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    Canada: la complicata questione delle regioni di Quebec e Labrador

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    Il Quebec-Labrador rappresenta una zona geopolitica di altissimo interesse, anche se difficilmente se ne sente parlare sia su testate di divulgazione che su quelle specialistiche. Pur facendo parte di quel mondo “occidentale”, così definito dagli occidentali stessi, in questa zona ancora si vivono forti tensioni tra indigeni, francesi e anglofoni, tutte situazioni, in altre zone dell’America, superate da decenni.

    Breve ricostruzione storica 

    Spesso quando si parla di geopolitica si prendono in considerazione macro-contesti senza però dare la giusta rilevanza a peculiarità locali che rappresentano tutt’altro microcosmo. È questo il caso della penisola del Quebec-Labrador, da millenni abitata da popolazioni autoctone. 

    Fu una zona ampiamente battuta dagli esploratori europei: i Vichinghi vi arrivarono quasi mille anni fa, i pescatori baschi, bretoni e portoghesi la frequentavano già dalla fine del XIV secolo. Tra il 1534 e il 1536 l’esploratore bretone Jacques Cartier fece varie ricognizioni nella zona, inoltre, navigò il fiume che ivi sfociava e avendo raggiunto la foce il giorno di San Lorenzo, lo chiamò Golfe du Saint-Laurent, mentre al fiume diede il nome di Fleuve Saint-Laurent1

    Nei due secoli successivi, la Francia e l’Inghilterra entrarono in contesa per il controllo della costa del Labrador; l’entroterra, invece, geopoliticamente poco strategico, rimase per molto tempo quasi sconosciuto. Tale conflitto giurisdizionale si protrasse per lungo tempo tra la provincia del Quebec, facente parte del Canada dal 1867, e la colonia britannica di Terranova, la quale divenne canadese solo nel 19492. A partire dalla fine del XVIII secolo, i missionari della Moravia iniziarono ad entrare in contatto con gli Inuit del Nord della costa del Labrador e con alcuni gruppi di Innu che vivevano nella medesima zona, è proprio a partire da questo momento che iniziò una forte contaminazione della popolazione autoctona, che per secoli era vissuta isolata dai coloni. 

    È sempre in questo periodo che iniziarono a sorgere insediamenti permanenti lungo le coste Belle Isle. Molti geografi, attratti da quelle zone incontaminate, agli inizi del Novecento contribuirono a far meglio conoscere e cartografare il Labrador interno, tra questi, coloro che lavorarono maggiormente al progetto furono: Leonida Hubbard, Dillon Walace, Mina Hubbard e Väinö Tanner

    Un nuovo assetto della governance

    Uno stravolgimento nella governance di queste zone si ebbe nel 1867, quando il British North America Act stabilì che le province del Canada, della Nova Scotia e del New Brunswick dovessero essere unite in un unico dominio federale, il quale prese il nome di Canada3. In tal caso Quebec e Ontario come stati membri della neo-federazione tornarono ad essere separati. Il Canada ne usciva naturalmente vincitore, ottenendo l’auto-governo e anche una Corona differenziata da quella inglese, pur facendo questa parte della medesima casa dinastica britannica. Alla Gran Bretagna restava però la competenza per quanto concerne politica estera e difesa.

    Il Labrador andò incontro a una divisione giurisdizionale chiara solo con gli inizi del Novecento, quando si iniziarono a sfruttare le enormi risorse boschive. Nel 1927 il Consiglio Privato di Londra andò a chiudere il dibattito sul confine tra il Québec e il Labrador e decise che dovesse essere collocato alla fine della costa del Labrador, andando così a delineare un’area di oltre 300.000 km². L’indipendenza quasi totale il Canada la ottenne solo nel 1931 e nel 1982 terminò ogni ingerenza del Parlamento inglese.

    Gli anni recenti: verso una soluzione

    Le problematiche relative al confine tra Quebec e Labrador, le discriminazioni nei confronti dei nativi e dei francesi, non si sono però risolte con l’indipendenza canadese. Il governo, già dagli inizi del Novecento aveva tentato di mettere fine all’isolamento e alla discriminazione dei francofoni, attraverso una serie di leggi. L’aumento della componente anglosassone dovuto alla grande colonizzazione dell’Ovest generò nuovo disagio. Alcune norme scolastiche sicuramente fecero peggiorare ancor più la situazione, come ad esempio quella del 1912, “Regolamento 17”, che impediva l’insegnamento in francese in tutto l’Ontario4.  

    Ulteriori frizioni si generarono a causa delle due guerre mondiali, poiché i francofoni erano molto restii all’arruolamento rispetto agli anglosassoni. Il problema risiedeva nel fatto che i franco-canadesi non volevano prestare servizio in reparti anglo-canadesi. 

    Le cose iniziarono a cambiare con la fine della Seconda Guerra Mondiale e l’inizio degli anni Sessanta, quando il Quebec attraversò una fase di profondo cambiamento. Dopo la morte di Maurice Duplessis, primo ministro canadese, il Quebec fu pervaso da un processo riformista che condusse alla creazione dello stato sociale e ad una crescente laicizzazione5.

