Pochi giorni fa a Bologna degli sgomberi eseguiti dai Carabinieri, entrati in due appartamenti in tenuta antisommossa, hanno acceso molte polemiche.
Tanto si è parlato di diritto alla casa e di tutela della proprietà privata: è così che l’emergenza abitativa è tornata dopo anni al centro del dibattito pubblico.
I FATTI
Sono diventati virali i video postati sui social che riprendono uno sgombero avvenuto il 23 Ottobre scorso in Via Michelino, a Nord-est di Bologna.
Gli agenti dei Carabinieri sono infatti entrati – in tenuta antisommossa – nell’appartamento in cui doveva essere eseguito uno sfratto, da un muro dell’abitazione, sfondato dal proprietario a martellate. All’interno della casa si trovava una famiglia, peraltro con bambini.
Una cosa simile è avvenuta in un altro appartamento dello stesso stabile, dove però i carabinieri sono entrati forzando la porta d’ingresso.
Ma come siamo arrivati a questo punto? Gli appartamenti erano stati affittati a due famiglie straniere ma nel Dicembre 2022 la proprietà avrebbe notificato la disdetta dei contratti, con scadenze rispettivamente per Novembre 2023 e Settembre 2024.
Gli inquilini non avrebbero però voluto abbandonare l’immobile nonostante le svariate richieste dell’ufficiale giudiziario – tre in un caso e sette nell’altro – per il rilascio spontaneo degli immobili.
Lo sfratto, da quanto si apprende, non è legato a morosità: le famiglie pagavano regolarmente gli affitti ma la proprietà avrebbe da tempo deciso di convertire i locali per affitti brevi, versione però smentita dall’avvocato dei proprietari.
Da qui si arriva a giovedì scorso, una giornata di alta tensione. Viene ordinato lo sgombero degli appartamenti, ma alcuni attivisti arrivano in via Michelino per sostenere gli occupanti. Interviene allora la polizia in supporto e da qui gli scontri, fuori dal palazzo, tra polizia e manifestanti, di cui uno è rimasto ferito lievemente alla testa, mentre all’interno si eseguivano gli sgomberi.
I DATI
Una storia che certamente colpisce, ma che è solo l’ultimo tassello di un problema più ampio, rimasto da sempre sottotraccia nel dibattito pubblico, ma che da molti anni rappresenta una vera e propria piaga per il nostro Paese: l’emergenza abitativa.
In Italia tra il 2015 e il 2024 il costo degli immobili è aumentato del 12%: tanto, ma comunque meno della media europea, che si attesta al 53%.
Secondo l’ISTAT nel nostro Paese ci sono circa 100.000 persone tra senza fissa dimora e senza tetto, di cui il 38% stranieri.
Eppure, come riporta il Corriere della Sera, le case vuote in Italia sono 9,7 milioni: Milano e provincia 12,4%, Roma 14,8%, Napoli 19,3%, Torino 23,3%. Il record è a Reggio Calabria, con il 40,2% di case sfitte.
Oltre a questo, scarseggiano gli alloggi sociali: 2,6% del totale e 19,6% degli affitti.
Insomma, tante case vuote ma troppo costose e con proprietari restii ad affittare, fondamentalmente per timore di incorrere in inquilini morosi che non liberano l’immobile.
Inoltre, il boom degli affitti brevi, molto più redditizi di un normale affitto e per questo aumentati del 40% tra il 2021 e il 2024, ha dato manforte al divampare di una vera e propria emergenza abitativa.
Le persone faticano a comprare una casa o ad andare anche solo in affitto, lo dimostra il fatto che in Italia i giovani lasciano in media la casa dei genitori a 30 anni. Siamo ben sopra alla media europea, 26 anni, e secondi solo alla Croazia, 31 anni.
LE PROPOSTE DELLA POLITICA
Si era tornati a parlare di emergenza abitativa al Forum di Rimini, quando la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva annunciato un piano casa a prezzo calmierato per le giovani coppie. Ad oggi però ancora nulla si è visto: nessun riferimento al piano casa è stato infatti inserito nella legge di bilancio 2026.
Dall’altra, sono arrivate forti critiche da parte dell’opposizione: Marco Grimaldi, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra denuncia che “In Italia abbiamo 100.000 appartamenti di edilizia pubblica che non vengono assegnati’’ e che ‘’abbiamo più di 7 milioni di case che risultano sfitte, di cui 3 affittate in nero”.
La stessa Unione europea, vista la dimensione interstatale del problema, è intervenuta sul tema, riconoscendo l’accesso ad un alloggio adeguato come un diritto umano fondamentale, nominando -per la prima volta- un commissario responsabile dell’edilizia abitativa (Dan Jørgensen) e istituendo una Commissione parlamentare ad hoc per risolvere la crisi degli alloggi, presieduta dall’europarlamentare del PD Irene Tinagli.
Trovare un equilibrio
Quello dell’emergenza abitativa è una vera e propria bomba sociale, fonte di situazioni difficilissime che spesso sono le forze di polizia a dover gestire.
Il diritto alla casa e diritto alla proprietà privata, entrambi riconosciuti nel nostro ordinamento, non sono incompatibili.
Trovare un equilibrio sta alla politica.
20250413

