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    HomeItaliaRegionali in Toscana: il risiko elettorale nella roccaforte del centrosinistra 

    Regionali in Toscana: il risiko elettorale nella roccaforte del centrosinistra 

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    Con il decreto del 12 agosto, il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha ufficialmente indetto le nuove elezioni, che si terranno il 12 e 13 ottobre prossimo. In campo per la guida di Palazzo Strozzi Sacrati ci sarà lo stesso Giani, candidato con il centrosinistra, contrapposto al sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi, per il centrodestra

    Unità di facciata o coesione reale? Com’è messa la destra in Toscana? 

    «La coalizione, composta da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati, ha indicato in maniera unanime e convinta il nome di Alessandro Tomasi come candidato alla presidenza della Regione Toscana. Alla riunione, che ha sancito la sintesi di un lavoro proficuo avviato da tempo, hanno preso parte il vicecoordinatore regionale di FdI e deputato Francesco Michelotti, il sottosegretario Patrizio La Pietra, il coordinatore della Lega Luca Baroncini, l’eurodeputato Roberto Vannacci, il coordinatore regionale di Forza Italia Marco Stella e il deputato di Noi Moderati Alessandro Colucci col suo vice Luca Briziarelli», recita la nota diffusa dopo il vertice del centrodestra toscano.

    Un fronte compatto, almeno di fronte agli elettori. Ma dietro i bacioni e gli abbracci di rito, affiorano i consueti attriti tipici di ogni tornata elettorale. Un esempio fra tutti? La contesa interna alla Lega. Uno scontro che ha assunto toni accesi tra due figure di peso: l’ex candidata alla presidenza Susanna Ceccardi e il neo eletto vicesegretario nazionale, nonché europarlamentare, Roberto Vannacci. Nello specifico, non si parla solo di divergenze di lista – normali in qualsiasi contesto elettorale e partitico – ma di pesanti accuse di condotta: Ceccardi, infatti, avrebbe puntato il dito contro il generale per atteggiamenti “da caserma” all’interno del Carroccio.

    Una polemica che, oltre a compromettere la stabilità del partito in una regione storicamente ostica per il centrodestra, rischia di minare la stessa solidità della coalizione, ritrovandosi a “citofonare” al portone del leader di Azione, Carlo Calenda, il quale ha deciso di defilarsi dall’alleanza col centrosinistra. 

    Giani è davvero una garanzia?

    Si potrebbe quindi ritenere che per i partiti “rossi” la Toscana rappresenti ancora un facile bottino, ma negli ultimi anni la destra ha guadagnato terreno, mentre le tensioni interne al centrosinistra hanno reso più complessi gli equilibri e i compromessi di coalizione con i liberali. 

    Eugenio Giani, attuale presidente della Regione, resta una figura di riferimento per il sistema politico toscano. I sondaggi dello scorso luglio lo davano in vantaggio, con un indice di gradimento in crescita da quando ha le redini della Regione. Eppure, la sua ricandidatura non è stata priva di dubbi: fin dall’inizio, nel Partito Democratico non sono mancati punti interrogativi sull’attuale Presidente. 

    Il motivo ufficiale, dichiarato da alcuni esponenti del centrosinistra, è che Giani non sarebbe sufficientemente progressista per impersonare la sfida riformista dei successivi cinque anni. Una posizione che mostra due realtà ben evidenti: da un lato, il timore che un possibile candidato alternativo debba affrontare una campagna espressamente difensiva, basata sulle fragilità di Giani; dall’altro, la difficoltà del PD – e più in generale della coalizione – di individuare un nuovo leader capace di competere. Dunque, una concreta mancanza di strategia poltica. 

    Alla fine, però, la scelta è caduta nuovamente su Giani, alla guida di una alleanza che riunisce Partito Democratico, Alleanza Verdi e Sinistra, Italia Viva e Movimento 5 Stelle. Ed è proprio la presenza dei pentastellati e di un programma giudicato “eccessivamente ideologizzato” – almeno secondo Carlo Calenda – a determinare l’uscita di scena di Azione. Una decisione maturata anche per ragioni di posizionamento, legate a misure come l’ipotesi di un reddito di cittadinanza regionale e l’opposizione al rigassificatore di Piombino

    Quale sarà, dunque, il volto del nuovo Consiglio Regionale?

    Secondo l’ultimo sondaggio Emg per Toscana TV, il governatore uscente mantiene un vantaggio di circa 21 punti percentuali sullo sfidante Alessandro Tomasi. In base a queste proiezioni, la distribuzione dei seggi potrebbe assumere la seguente configurazione: 9 posti a Fratelli d’Italia, 2 alla lista civica e 5 da contendere tra Forza Italia e Lega, per un totale di 16 consiglieri al centrodestra. Uno schieramento destinato, con ogni probabilità, a occupare integralmente i banchi dell’opposizione.

    Sul fronte opposto, il centrosinistra consoliderebbe la propria leadership, con il Partito Democratico in testa a quota 16 seggi, seguito da 3 posti per Alleanza Verdi e Sinistra e 3 per Italia Viva, mentre al Movimento 5 Stelle spetterebbero due poltrone in posizione minoritaria.

    20250324

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