Il Fondo per il contrasto ai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione era una misura temporanea e non strutturale che il Governo, con la Legge di Bilancio 2024, aveva scelto di non rinnovare. Risultò quindi vano il tentativo del Movimento 5 stelle: l’emendamento proposto da Pirro, Mazzella, Patuanelli, Castellone, Damante che prevedeva un aumento del fondo di 10 milioni di euro per il 2024, 15 milioni per il 2025 e 15 milioni per il 2026 è stato bocciato.
La Legge di Bilancio per l’anno 2022, in effetti, aveva contemplato, in attesa dell’aggiornamento dei LEA – Livelli Essenziali di Assistenza – l’istituzione di un Fondo destinato a contrastare i disturbi della nutrizione, stanziando 15 milioni di euro per l’anno 2022 e 10 milioni per l’anno 2023. Dopo le polemiche per i tagli al Fondo, il ministro Orazio Schillaci ne annunciò il rifinanziamento; al momento, il Fondo prevede risorse per circa 10 milioni di euro per tutto il 2025 e i primi sei mesi del 2026, condividendo le spese nella macroarea della salute mentale.
L’essenza dei disturbi del comportamento alimentare
I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono tra i disturbi con il più alto tasso di mortalità, nonché la seconda causa di morte tra gli adolescenti italiani dopo gli incidenti stradali. Solo nel 2022 sono morte 3.158 persone a causa dei disturbi dell’alimentazione, quasi 9 al giorno. Denominati più recentemente disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA), essi costituiscono un insieme eterogeneo di patologie incluse tra i disturbi psichiatrici che, originati da una serie complessa e variegata di fattori, si manifestano anzitutto attraverso una condizione di profondo disagio e di malessere psicologico.
I disturbi del comportamento alimentare sono generalmente connotati da comportamenti alimentari patologici, atti a controllare ossessivamente la variazione del peso e della forma del proprio corpo; più genericamente essi si distinguono come condizioni in cui il rapporto con la propria corporeità appare notevolmente compromesso. Quest’ultimo passaggio, molto spesso, è il risultato di preoccupazioni nei confronti dell’evoluzione corporea che tendono a variare in base al genere.
I casi più frequenti
L’anoressia nervosa rappresenta il disturbo più noto tra i disturbi del comportamento alimentare: si tratta di un disturbo contraddistinto da un’intensa paura di aumentare di peso e da una relazione alterata con il proprio corpo; quest’ultima conduce a gravi restrizioni alimentari o ad altri comportamenti finalizzati al controllo del peso. A differenza della bulimia, l’anoressia nervosa non è caratterizzata dalla frequente presenza di episodi di vomito, come si crede spesso in modo errato. Il vomito autoindotto, associato ad episodi di abbuffate, risulta infatti tipico della bulimia nervosa.
Il “Binge eating disorder” si traduce letteralmente come ‘abbuffata di cibo’ e descrive episodi nei quali si ingeriscono elevate quantità di cibo in un periodo di tempo relativamente ristretto, provando la sensazione di perdere il controllo su ciò che si sta mangiando e sulla quantità. Queste crisi iperfagiche compulsive sono associate ad un significativo disagio psicologico e sono seguite da sensi di colpa e vergogna, i quali frequentemente portano a mangiare in solitudine o in segreto. Le conseguenze psicologiche, insieme alle conseguenze mediche, innescano un notevole deterioramento della qualità della vita di coloro che ne sono affetti. In aggiunta, la costante inquietudine riguardo al giudizio fondato sull’aspetto esteriore rappresenta un elemento sempre presente.
Tra i fattori scatenati, va annoverato l’utilizzo sempre più precoce dei social che, se spropositato, può contribuire all’instaurarsi anticipato di queste problematiche. I bambini, infatti, entrano in contatto con un mondo incentrato sull’estetica che non sono in grado di analizzare in modo critico poiché troppo giovani. Questo fenomeno, cogliendoli impreparati, può contribuire all’insorgere di problematiche attinenti all’alimentazione.
Casi in aumento, prevenzione e cura
Inizialmente, la Legge di Bilancio 2024 non ha provveduto a rifinanziare il Fondo approvato nel 2021 dal governo Draghi tramite un emendamento che conferisce ai Disturbi del Comportamento Alimentare un’autonomia all’interno dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) nell’ottica di una revisione dei LEA stessi, che non è stata successivamente attuata. Si trattava di un fondo ministeriale di 25 milioni di euro distribuiti nell’arco di 2 anni a beneficio di tutte le Regioni, il quale ha permesso di realizzare servizi dedicati in territori dove precedentemente non esistevano e di rafforzare quelli già operativi.
Tuttavia, le Regioni, ad oggi, “hanno impegnato il 59% del finanziamento e speso soltanto il 3% delle risorse“, come riferito dal ministro della Salute Orazio Schillaci. Dopo le polemiche per i tagli al Fondo, lo stesso ministro ne ha annunciato il rifinanziamento. Per quanto riguarda l’esigenza di tali fondi, la richiesta di assistenza da parte della popolazione è inequivocabile: basti considerare che i Disturbi del Comportamento Alimentare interessano una grande porzione della popolazione mondiale, superando i 55 milioni di persone a livello globale, con oltre 3 milioni colpiti in Italia (circa il 5% della popolazione).
