La Casa Bianca ha raggiunto telefonicamente il Cremlino. Il colloquio di questo pomeriggio, le 10 del mattino per Washington, tra il presidente americano Donald Trump e il presidente russo Vladimir Putin è arrivato puntuale.
Sul tavolo molti temi, dalla guerra in Ucraina alle questioni sanzioni e dazi, ma soprattutto la possibilità di costruire un dialogo più solido con il leader del Cremlino. Trump, infatti, “è sicuramente aperto a un incontro faccia a faccia”, ma un incontro, ha fatto sapere Putin attraverso il portavoce Dmitry Peskov, “non è in questo momento in preparazione”.
Le parole di Trump e Putin
Oltre due ore di colloquio, una telefonata “significativa, franca e molto utile” per il presidente Putin, che ha ringraziato Trump per aver ristabilito un dialogo tra i due Paesi. In risalto c’è stata soprattutto la posizione degli Stati Uniti su un possibile cessate il fuoco, che sarà possibile “solo una volta raggiunti accordi appropriati”, ha fatto sapere il Cremlino, citato dall’agenzia Ria Novosti.
“Russia e Ucraina troveranno dei compromessi, ma è necessario eliminare le cause principali della crisi”, ha proseguito Putin, in collegamento da una scuola di Sochi, sulle rive del mar Nero. “La Russia proporrà ed è pronta a lavorare con la parte ucraina su un memorandum in merito ad un possibile futuro accordo di pace con la definizione di una serie di posizioni”.
Anche il presidente americano Trump ha commentato su Truth il colloquio. “Ho appena concluso due ore di telefonata con Vladimir Putin. Penso sia andata molto bene. La Russia e l’Ucraina inizieranno immediatamente i negoziati per un cessate il fuoco. Ho informato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, il presidente della Francia Emmanuel Macron, la premier italiana Giorgia Meloni, il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il presidente della Finlandia Alexander Stubb”. Nel lungo post dopo il colloquio con il suo omonimo russo, Trump ha sottolineato come “il Vaticano, rappresentato dal Papa, si sia detto interessato a ospitare le trattative”.
Il colloquio di oggi con Putin è il quarto dall’inizio della seconda presidenza Trump. Prima un incontro, il 9 febbraio scorso, non confermato dal Cremlino. Pochi giorni dopo, il 12 febbraio, un’altra telefonata, nel corso della quale cui si discusse proprio di Ucraina. E ancora il 18 marzo, per la terza volta, con l’obiettivo di andare verso una pace solida.
Poco prima dell’incontro, il presidente americano ha raggiunto telefonicamente Zelensky, secondo quanto riporta la Cnn. Quest’ultimo, su Telegram, ha fatto sapere come “l’Ucraina insiste sulla necessità di un cessate il fuoco completo e incondizionato” che “dovrebbe avere una durata sufficiente e prevedere la possibilità di proroga. La nostra offerta, concordata con i partner, è di 30 giorni. L’Ucraina – ha aggiunto Zelensky – non ha paura dei negoziati diretti con la Russia”.
Gli incontri diplomatici
La telefonata tra Trump e Putin arriva in un momento ricco di incontri internazionali, sia di carattere politico che di tipo diplomatico. L’incontro del presidente ucraino Volodymyr Zelensky con il vicepresidente americano JD Vance, insieme al segretario di Stato Marco Rubio, a villa Taverna a Roma; poi la tavola rotonda voluta dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni con la presenza della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e lo stesso Vance a palazzo Chigi. Tutti nella Capitale, in occasione della messa d’insediamento di Papa Leone XIV.
Non sono poi mancati i colloqui, anche in questo caso telefonici, tra alcuni leader europei – Francia e Italia fra questi – con il presidente Trump per discutere del meeting con Putin di oggi. Proprio i leader europei risentiranno Trump nelle prossime ore per sapere cosa è stato detto, portando avanti un’idea comune.
Tra i presenti il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il premier britannico Keir Starmer e il presidente francese Emmanuel Macron. Comprendere le idee di Trump, predisporre ulteriori sanzioni in caso di non collaborazione russa e non dimenticare una richiesta di pace in Ucraina sono i punti centrali da tenere sott’occhio. Senza dimenticare, inoltre, di rendere l’Europa centrale all’interno di queste decisioni.
Non mancano, anche sul fronte europeo, le tensioni. Dopo il vertice di Tirana di venerdì scorso, sono emersi contrasti tra Meloni e Macron sulla questione truppe in Ucraina. “L’Italia ha dichiarato di non essere disponibile a mandare truppe in Ucraina, non avrebbe senso partecipare a format che hanno obiettivi sui quali non siamo disponibili”, ha fatto sapere Meloni. “Non abbiamo parlato di truppe ma di un cessate il fuoco. Di false informazioni bastano quelle russe”, ha prontamente risposto Macron.
Mosca contro Amnesty International
Intanto, sempre oggi, è arrivata la notizia della messa al bando di Amnesty International in Russia. “Indesiderata”, promotrice di attività “russofobiche”, per questo, stando a quanto riporta la Procura generale russa, non gradita. Amnesty International “si presenta come un difensore attivo dei diritti umani in tutto il mondo”, ma in realtà il suo “quartier generale a Londra è un centro per la preparazione di progetti globali russofobi pagati dai complici del regime di Kiev”, aggiunge la Procura russa.
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