eleverebbe ancor di più la storicità e l’impatto dell’accordo, in quanto nella regione Balcanica la Bulgaria ha il terzo esercito più forte dopo la Grecia e la Romania.

    Il Montenegro negli ultimi anni ha dimostrato di essere ormai sempre più legato alle politiche euroatlantiche. Il paese balcanico, infatti, oltre ad aver aderito alla NATO nel 2017, ha anche riconosciuto il Kosovo: una decisione che nel corso degli anni ha allentato sempre di più i legami di Podgorica con Belgrado.

    Il Paese, soprattutto in questi ultimi anni, ha mantenuto buoni rapporti con Albania e Croazia, e un suo coinvolgimento nell’accordo militare potrebbe rafforzare ulteriormente l’asse pro-occidentale nella regione. 

    La Macedonia del Nord è un altro candidato ideale per entrare nella nuova alleanza. Dopo aver risolto la disputa sul proprio nome con la Grecia, il Paese è entrato nella NATO nel 2020 e ha dimostrato una chiara volontà di integrarsi sempre più nel sistema di difesa occidentale. La sua posizione geografica strategica tra Kosovo, Albania e Bulgaria lo rende un partner fondamentale per garantire la stabilità dell’area. 

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