Dopo meno di due anni dalla sua uscita dai grandi progetti petroliferi iracheni, una tra le più grandi compagnie petrolifere mondiali, ExxonMobil, sta considerando un rientro strategico in Iraq.
Le discussioni attuali vertono sullo sviluppo del giacimento petrolifero di Majnoon, uno dei maggiori e più produttivi del Paese, segnando un possibile punto di svolta per il settore upstream iracheno e per l’intero scenario energetico mediorientale nel 2025.
Il contesto del rientro
ExxonMobil aveva lasciato l’Iraq poco meno di due anni fa in un contesto caratterizzato da accordi fiscali sfavorevoli e complicazioni contrattuali. La maggior parte delle compagnie occidentali, tra cui Shell e Occidental, avevano fatto lo stesso, cedendo il passo a operatori più piccoli, spesso cinesi.
Tuttavia, il recente Heads of Agreement firmato l’8 ottobre tra ExxonMobil e il governo iracheno indica una nuova stagione di collaborazione per rilanciare la produzione petrolifera in Iraq, concentrando gli sforzi sul giacimento Majnoon, situato nella regione di Basra.
Il primo ministro iracheno, Mohammed Shia’ al-Sudani, ha sottolineato la volontà del governo di collaborare con grandi compagnie internazionali per operare nei campi chiave come Majnoon, e di attrarre nuovi investimenti soprattutto nei progetti energetici legati al gas naturale.
L’importanza strategica di Majnoon
Majnoon è uno dei più grandi campi petroliferi iracheni, con una capacità produttiva di circa 450.000 barili al giorno, non ancora pienamente sfruttata. La produzione era crollata negli ultimi anni a causa dei tagli dell’OPEC e di difficoltà operative, ma recentemente è risalita a circa 170.000 barili al giorno, ancora molto sotto il potenziale teorico del giacimento.
Il ritorno di ExxonMobil potrebbe rappresentare un punto di svolta per aumentare la produttività di Majnoon e ampliarne le infrastrutture esistenti. Si parla di un accordo che potrebbe andare oltre il solo sviluppo petrolifero, includendo l’espansione delle capacità di stoccaggio e dei terminali di esportazione, come l’oil depot Fao (il principale terminal di stoccaggio e esportazione di greggio situato nella zona di Fao, vicino a Bassora, nel sud dell’Iraq), attualmente sottodimensionato rispetto alle esigenze di esportazione dell’Iraq.
Questi interventi infrastrutturali sono fondamentali per aggirare i colli di bottiglia che finora hanno limitato le esportazioni di greggio iracheno.
Nuovo modello contrattuale e attrattività degli investimenti
Un elemento cruciale per il possibile rientro di ExxonMobil sono le nuove condizioni contrattuali adottate dall’Iraq, che hanno sostituito i vecchi contratti di servizio con modelli più vantaggiosi basati sulla condivisione dei profitti. Questo ha migliorato notevolmente il rapporto rischio-ricompensa per investitori e compagnie internazionali, come dimostra il recente accordo con TotalEnergies per il progetto gas integrato GGIP e la ripresa di BP a Kirkuk.
Il modello di contratto a sviluppo e produzione introduce un meccanismo di recupero dei costi e di profitto variabile legato ai prezzi del petrolio, rendendo gli investimenti più sostenibili e remunerativi nel lungo termine.
Impatti geopolitici e mercato globale
Il rientro di ExxonMobil in Iraq non è solo un fatto economico, ma assume una valenza geopolitica importante. Per l’Iraq significa un rafforzamento del legame con gli Stati Uniti nel settore energetico, in un momento in cui il Paese cerca maggiore stabilità politica e rilancio economico. Il governo di Baghdad sembra puntare su questi accordi per aumentare la propria influenza internazionale e attrarre capitali esteri.
Sul piano del mercato globale del petrolio, l’operazione potrebbe incidere sull’offerta mondiale, in un contesto ancora segnato da tagli volontari alla produzione da parte dell’OPEC e da tensioni geopolitiche in Medio Oriente.
L’espansione della produzione irachena potrebbe contribuire a stabilizzare i prezzi, anche se l’effettiva capacità di incremento dipenderà dall’esito delle trattative e dall’esito delle elezioni parlamentari irachene previste per novembre 2025.
Sfide e prospettive future
Non mancano le difficoltà. Le elezioni parlamentari irachene rappresentano un’incognita per la continuità e la stabilità dei progetti. Inoltre, la complessità degli accordi integrati nel passato ha portato a lunghi stalli e fallimenti, come dimostra il caso del progetto South Iraq Integrated Project (SIIP) con Exxon. Questa volta, le fonti interne indicano che Majnoon sarà la priorità immediata da concludere, con successivo sviluppo delle infrastrutture collegate.
Anche l’integrazione funzionale tra lo sviluppo del campo, la rete di esportazione e le attività di commercializzazione sarà un banco di prova per la riuscita dell’accordo. Le capacità di stoccaggio e le pipeline offshore devono essere potenziate per evitare strozzature e massimizzare il flusso di esportazioni verso i mercati globali.
Il contesto regionale e altri attori energetici
Parallelamente, altre importanti compagnie e stati della regione stanno investendo nel settore energetico mediorientale. Eni ha rilanciato le attività di esplorazione offshore in Libia dopo anni di pausa, mentre QatarEnergy sta espandendo la sua presenza nelle acque egiziane.
Questi sviluppi sottolineano un interesse crescente da parte delle multinazionali per il Medio Oriente e il Nord Africa, in una fase in cui la diversificazione dell’offerta energetica e la sicurezza degli approvvigionamenti sono al centro delle agende internazionali.
L’Iraq, insieme a questi partner, sta inoltre puntando a sviluppare infrastrutture per il gas naturale liquefatto (LNG) con partner statunitensi, per ridurre la dipendenza dalle importazioni iraniane e consolidare la propria autonomia energetica.
Conclusioni
Il possibile ritorno di ExxonMobil in Iraq rappresenta una svolta significativa per il settore energetico mediorientale nel 2025. Oltre a segnare una nuova stagione di investimenti nel paese, questa iniziativa riflette un cambio di paradigma verso modelli contrattuali più efficaci e una maggiore integrazione tra sviluppo upstream e infrastrutture di esportazione.
Tuttavia, le incognite politiche interne, la complessità gestionale dei progetti integrati e il contesto geopolitico regionale continueranno a rappresentare sfide impegnative. Sarà fondamentale il ruolo che il nuovo governo iracheno saprà svolgere dopo le elezioni di novembre per confermare l’interesse e consolidare le partnership internazionali.
Nel frattempo, tutte le attenzioni sono rivolte ai prossimi mesi, in cui si definiranno i dettagli degli accordi e si valuterà l’impatto concreto di questi investimenti sul mercato globale del petrolio e sulla stabilità energetica dell’area mediorientale.
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