Negli ultimi giorni, la crisi mediorientale fra Israele e Iran ha subito una pericolosa escalation: il 13 giugno, Israele ha lanciato un vasto attacco aereo contro obiettivi nucleari e militari iraniani, compreso il sito di arricchimento dell’uranio a Natanz. L’operazione, ribattezzata “Rising Lion”, ha causato la morte di alti ufficiali delle Guardie Rivoluzionarie e, secondo i media di Teheran, di decine di civili inermi. In risposta, l’Iran ha reagito lanciando missili balistici e oltre cento droni contro il territorio israeliano, causando danni meno significativi rispetto all’attacco israeliano.
In questo clima di forti tensioni, l’Alto rappresentante Ue per gli Esteri Kaja Kallas ha convocato per martedì 17 giugno un Consiglio Affari Esteri straordinario in videoconferenza, con l’obiettivo dichiarato di coordinare gli sforzi diplomatici europei e frenare l’escalation.
Il Consiglio Affari Esteri straordinario
L’incontro lampo fra i ministri degli esteri Ue è stato convocato “alla luce della gravità della situazione in Medio Oriente”. In apertura, Kaja Kallas ha spiegato che il vertice sarebbe servito per uno “scambio di vedute” e per “coordinare le iniziative diplomatiche verso Tel Aviv e Teheran”, ricordando che l’Unione è “fortemente impegnata per la sicurezza regionale” che si costruisce “attraverso la diplomazia e non attraverso l’azione militare”. Dunque, Kallas ha confermato che tutti gli Stati membri concordano sul fatto che l’Iran “non debba mai possedere un’arma nucleare”.
Secondo Kallas, dal momento che i negoziati sul nucleare tra Usa e Iran sono al momento “in stallo”, è necessario un maggiore coinvolgimento europeo per far ripartire il dialogo e prevenire ulteriore escalation. In aggiunta, un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti “porterebbe sicuramente la regione in un conflitto più ampio” e tutto ciò non sarebbe “nell’interesse di nessuno”.
In risposta alle affermazioni di Trump delle scorse ore, Kallas ha escluso la possibile mediazione russa fra Israele e Iran, sottolineando che Vladimir Putin “non è qualcuno che possa parlare di pace”, anche alla luce del sostegno iraniano alla guerra russa in Ucraina.
La posizione italiana
Il vicepremier e ministro degli esteri Antonio Tajani, presente al vertice, ha ribadito la posizione italiana affinché si lavori “per raggiungere un accordo e favorire la ripresa del dialogo tra Iran e Stati Uniti”. Tajani ha confermato che l’Italia è pronta a ospitare altri incontri negoziali fra americani e iraniani e ha rivolto un fermo “no” a qualsiasi arma nucleare nelle mani di Teheran. La Farnesina ha quindi precisato che l’Italia, contraria a misure punitive unilaterali, non vorrebbe sospendere l’accordo di associazione Ue-Israele, così da non limitare alcun canale di dialogo con Tel Aviv.
Le posizioni dei ministri dell’Unione Europea
Nel complesso, i ministri Ue si sono trovati allineati sul contenuto delle richieste di principio: nessuno di loro ha attaccato direttamente le ragioni di Israele o quelle dell’Iran, ma tutti hanno convenuto sulla necessità di evitare l’escalation. In questa ottica, i governi hanno condiviso l’idea di preparare pacchetti diplomatici ed eventualmente sanzioni mirate in caso di nuove violazioni iraniane, come già anticipato nei giorni scorsi, esprimendo preoccupazione per i riflessi più ampi del conflitto, come il blocco dello Stretto di Hormuz, attraverso cui transita un terzo del petrolio mondiale.
Diplomazia e misure operative dell’Unione
Il Consiglio odierno ha confermato che l’UE intende potenziare tutti i canali diplomatici esistenti. Kallas ha insistito sul fatto che la soluzione al dossier nucleare iraniano può venire solo da un accordo negoziato: in particolare, è stata ribadita l’importanza del negoziato tra Washington e Teheran, avviato in Oman e poi sospeso in seguito all’attacco, con la volontà di farvi partecipare attivamente anche i partner europei.
Sul piano pratico, Bruxelles ha già mobilitato risorse di protezione civile e mandato team di esperti per assistere gli Stati membri nell’evacuazione dei cittadini da zone a rischio. Restano poi operative le missioni marittime europee, tra cui l’operazione Aspides nel Mar Rosso, per proteggere il traffico commerciale dagli attacchi dei ribelli Houthi.
Conclusioni
Il summit europeo di oggi si è concluso con un appello congiunto alla moderazione e alla diplomazia, ma senza decisioni militari o pacchetti sanzionatori. Bruxelles si è limitata a confermare che seguirà con attenzione l’evolversi della crisi e che è pronta ad adottare ulteriori misure politiche. Tuttavia, resta da vedere se questo fronte compatto basterà a fermare la spirale di violenza.
L’interrogativo principale è se l’Unione europea riuscirà a tradurre l’unità in atti concreti. Allo stato, come confermato dai comunicati ufficiali, pur contribuendo agli sforzi diplomatici internazionali, Bruxelles non ha prodotto azioni palpabili per impedire che il conflitto fra Israele e Iran sfoci in una guerra più ampia, al contrario di quanto altri attori in gioco hanno dimostrato di poter fare.
20250231