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    Dal cielo ai social: l’Europa è già in guerra?

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    Cyberattacchi, campagne di disinformazione, droni e jet nei cieli europei e spettacolari esercitazioni militari proiettate verso l’Occidente. Tutto questo rappresenta solo una parte della strategia che Mosca applica per destabilizzare i propri avversari, compresi noi europei.

    Negli ultimi giorni un susseguirsi di titoli sensazionalistici e dichiarazioni allarmanti hanno evocato spettri passati e paure future, come quella di una Terza guerra mondiale, che sembra ora avere addirittura una data certa di inizio: il 3 novembre.

    Questo timore è la risposta alla domanda su quale sia l’obiettivo di queste azioni: generare confusione e indebolire la coesione politica interna degli Stati avversari fa parte di una guerra che stiamo già combattendo senza saperlo: una guerra ibrida la cui caratteristica principale è il superamento della distinzione netta tra guerra e pace.

    Esercitazioni e droni: dimostrazioni di forza

    Lo si vede bene osservando quello che accade da settimane in Europa. I droni che hanno violato, tra il 9 e l’11 settembre, gli spazi aerei di Polonia e Romania sono il primo atto di una serie di azioni che hanno messo in allarme governi e opinione pubblica. A dirlo con chiarezza è la Premier danese Mette Frederiksen: “L’Europa si trova nella situazione più pericolosa dalla Seconda Guerra Mondiale”.

    Agli sconfinamenti si aggiunge la maxi esercitazione militare “Zapad2025” – ovvero “Occidente2025” – in cui Russia e Bielorussia, congiuntamente, hanno schierato carri armati e uomini lungo i confini, mandando un chiaro segnale a Bruxelles

    Privi di esplosivo e rudimentali nella costruzione, questi droni non rappresentano una minaccia diretta. Come osserva il Generale Fernando Giancotti, il loro scopo è politico e psicologico: serve a dimostrare che Mosca può entrare in Europa a suo piacimento generando caos e timore.

    La risposta NATO non si è fatta attendere: su richiesta dell’Estonia, che ha invocato l’Articolo 4 del Trattato, l’Alleanza si è riunita in consultazione per far fronte a quella che ritiene una minaccia diretta. NATO e UE si trovano ora a riesaminare le proprie strategie di difesa messe alla prova dal Cremlino che il 19 settembre è andato oltre i droni quando tre MiG-31, aerei da combattimento, hanno violato lo spazio aereo estone per circa dodici minuti, la più lunga incursione finora registrata.

    Ma questi non sono casi isolati: già dal conflitto in Georgia del 2008, fino all’invasione dell’Ucraina, la Russia utilizza sistematicamente una combinazione di strumenti convenzionali e ibridi per ottenere vantaggi strategici senza dichiarare guerra formale.

    (Dis)informazione come arma

    In un’era dominata dai social, anche la guerra si adatta e la disinformazione diviene un’arma a tutti gli effetti, forse una delle più importanti. Propaganda, manipolazione sui social network e cyberattacchi mirano a minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e a dividere le società occidentali che già sono sempre più spaccate politicamente ed economicamente.

    Il progetto europeo EUvsDisinfo, attivo dal 2015, ha documentato numerose campagne di disinformazione russa: dal conflitto in Ucraina alla pandemia di Covid-19, fino alle recenti elezioni europee dove si sono registrate le maggiori interferenze.

    Lo stesso Parlamento europeo denuncia ingerenze sistematiche del Cremlino: disinformazione, corruzione, finanziamenti occulti a politici europei che, nei mesi scorsi, hanno portato a diversi arresti in tutta Europa.

    I dati ci dicono che le operazioni di manipolazione dell’informazione da parte di potenze come la Russia crescono sempre più a sostegno del fatto che lo spazio informativo – fatto di news, social, sondaggi e articoli che non di rado troviamo in rete – è a tutti gli effetti un vero spazio bellico. 

    Terza guerra mondiale preannunciata

    Come se non bastasse, a rendere tutto ancora più complesso è la fragilità e la vulnerabilità che le nostre società dimostrano dinanzi alle narrazioni catastrofiche che prendono piede, come in un telefono senza fili di migliaia di persone, attraverso i social – anche senza l’intervento della Russia. 

    Lo dimostra chiaramente il recente caso dell’ex generale Nato Richard Shirreff, che in questi giorni agita i social network, nei quali si è diffusa a macchia d’olio la profezia secondo la quale il 3 novembre 2025 sarebbe destinata a scoppiare la Terza guerra mondiale. La causa? Un’intervista nella quale l’ex generale Nato descrive, come puro esercizio strategico, un’analisi ipotetica di un improvviso attacco russo ai Paesi baltici.

    Da allora, countdown apocalittici e video catastrofici girano in rete, alimentati da profezie che, mischiandosi alle azioni russe delle scorse settimane, creano un cocktail narrativo esplosivo.

    Una minaccia silenziosa per l’Europa

    Mosca – e non solo, sia chiaro – ha capito bene che le guerre moderne non possono più essere limitate al “semplice” uso della forza in termini classici ma devono comprendere una combinazione di strumenti militari e non militari. E tra questi, il ruolo psicologico e informativo, divengono fondamentali.

    Se da una parte la terza guerra mondiale sembra al momento ancora essere lontana da noi, una guerra più velata – ma che non per questo deve essere sottovalutata – si sta già giocando dentro le nostre stesse democrazie, combattuta con fake news, cyberattacchi e dimostrazioni di forza calibrate come la violazione dello spazio sovrano europeo.La domanda sorge spontanea: l’Europa saprà riconoscere la natura di questa sfida e rafforzare la propria resilienza prima che sia troppo tardi?

    20250373

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