Endrit Shabani, attivista, accademico e politico albanese. Con una lunga carriera nell’attivismo civico, Shabani è una delle voci più importanti per la riforma democratica e la partecipazione civica in Albania.
Fondatore del movimento “Nisma Thurje”, Shabani promuove la trasparenza, la responsabilità e il rafforzamento del coinvolgimento dei cittadini nei processi decisionali. In questa intervista, discuteremo della sua visione per il futuro dell’Albania e delle sfide di una politica più aperta e rappresentativa.
Come si presenta politicamente l’iniziativa Nisma Thurje e quali sono i suoi riferimenti ideologici e politici?
Nisma Thurje è un’organizzazione politica di giovani professionisti che desiderano vivere in un paese con dei valori europei. Siamo una piattaforma anti-corruzione, poiché riteniamo che essa stia ostacolando il progresso dei giovani in Albania e riducendo ogni giorno di più la classe media.
Per quanto riguarda l’ideologia, crediamo che l’Albania non sia stata derubata perché qualcuno fosse di sinistra o di destra, ma perché coloro che l’hanno governata sono stati molto irresponsabili e per nulla patriottici. Tuttavia, siamo decisamente contrari alla vendita delle risorse nazionali e allo sfruttamento senza criterio delle risorse naturali da parte di un piccolo gruppo di clienti del governo, che dominano l’economia e la politica in Albania.
Ideologicamente, crediamo in un capitalismo progressista, un modello che non consenta la concentrazione del capitale in poche mani, ma che garantisca una concorrenza leale e pari opportunità per ogni giovane, indipendentemente dalla famiglia di provenienza.
Da tre decadi, l’Albania soffre a causa di un capitalismo selvaggio, senza regole, dove il mercato è controllato dal potere di un pugno di oligarchi, distruggendo le opportunità per gli imprenditori onesti e aumentando la disuguaglianza. Perciò, vogliamo riformare lo Stato e il mercato, poiché temiamo che la delusione della “democrazia” di questi anni possa rendere le persone nostalgiche per la dittatura comunista che i nostri genitori hanno sofferto.
L’Albania ha un tasso di fertilità di 1,37. Quali misure adotterebbe per incentivare l’aumento di questa statistica?
L’Albania si sta svuotando non perché gli albanesi non vogliano avere figli, ma perché non vedono un futuro nel loro paese. È sufficiente osservare che statisticamente nascono più bambini con cittadinanza albanese nella diaspora che in Albania. Questo dimostra che, dal punto di vista sociologico, gli albanesi vogliono avere figli, ma l’incertezza finanziaria e sociale li spinge a posticipare questa decisione o ad avere meno figli di quanto preferirebbero. Inoltre, questa incertezza, unita alle paghe basse, all’alto costo della vita e alla qualità dei servizi pubblici ha costretto molti giovani ad emigrare.
Il nostro obiettivo è quello di offrire ai giovani prospettive e sicurezza qui, nel loro paese, attraverso interventi legislativi in Parlamento. La nostra visione è quella di un’Albania in cui una coppia giovane possa acquistare una casa con 10 anni di lavoro e in cui ogni famiglia viva a non più di 10 minuti da un parco, una scuola e un centro sanitario o sociale.
Siamo convinti che se spezziamo i monopoli del mercato, garantiamo un ricambio di élite in ogni settore pubblico e combattiamo il nepotismo, le raccomandazioni e il favoritismo, riusciremo a riportare i giovani a casa e a riunire le famiglie albanesi.
Avete dichiarato che il vostro movimento rappresenta “il partito della classe media”. Perché ritenete essenziale concentrarvi su questa fascia sociale?
La classe media è la colonna portante di ogni società sviluppata. Ciò che è accaduto in Albania è che sono stati enfatizzati i due estremi. In Albania, basta osservare le auto nel quartiere Blloku, – quartiere più trend e famoso di Tirana – e capire che qui si trovano alcune delle persone più ricche del mondo. Poi, viaggiando solo 15 minuti fuori dal centro, sembra di viaggiare nel tempo, con quartieri poveri dove vivono le persone più povere d’Europa. Questa disuguaglianza estrema è il risultato di politiche che hanno sistematicamente indebolito la classe media, costringendo molte persone a emigrare o a perdere la possibilità di progredire economicamente.
Vogliamo risollevare la classe media attraverso tre interventi. Il primo, con una tassazione equa, tassando di più il capitale e meno il lavoro. Il secondo, controllando il costo delle abitazioni, in modo che le case siano accessibili per i giovani professionisti. Il terzo, combattendo il nepotismo e il clientelismo nel mercato del lavoro, un cancro che ha ucciso la meritocrazia, la concorrenza e la qualità dei servizi in Albania.
Qual è la sua visione sulle disuguaglianze economiche e come pensa di ridurle senza danneggiare la concorrenza?
Il capitalismo albanese non si basa sulla concorrenza, ma sulla presa di potere tramite i monopoli e il successivo mantenimento dello Stato. Di conseguenza, solo combattendo il controllo esclusivo di poche persone e stimolando la concorrenza possiamo combattere la disuguaglianza estrema che esiste oggi in Albania.
