Negli ultimi anni, la Marina Militare della Repubblica Popolare Cinese ha ottimizzato molto la sua crescita: a conferma di ciò, il rapporto del 16 dicembre 2024 del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, che ha evidenziato come tale flotta sia destinata a divenire in breve tempo la più grande al mondo.
La crescita della Marina Cinese e le manovre a doppia portaerei
Nell’ottobre 2024, per la prima volta nella sua storia, la Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione cinese (PLA Navy) ha manovrato insieme i gruppi da battaglia delle sue portaerei, la Liaoning e la Shandong, nel Mar Cinese Meridionale. Tale evento ha rappresentato il coronamento di un importante punto nelle capacità di proiezione marittima della Cina.
Le manovre, che si sono svolte alla fine di ottobre, hanno avuto come obiettivo l’addestramento al combattimento in mare aperto, segnando un potenziamento delle capacità operative della PLA Navy. Sebbene la Cina non utilizzi la terminologia “gruppi da battaglia” come nella NATO, l’esercitazione ha indubbiamente accresciuto la potenza navale della Cina.
La strategia cinese
Le attività svolte nel corso dell’esercitazione, denominate “combat-oriented far-sea training exercise”, si sono concentrate sull’affinamento delle competenze operative della marina cinese. Per Pechino, l’esercizio ha avuto un valore significativo in quanto si inserisce in una strategia marittima più ampia che mira a proteggere le rotte marittime vitali per l’economia cinese, oltre che rafforzare l’influenza di quest’ultima nelle acque internazionali.
Il Mar Cinese Meridionale, rappresentando un punto cruciale per il commercio globale, è stato il terreno d’addestramento ideale per mettere alla prova la capacità di mobilitazione della PLA Navy. Tale evento non rappresenta, però, un caso isolato: negli ultimi mesi, la Cina ha intensificato le proprie manovre marittime.
Durante l’estate 2024, solo per fare un esempio, la Marina cinese ha dispiegato le sue portaerei in tre occasioni nel Pacifico occidentale, consolidando la sua presenza e la sua proiezione di potenza nella regione. Inoltre, nel settembre 2024, Pechino ha visto l’operazione di tre gruppi navali contemporaneamente, con la portaerei Fujian che si stava preparando ad entrare in servizio. Le dimensioni e la frequenza di queste operazioni dimostrano chiaramente l’ambizione crescente di rivendicare una posizione dominante nel dominio marittimo.
Le preoccupazioni internazionali e la risposta di Taiwan
Le manovre navali della Cina hanno suscitato preoccupazioni internazionali, in particolare tra i Paesi vicini, come Taiwan, che vedono queste esercitazioni come una potenziale minaccia. Il Ministro della Difesa taiwanese ha dichiarato che la portata di tali manovre sta diventando sempre più ampia, il che rende difficile distinguere tra addestramento e potenziale preparazione a un conflitto.
Sebbene Taiwan tenda a vedere ogni esercitazione come una preparazione alla guerra, è chiaro che la crescente frequenza delle attività cinesi fa parte di una strategia più ampia che include l’addestramento delle forze armate e la proiezione di potenza.
Questa preoccupazione è condivisa da numerosi analisti, che sottolineano come la Cina stia sempre più normalizzando le sue operazioni navali, non solo per scopi difensivi, ma anche per proiettare il proprio potere marittimo in acque internazionali.
A tutto ciò si aggiunga che gli USA si trovano in una posizione delicata e ambigua. Riconoscono formalmente la Cina come il governo legittimo di tutta la Cina, ma continuano a supportare Taiwan attraverso una politica di “ambiguità strategica”. Pur non riconoscendo ufficialmente l’indipendenza di Taiwan, Washington si impegna a difendere l’isola contro ogni possibile aggressione, come dimostra il Taiwan Relations Act e le continue forniture di armi.
Per gli Stati Uniti, Taiwan è non solo un importante partner commerciale, ma anche un baluardo contro l’espansione della Cina nell’Asia-Pacifico, una regione che ha acquisito una crescente rilevanza geopolitica ed economica. Inoltre, la mossa dei dazi di Trump e il suo ulteriore avvicinamento a Taiwan non sono piaciuti a Pechino. «Se gli Stati Uniti vogliono la guerra, combattere fino alla fine», ha affermato l’Ambasciatore cinese negli Usa.
Il re del chip di Taiwan, Semiconductor Manufacturing Company, ha dichiarato che oltre ai 65 miliardi investiti negli USA ne investirà ulteriori 100. Questa è una chiara mossa di delocalizzazione e di avvicinamento agli USA che porta con sé solo un inasprimento dei rapporti con la Cina.
Prospettive future
I gruppi da battaglia delle portaerei, con il loro potenziale di proiezione di potenza, sono diventati una parte fondamentale della strategia di difesa e di aggressione potenziale della Cina. L’intensificazione di queste manovre, specialmente nel Mar Cinese Meridionale e intorno a Taiwan, ha portato a una situazione in cui le esercitazioni vengono percepite da molti come una preparazione a conflitti futuri.
Se da un lato la Cina giustifica queste operazioni come addestramento ordinario, la comunità internazionale, inclusi gli Stati Uniti e i Paesi alleati di Taiwan, osserva con crescente preoccupazione il rafforzamento delle capacità navali cinesi.
