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    Caso Diciotti, continua lo scontro con la magistratura

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    Le decisioni della Corte di Cassazione, al pari di quelle degli altri giudici, possono essere oggetto di critica. Sono invece inaccettabili gli insulti che mettono in discussione la divisione dei poteri su cui si fonda lo Stato di diritto”: così Margherita Cassano, la prima Presidente della Corte di Cassazione, in un comunicato stampa in risposta agli attacchi del centrodestra alla magistratura, arrivati in seguito alla sentenza del caso Diciotti. Il Governo è stato così condannato a risarcire i migranti trattenuti sulla nave della Guardia Costiera per più di dieci giorni.

    La vicenda del caso Diciotti

    Nell’agosto 2018, la nave Diciotti, imbarcazione della Guardia Costiera italiana, soccorse un gruppo di migranti nel Mediterraneo. La nave, in seguito al salvataggio, si recò al largo di Lampedusa, ma rimase bloccata in mare per giorni senza poter attraccare in un porto italiano a causa delle decisioni intraprese dal Governo Conte I, in particolare da Matteo Salvini, leader della Lega e all’epoca Ministro dell’Interno, che aveva adottato una politica di chiusura dei porti. 

    Annullando la sentenza della Corte d’Appello di Roma che non aveva concesso il risarcimento, le sezioni unite della Corte di Cassazione hanno condannato il Governo italiano a risarcire Kefela Mulugeta Gebru, uno dei migranti bloccati sulla nave Diciotti per dieci giorni, rinviando il procedimento a una diversa sezione della stessa Corte che dovrà quantificare il danno da risarcire.

    Dai migranti a bordo della nave erano state promosse in totale 41 cause contro l’Italia, nelle quali si chiedeva alla Presidenza del Consiglio e al Ministero dell’Interno risarcimento danni in sede civile, ma questa di fatto è stata l’unica ad arrivare fino in Cassazione, ottenendo il parere favorevole dei giudici a causa di una “illegittima restrizione” della libertà personale.

    In sede civile, non valutando tanto la lesione del diritto quanto le conseguenze pregiudizievoli, i giudici della Suprema Corte, a mezzo di presunzioni, hanno ritenuto rilevante il danno psicologico causato dalla restrizione della libertà personale, garantita dall’articolo 13 della nostra Costituzione. 

    Le reazioni del Governo Italiano

    “Se di fronte alla Cassazione allestissero un bel campo rom magari qualcuno cambierebbe idea”, ha reagito il Ministro Salvini alla sentenza che ha negato di fatto la natura di atto politico relegata alla decisione presa all’epoca dal Ministro poiché, secondo i giudici, “l’azione del governo, ancorché motivata da ragioni politiche, non può mai ritenersi sottratta al sindacato giurisdizionale quando si ponga al di fuori dei limiti che la Costituzione e la legge gli impongono, soprattutto quando siano in gioco i diritti fondamentali dei cittadini (o stranieri), costituzionalmente tutelati”.

    “Per effetto di questa decisione, il Governo dovrà risarcire, con i soldi dei cittadini italiani onesti che pagano le tasse, persone che hanno tentato di entrare in Italia illegalmente”, ha commentato Giorgia Meloni, aggiungendo poi “non credo siano queste le decisioni che avvicinano i cittadini alle istituzioni e confesso che dover spendere soldi per questo, quando non abbiamo abbastanza risorse per fare tutto quello che sarebbe giusto fare, è molto frustrante”, dimenticandosi delle reali spese intraprese dal Governo in tema migratorio, tra cui i quasi 700 milioni di euro per i centri in Albania ancora non operativi.

    La risposta della magistratura 

    In seguito alle reazioni del Governo, non sono mancate le risposte della magistratura, in particolare della prima presidente della Corte di Cassazione, Margherita Cassano, che ha definito “inaccettabili” gli attacchi dell’esecutivo che mettono in discussione la divisione dei poteri, assodato il fatto che le sentenze restino legittimamente criticabili in uno Stato di diritto.

    Anche l’Associazione Nazionale Magistrati ha difeso la Suprema Corte tramite un comunicato nel quale ha affermato che “ogni volta che una decisione è sgradita, viene collegata ad una valutazione ideologica”, aggiungendo anche “la Giunta dell’Anm non può che ribadire ancora una volta che la separazione dei poteri è un fondamento della civiltà giuridica”, esprimendo così solidarietà ai magistrati della Cassazione coinvolti.

    Conclusioni

    Secondo le toghe l’ennesimo scontro tra magistratura e Governo non fa altro che continuare a minare la divisione dei poteri, principio su cui si dovrebbe basare il nostro assetto costituzionale, in un contesto in cui l’esecutivo sta cercando di indebolire il terzo potere con azioni e reazioni mediatiche mirate.

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