Le statistiche mostrano che l’8-10% delle ragazze e lo 0,5-1% dei ragazzi soffrono di disturbi come l’anoressia o la bulimia. L’emergenza pandemica ha avuto un impatto significativo sull’incidenza dei DCA, evidenziando un incremento del 30%. Questo effetto è stato soprattutto evidente nei più giovani, che hanno subito un colpo fino a quattro volte superiore rispetto a quanto avvertito nel periodo pre-Covid. Tale aumento è principalmente attribuibile all’isolamento, alla permanenza obbligatoria in casa, alla chiusura delle scuole e all’annullamento delle attività di coinvolgimento sociale.
I dati regionali del Registro Nominativo delle Cause di Morte (RENCAM) mostrano cifre allarmanti: nel 2022 sono stati riportati complessivamente 3. 158 decessi con diagnosi associata ai Disturbi dell’alimentazione e della nutrizione. La particolare variabilità di tali dati risulta elevata nelle regioni in cui le strutture di cura sono scarse o addirittura assenti. L’età media dei decessi è di 35 anni, segnalando che una percentuale considerevole di questo totale ha un’età inferiore ai 25 anni. L’anoressia nervosa costituisce il 42,3% dei casi di Disturbi del Comportamento Alimentare; segue la bulimia nervosa con il 18,2% e il disturbo da binge eating con il 14,6%.
Nuova proposta per la prevenzione del fenomeno
Nel gennaio 2024 è stata presentata una proposta di legge avente ad oggetto l’introduzione dell’articolo 580 bis c.p. concernente il reato di istigazione al ricorso a pratiche alimentari idonee a provocare l’anoressia o la bulimia, nonché disposizioni in materia di prevenzione e di cura dei disturbi del comportamento alimentare. Questo testo si propone l’obiettivo di attirare l’attenzione sull’anoressia, la bulimia e le altre patologie riguardanti i gravi disturbi del comportamento alimentare, attraverso il loro riconoscimento come malattie sociali, nonché il contrasto di qualsiasi forma di incitamento a comportamenti anoressici o bulimici, sempre più prevalenti nel nostro Paese.
Così facendo, si contrasta la diffusione esponenziale dei siti «pro Ana» (personificazione dell’anoressia) e «pro Mia» (analogo appellativo utilizzato per la bulimia) sulla rete internet. Pro Ana e pro Mia sono, infatti, l’ultima tragica moda emersa negli Stati Uniti d’America, tramite la quale milioni di giovani in tutto il mondo, attraverso siti, blog e chat, incoraggiano e diffondono comportamenti anoressici e bulimici di origine nervosa. È quindi indispensabile intervenire, come recita la nostra Costituzione, che, all’articolo 32, prevede che la Repubblica tuteli la salute come fondamentale diritto dell’individuo.
Disposizioni in materia di disturbi del comportamento alimentare
Inoltre, il testo della nuova disposizione in materia di disturbi del comportamento alimentare, a prima firma di Alberto Balboni, all’articolo 1 riconosce specificamente l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa, il disturbo da alimentazione incontrollata e il disturbo evitante/restrittivo come malattie sociali, fornendo una definizione dettagliata di ciascuna. L’articolo 2 introduce una nuova norma nel codice penale, istituendo il reato di incitamento a pratiche volte a provocare un disturbo del comportamento alimentare; la pena prevista consiste nella reclusione fino a 2 anni, accompagnata da una sanzione amministrativa variabile da 20. 000 a 60. 000 euro. Nel caso in cui il reato venga perpetrato nei confronti di una persona con capacità di difesa limitata, come un individuo al di sotto dei quattordici anni o una persona priva delle capacità di intendere e volere, la pena è elevata fino a 4 anni, con una sanzione amministrativa compresa tra 40. 000 e 150. 000 euro.
È prevista altresì l’attuazione di un piano di interventi gestito dallo Stato attraverso il Servizio Sanitario Nazionale, nonché dalle Regioni e dalle province autonome di Trento e Bolzano, finalizzata alla prevenzione e cura dei disturbi alimentari. Inoltre, in merito al monitoraggio dei siti e dei canali social che diffondono messaggi potenzialmente pericolosi per l’incitamento a comportamenti alimentari disturbati tra i minori, il comma 3 attribuisce al Ministro dell’Interno, in collaborazione con i Ministri della Salute e del Lavoro e delle Politiche Sociali, la responsabilità di definire criteri e modalità, attraverso un decreto da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge, per vietare l’accesso a tali siti, reindirizzando in forma anonima l’utente al portale digitale dedicato.
Fermo restando l’esigenza di trattare attraverso azioni strutturali queste questioni, l’auspicio è quello di essere in grado di offrire alle persone affette da DCA un sistema di prevenzione, sostegno e trattamento sistematico e diffuso, capace di assicurare una presa in carico integrale, nonché punti di accesso disponibili per ogni cittadino del nostro Paese.
Conclusioni
Si stima che attualmente in Italia oltre tre milioni di individui siano affetti da DNA, mentre decine di milioni di giovani e adulti nel mondo contraggono la malattia annualmente. La pandemia ha ulteriormente aggravato la situazione, con un aumento stimato dei casi di almeno il 30-35% e una riduzione dell’età di insorgenza. Attualmente, in Italia, esistono 126 strutture specializzate, di cui 112 pubbliche e 14 private accreditate; una rete insufficiente e con grosse differenze di distribuzione tra Nord, Centro e Sud.
Quella che è in corso è una crisi sanitaria importante, ma la salute mentale dei giovani non può essere sottovalutata e merita un investimento economico concreto. L’assenza di una copertura esaustiva in diverse regioni evidenzia la necessità di rafforzare e coordinare le risorse disponibili, con l’obiettivo di assicurare un supporto adeguato e completo a coloro che si trovano a fronteggiare i disturbi del comportamento alimentare.
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