Tuttavia, bisogna minimizzare i probabili effetti negativi legati a una possibile disuguaglianza che una concorrenza di libero mercato leale può causare. Per questo, abbiamo bisogno di un capitalismo progressista, che si fondi su uno stato forte, in grado di investire nell’istruzione e nella qualificazione della forza lavoro. Per fare ciò, abbiamo bisogno di un sistema fiscale che tassi di più coloro che traggono maggiori benefici dalla società, e coloro che traggono profitto passivamente dalla ricchezza.
Siete vicini a un accordo con Lapaj, leader del movimento “Shqiperia Behet”?
Stiamo lavorando per formare una coalizione ampia di forze nuove, basata su alcuni principi, come il supporto alla giustizia riformata, la competizione con liste aperte e il rifiuto di collaborare con il trio Rama-Berisha-Meta, che ha portato l’Albania a questa situazione.1
Quali misure prendereste per riformare il sistema educativo?
L’istruzione in Albania soffre le conseguenze di un modello politico in cui i ministri vedono le scuole come un mezzo per ottenere voti e denaro. Prima di tutto, democratizzeremo le scuole, rimuovendo il diritto del ministero di nominare insegnanti e direttori e trasferendo questo diritto alla comunità dei genitori, che si preoccupano più dei loro figli di quanto non faccia il ministro.
Inoltre, l’Albania ha bisogno di università che preparano professionisti per il mercato del lavoro albanese, non emigranti con diplomi. Attualmente, la cattura del mercato influisce anche sulla prospettiva degli studenti, e di conseguenza sul loro interesse per l’università. Se il mercato è competitivo, le aziende cercano i professionisti migliori, ma investono anche nella ricerca scientifica e nell’innovazione, rendendo interessante l’investimento nell’istruzione superiore. Pertanto, l’intervento per rompere i monopoli del mercato avrà un impatto anche sull’istruzione superiore.
In secondo luogo, ci assicureremo che le università siano gestite democraticamente. A tal fine, richiederemo l’introduzione di limiti legali ai mandati per i dirigenti delle università pubbliche, garantendo il ricambio delle élite universitarie. Introdurremo una classifica nazionale delle istituzioni di istruzione superiore, basata sugli stessi indicatori utilizzati per classificare le università nel mondo.
Creeremo un fondo pubblico per borse di studio e prestiti studenteschi senza interesse. Queste borse o prestiti potranno essere utilizzati liberamente dallo studente, mettendo le università in una competizione ancora più alta per gli studenti migliori. Senza un’istruzione superiore sana, l’Albania non avrà un futuro sicuro, perché lì si formeranno i medici che ci cureranno negli ospedali, gli ingegneri che costruiranno le abitazioni, e gli agenti di polizia, i pubblici ministeri e i giudici che proteggeranno la nostra vita e la nostra proprietà.
Cosa pensa dell’accordo tra Rama e Meloni?
Si tratta di un accordo sospetto che non onora né l’Albania né l’Italia. Si è creato un scenario problematico sia dal punto di vista legale che morale. Alcuni migranti, che hanno rischiato la vita attraversando il mare in cerca di una vita migliore, saranno detenuti in un carcere circondato da fili spinati, pur non avendo commesso alcun crimine.
Inoltre, vivranno in un territorio gestito dalle autorità italiane, sebbene le leggi italiane non possano essere applicate. Sono convinto che un simile accordo non sia affatto umano, e sia fatto esclusivamente per gli interessi politici di Rama e Meloni, e non per il benessere degli albanesi o degli italiani.
Qual è la tua posizione riguardo il Welfare State? Deve essere ampliato o riformato?
Attualmente, il Welfare State in Albania si presenta in una forma molto limitata, dove le sue responsabilità sono principalmente assunte dai figli che lavorano, soprattutto quelli che sono all’estero, e che si prendono cura dei genitori anziani. Questo mostra che l’Albania ha bisogno di uno stato più forte che possa sostenere chi è in difficoltà, riformando ed ampliando i servizi sociali.
Il Welfare State dovrebbe garantire che ogni albanese abbia accesso a servizi sanitari pubblici, gratuiti e di qualità, e realizzare una riforma profonda del sistema di assicurazioni sanitarie. Inoltre, l’Albania ha la possibilità di offrire pensioni dignitose, stabilendo un minimo vitale per ogni individuo tramite legge. Inoltre, lo stato potrebbe garantire occupazione per i giovani, offrendo loro opportunità di integrarsi nel mercato del lavoro attraverso un programma di sostegno con salario minimo per i primi sei mesi dopo la laurea.
Inoltre, non penso che dovremmo incoraggiare uno stile di vita passivo, ma è fondamentale che i giovani abbiano opportunità di integrarsi nel mercato del lavoro e di contribuire per se stessi, per le loro famiglie e per il paese.
L’Albania ha le possibilità di creare uno stato del benessere che dia priorità allo sviluppo di ogni strato della società, non solo di un gruppo ristretto di ricchi. Questo può essere realizzato attraverso un governo che crea opportunità per tutti e che serve il bene delle persone, non solo di un’élite ricca. Per fare ciò, è necessario un impegno forte dei cittadini onesti e una nuova visione, come quella che propone Nisma Thurje.
20250182
- Il movimento “Shqipëria Bëhet” e “Nisma Thurje” hanno ufficialmente formato una coalizione per le elezioni dell’11 maggio 2025. ↩︎