    I movimenti indipendentisti

    Il risveglio del Quebec portò con sé movimenti indipendentisti dell’intera regione. Da questo momento storico in avanti, sino all’estrema contemporaneità, tra alti e bassi, i movimenti indipendentisti e nazionalisti della regione si sono sempre fatti sentire. «Secondo Stéphane Dion tre fattori stanno alla base del secessionismo del Québec: la paura di marginalizzazione rispetto alla maggioranza anglofona (le minoranze francofone fuori dal Québec stanno declinando, almeno in termini relativi)6, la fiducia di poter vivere anche come entità separata, la sensazione di rigetto da parte del resto del corpo nazionale»7

    Nella regione nascono con cadenza regolare nuovi partiti indipendentisti e separatisti. Il primo, nato nel 1968 fu il Parti Québécois (PQ), che già nel 1976 raggiunse il governo della provincia. Nel 1980, tale partito fu grande promotore del referendum secessionista, volendo ottenere la separazione economica dal Canada, mantenendo, però, l’unità economica. Il referendum però fallì e il partito ne uscì distrutto.

    Nel 1995 si volle un nuovo referendum per l’indipendenza completa dal Canada, ma anche questa volta i favorevoli furono solo il 49,6% dei votanti8. Una svolta storica si ebbe però nel 2003 quando l’Assemblea provinciale votò «una risoluzione in cui si afferma lo status di «nazione» per il popolo del Québec, status successivamente riconosciuto, nel 2006, anche dalla Camera dei Comuni del Canada»9.

    Questioni irrisolte 

    L’indipendenza del Quebec ha però portato con sé un vecchio problema, quello relativo al confine tra quest’ultimo e il Labrador. La zona del Quebec maggiormente colpita dalla separazione fu quella settentrionale, così il governo centrale, a partire dal 2008 e con maggiore intensità dal 2011, mise in atto una serie di piani per agevolare una ripartenza economica, soprattutto nel settentrione. 

    Tale politica economica e territoriale (Gouvernement du Québec, 2011) venne rinvigorita nel 2015 (Gouvernement du Québec, 2015), con lo scopo di stimolare lo sviluppo minerario, promuovendo il turismo e «proponendo alcuni interventi per migliorare la vita delle comunità autoctone»10, rimaste fuori dai piani e dai sussidi precedentemente erogati. Il cosiddetto Piano del Nord fu ulteriormente rafforzato negli anni della pandemia Covid-19: solo oggi si iniziano a vedere risultati concreti delle misure adottate. 

    Conclusioni

    La situazione del Quebec resta tuttora precaria con molte questioni ancora da risolvere, in primis quelle relative a una migliore integrazione degli autoctoni, ma anche molte altre a livello strutturale di governance ed economico. La divisione, visti gli attriti storici tra anglo-canadesi e anglo-francesi era probabilmente l’unica strada percorribile.

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    1.  N. Brenner, New State Spaces: Urban Governance and the Rescaling of Statehood, New York, Oxford Press, 2004, p. 351. ↩︎
    2. M. Simard, Il confine tra Quebec e Labrador: Quali effetti sullo sviluppo delle risorse e dele popolazioni del nord?, in Il Polo, LXXIII, n. 3, 2018, pp. 9-29 ↩︎
    3. D. Scalea, Un’introduzione geopolitica al Québec, in Supplemento a Geopolitica, v. III, 2019, p. 43-56. ↩︎
    4.  M. Simard, Il confine tra Quebec e Labrador: Quali effetti sullo sviluppo delle risorse e dele popolazioni del nord?, in Il Polo, LXXIII, n. 3, 2018, pp. 9-29 ↩︎
    5. E. F. Nardocchio, Theatre and Politics in Modern Québec, University of Alberta, Edmonton, 1986, p. 22 ↩︎
    6. S. Dion, The Quebec Challenge to Canadian Unity, “PS: Political Science and Politics”, Vol. 26, n. 1 (Mar., 1993), pp. 38-4 ↩︎
    7. D. Scalea, Un’introduzione geopolitica al Québec, in Supplemento a Geopolitica, v. III, 2019, p. 43-56, cit. p. 49 ↩︎
    8. H. Bakvis and L. G. MacPherson, Quebec Block Voting and the Canadian Electoral System, “Canadian Journal of Political Science / Revue canadienne de science politique”, Vol. 28, n. 4 (Dec., 1995), pp. 659-692 ↩︎
    9. D. Scalea, Un’introduzione geopolitica al Québec, in Supplemento a Geopolitica, v. III, 2019, p. 43-56, cit. p. 5 ↩︎
    10. M. Simard, Il confine tra Quebec e Labrador: Quali effetti sullo sviluppo delle risorse e dele popolazioni del nord?, in Il Polo, LXXIII, n. 3, 2018, pp. 9-29, cit. p. 19 ↩︎

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