L’espansione delle capacità militari
Il programma di modernizzazione della Marina cinese sotto la guida di Xi Jinping è in pieno svolgimento. La crescente potenza navale della Cina si riflette non solo nel numero di portaerei in servizio, ma anche nella qualità e nelle capacità avanzate delle sue navi. La costruzione e l’ammodernamento della portaerei Fujian rappresentano un passo significativo verso l’eccellenza tecnologica e operativa della PLA Navy.
Questo nuovo gioiello tecnologico, che entrerà in servizio nel 2025, si distingue per l’uso delle catapulte elettromagnetiche (EMALS), un sistema che offre vantaggi cruciali, tra cui la possibilità di lanciare aerei più pesanti e aumentare il numero di sortite per unità di tempo.
La Fujian, con un dislocamento che supera le 80.000 tonnellate, è la portaerei più avanzata mai costruita dalla Cina e rappresenta un netto salto di qualità rispetto alla Liaoning e alla Shandong, le precedenti unità. Con la nuova configurazione CATOBAR, la Cina può ora utilizzare una varietà di aerei da combattimento, inclusi i radar AWACS (KJ-600) e altri velivoli pesanti, il che aumenta notevolmente la capacità di proiezione di potenza e di operazioni combinate. Questo rende la Fujian una risorsa fondamentale per l’integrazione delle forze armate cinesi nel loro complesso, sia sul piano della difesa che della proiezione di potenza.
La modernizzazione della PLA Navy
Anche la crescente capacità di rifornimento logistico della PLA Navy è degna di nota. Il supporto alle operazioni di lunga durata in acque lontane è garantito da navi di supporto avanzate, capaci di rifornire le navi in mare, riducendo la dipendenza dalle basi costiere e aumentando l’autonomia delle operazioni marittime. Questo aspetto è cruciale per le operazioni al di fuori della zona di sicurezza tradizionale della Cina, come nel caso delle missioni nel Golfo di Aden e in altre aree lontane.
La strategia geopolitica marittima della Cina
La crescente potenza marittima della Cina non è una mera risposta a minacce immediate, come nel caso della rivalità con Taiwan, ma è parte di una strategia geopolitica più ampia. Pechino sta cercando di consolidare la propria posizione come potenza marittima globale, proiettando il proprio potere oltre i confini regionali. La Cina, consapevole che la sua crescita economica dipende dalle rotte marittime globali, sta cercando di controllare le principali vie di comunicazione marittima, non solo per difendersi, ma per estendere la propria influenza nelle aree strategiche.
Come affermato da numerosi analisti, tra i quali il generale De Giorgi, la modernizzazione della Marina Cinese rispecchia un impegno strategico volto a proteggere le risorse vitali della nazione, ma anche a rafforzare la sua posizione come potenza globale. Gli interessi cinesi vanno ben oltre il semplice miglioramento delle capacità belliche: Pechino sta cercando di garantire l’accesso alle risorse naturali del Mar Cinese Meridionale e alle rotte marittime vitali, spingendo così la sua influenza nelle acque internazionali.
In particolare, la Cina ha continuato a espandere la sua presenza in importanti porti e basi navali in tutto il mondo, inclusi in Africa, Medio Oriente e Asia. La costruzione di basi logistiche in paesi come il Pakistan, il Bangladesh e il Kenya è parte integrante della strategia cinese di espansione della sua proiezione marittima. L’obiettivo finale è garantire un dominio strategico e un’influenza crescente in tutto l’Indo-Pacifico e oltre.
Le implicazioni geopolitiche e le risposte internazionali
L’espansione della potenza navale cinese ha suscitato preoccupazioni tra le potenze occidentali, in particolare gli Stati Uniti. Nel suo rapporto annuale, il Pentagono ha evidenziato che la Cina sta accelerando il processo di modernizzazione della sua marina, aumentando il numero di navi da guerra e migliorando le capacità operative.
La Cina, con oltre 370 navi, ha superato gli Stati Uniti in termini di numeri, e il suo piano di espansione continua a ricevere attenzione a livello globale. Il rafforzamento della Marina Cinese potrebbe ridisegnare gli equilibri di potere marittimi a livello mondiale; gli Stati Uniti sono quindi chiamati a rispondere a questa crescente minaccia.
Le alleanze internazionali, in particolare con Giappone, India e Australia, stanno cercando di contrastare l’espansione navale cinese, rafforzando la loro cooperazione e sviluppando una “strategia del Quad” per bilanciare la crescente influenza marittima della Cina. Le tensioni nel Mar Cinese Meridionale e attorno a Taiwan sono probabilmente destinati a intensificarsi, con la Cina che continuerà a perseguire la sua ambizione di diventare una potenza marittima globale.
Conclusioni
Nel contesto globale, la diplomazia marittima continuerà a essere uno strumento chiave dell’ascesa cinese, utilizzando la presenza militare per consolidare alleanze e migliorare la sua posizione economica e strategica.
Dall’altra parte, però, questa presenza, in particolare nel Sud America e nel Canale di Panama, sta sempre più allontanando Pechino dagli USA, che intendono la capitale cinese come “l’unico vero nemico”, l’unica superpotenza realmente in grado di mettere gli USA in difficoltà.
20250087