In Canada, il Partito Liberale sarà alla guida di un governo di minoranza, dopo aver vinto le elezioni giocate tutte in ottica anti-trumpiana.
I risultati
Nella giornata di ieri, si sono tenute le elezioni per il rinnovo del governo canadese, vinte dal liberale Mark Carney, già Primo Ministro dopo che a gennaio Justin Trudeau aveva dato le dimissioni da Capo di Governo. Carney non è però riuscito totalmente nell’impresa da lui prevista: non ha formato un governo di maggioranza che lo potesse sostenere nella negoziazione con gli Stati Uniti di Donald Trump sui dazi.
I liberali hanno vinto in 168 seggi, i Conservatori in 144. I posti nella Camera dei Comuni canadese sono 343, 172 invece il numero di seggi necessario per ottenere una maggioranza assoluta. Raggiungendo solo la maggioranza relativa, il Partito Liberale di centro-sinistra ha ora il compito di formare il Governo con un partito più piccolo.
Chi è Mark Carney?
A guidare i Liberali nel loro quarto mandato al governo c’è Mark Carney, ex impiegato della Goldman Sachs e poi leader della Banca Centrale canadese; ricoprendo quest’ultimo ruolo, ha aiutato il Paese durante la grande crisi finanziaria del 2008. Ma il curriculum di Carney di certo non finisce qui: nel 2013 è diventato la prima persona non britannica a capo della Banca d’Inghilterra, nata ormai più di 300 anni fa.
La carriera di Carney è stata sfruttata più volte da lui stesso e dal suo partito nel corso della campagna elettorale, sottolineando la sua esperienza nella gestione di crisi economiche globali con la promessa di proseguire a testa alta nella guerra ai dazi statunitensi.
Il rapporto con Trump
Argomento centrale nel dibattito pubblico canadese, la gestione del “problema Trump” è stato anche un tema chiave nel discorso di vittoria del rieletto Primo Ministro. “Trump sta cercando di dividerci, per conquistarci”, queste le parole di Carney seguite dalla promessa di provare con tutte le forze a non farlo accadere, la vecchia relazione d’integrazione con gli Stati Uniti è ora terminata”. Nei prossimi giorni il Primo Ministro dovrebbe incontrare il Presidente degli Stati Uniti per “discutere il futuro delle due nazioni indipendenti e sovrane”. “Se gli Stati Uniti non vogliono più stare in prima linea nella leadership mondiale, il Canada ci sarà”.
Secondo molti, la vittoria liberale è stata possibile grazie a un enorme assist involontario da parte di Trump. Le continue molestie da quando il Presidente degli Stati Uniti si è insediato a gennaio e le minacce di rendere il Canada il cinquantunesimo stato americano sono state ben sfruttate da parte del partito di centrosinistra, considerando che in precedenza si dava per certa la vittoria del Partito Conservatore di Pierre Poilievre.
Il motivo che si celava dietro ai sondaggi – che a un certo punto davano la vittoria in mano al centrodestra con addirittura 27 punti percentuali di vantaggio – era il generale malcontento della popolazione canadese nei confronti della gestione economica perpetrata negli ultimi dieci anni di governo liberale da Justin Trudeau.
I conservatori
Elemento di svantaggio per Poilievre, e il Partito Conservatore in generale, è stato il fatto che molte sue posizioni e molta della sua retorica abbiano imitato quelle di Trump, nonostante quelle canadesi siano state più moderate. I confini più rigidi, i governi più piccoli, e la lotta aperta e spietata al politicamente corretto sono stati punti in comune con il Presidente degli Stati Uniti, ma anche con molti altri leader delle estreme destre mondiali. Il capo dei conservatori ha addirittura adottato come slogan “Canada First”. Pur condividendo molte posizioni conservatrici, una buona parte di canadesi si è rifiutata di votare per Poilievre dopo la sua associazione esplicita con Trump.
L’influenza dei dazi
A marzo, il Presidente degli Stati Uniti ha imposto il 25% di dazi su acciaio, alluminio, macchine e componenti di queste prodotti in Canada, con la promessa di tassare anche il legname e i prodotti dell’industria farmaceutica, agitando il mercato del paese. Carney non ha cercato di addolcire la pillola a riguardo, nemmeno in campagna elettorale, mettendo in guardia i suoi connazionali sul difficile futuro che li aspetta, ma promettendo comunque di tornare a costruire e a produrre beni in Canada, per renderla meno dipendente dagli Stati Uniti: “La mia promessa solenne è quella di battermi per i lavoratori e per le industrie canadesi. Difenderemo la nostra storia, i nostri valori e la nostra sovranità”.
Proprio per questo, tra i prossimi passi del Primo Ministro c’è il rafforzamento del rapporto con i paesi europei. Già a marzo, nel suo primo viaggio ufficiale da Capo del Governo, Carney aveva avuto incontri con i leader francesi e britannici atti a unire ancora di più i Paesi dal punto di vista militare, economico e della sicurezza. Secondo molti esperti, la maggior parte dei canadesi vede Carney come la giusta figura che possa proteggere i loro interessi nell’attuale assetto mondiale.
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