«I social media hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino», ripeteva Umberto Eco. La frase è tanto abusata quanto incontrovertibile. La Generazione Z, pur abbracciando sempre più diffusamente la via della disconnessione, è alla ricerca di motivi per rimanere online, e il sapere non è mai stato così accessibile come nell’era digitale. Oltre alla moltiplicazione esponenziale dei mezzi, stiamo assistendo ad una proliferazione delle voci. Chiunque abbia spirito d’intraprendenza, a patto di possedere alcune abilità minime di comunicazione social – annoverabili nell’elenco standard delle soft skills da manuale del Gen Z – è in grado di creare un contenuto. Fare cultura è cosa differente. Alcuni ci stanno riuscendo, non tutti nati tra la metà degli anni ’90 e i primi 2000, anche se trovano in questo scaglione il loro pubblico di riferimento.
L’universale dal particolare
Ormai alla ribalta, già volto televisivo e presto sui palchi di mezza Italia, Edoardo Prati è l’esempio lampante di una generazione alla ricerca di nuovi – o antichi – stimoli. Riminese 2004, classicista ormai studente universitario, ha costruito il suo enorme seguito su TikTok dissertando su Petrarca, Dante e sulla loro attualità in un mondo come il nostro. «Moltissime persone, in realtà, anche giovani come me, sono interessate a ciò che interessa me […] io ho messo insieme una serie di ingredienti personali che mi hanno permesso di realizzare qualcosa di differente rispetto ai miei coetanei». Edoardo Prati, così come i suoi colleghi, non fa niente di innovativo. Ha solo compreso l’esistenza di un potenziale pubblico disposto a fruire tali contenuti “diversi” da ciò che è presente sui social. Dato che spesso si tratta di un agglomerato di vanità e nonsense, non ci vuole molto a distinguersi.
Non è il caso di Luca Cena, libraio antiquario 39enne noto come White Lands Rare Books. Pur occupandosi di un settore decisamente di nicchia, il suo canale TikTok vanta 2,9 milioni di “mi piace” e più di 238.000 followers. Video pensati originariamente per un pubblico di collezionisti hanno finito per sfondare sugli schermi dei ragazzi e delle ragazze di tutta Italia. Il successo ha del clamoroso: dimostra quanto i social siano adatti alla divulgazione di contenuti apparentemente per pochi ma che, per scarsità di concorrenza, finiscono per diventare per tutti. Caso simile è quello del vicentino classe ’94 Eugenio Radin, in arte White Whale Café, divulgatore di filosofia, letteratura ma soprattutto di ars retorica. Nella sua ultima fatica “Argomentare, Watson!”, Radin riprende le nozioni con cui venivano assillati i giovani rampolli della Roma repubblicana per renderle pop, riscoprendone l’utilità non solo per le arringhe da aula di tribunale. Il claim presente sul suo sito è “allenarsi a pensare, per salvarsi dal naufragio”. Ottimo bagaglio di conoscenze da aggiungere al manuale del perfetto Gen Z? Probabilmente sì, direbbe il lettore scorrendo con rapida occhiata i commenti di qualsiasi post su pagina di informazione politica.
La disaffezione nei confronti della politica partitica covata dai giovani non costituisce mistero per nessuno, nonostante anche questa disciplina contribuisca a creare cultura, o quantomeno consapevolezza del presente. Ivan Grieco, trentaduenne romano, è fra i pochi ad essere riuscito a rendere la politica interessante ai più giovani. Con le sue lunghe live di Twitch, permette a migliaia di persone di ascoltare deputati e leader politici senza l’effetto-filtro scaturito dalla televisione. Anche perché la TV i giovani non la guardano. Tra i suoi ospiti Enrico Letta, Matteo Renzi, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli, Carlo Calenda. Nato sui social con contenuti di gaming, ha poi deciso di dar vita ad un giornalismo online irriverente e indipendente. Grieco e i suoi collaboratori non hanno alcun timore nel “torturare” il parlamentare di turno, mettendone alla prova le argomentazioni e scoperchiando sovente abissi di superficialità e dilettantismo retorico. Grieco è in buona compagnia: diversi i politic-influencers presenti sui feed dei giovani italiani. Fra tutti, Patrick Facciolo, public speaking coach, giornalista ed esperto di comunicazione politica. Facciolo analizza la comunicazione dei leader e le loro tecniche, consentendo ai suoi seguaci di non caderne vittime inconsapevoli.
Cultura mutaforma
La cultura è un animale strano. Si divincola, sfuggendo a qualsiasi volontà di categorizzazione. Le scienze sono di diritto annoverabili all’interno di un più vasto orizzonte che concorre a ormare una cultura multiforme. Quantum Girl, al secolo la ’97 Virginia Benzi, è fra i cento Under 30 più influenti secondo Forbes Italia. Fisica di formazione, la sua attività di divulgazione sui social è orientata ad avvicinare i giovani – in particolare le ragazze – alle materie STEM, intento che le è valso un invito del Presidente Mattarella al Quirinale.
Barbascura X non è un Gen Z e nemmeno un emergente, ma è seguitissimo – e a buon ragione – su Instagram ha 713.000 follower, su TikTok 15,9 milioni di “mi piace”. Scienziato, scrittore, ricercatore a tempo pieno. La sua divulgazione è davvero per tutti, avendo le caratteristiche necessarie per essere annoverato nel gotha del mestiere. Sarcastico e dissacrante, capace di rendere accessibile le scienza dure ad un pubblico dei giovanissimi senza macchiarsi di pedanteria.
Luca Romano, fondatore de L’Avvocato dell’Atomo, ha portato la scienza sui social agli estremi. Non solo contenuti divulgativi sull’energia nucleare, ma anche fact-checking sulle bufale più diffuse su internet riguardo l’argomento. Romano ha preso un tema classicamente foriero di repulsione per moltissimi italiani e lo ha reso non solo popolare, ma ha dato vita ad un’ondata di coscienza generazionale dai tratti messianico-rivoluzionari. Non stupiscono i 130.000 follower e l’1,7 milioni di seguaci su TikTok, né che 2 under 35 su 3 siano favorevoli alla costruzione di nuovi impianti. È l’esempio perfetto di come la scienza possa farsi divulgazione tramite un megafono come quello dei social, e quindi tramite un’ampia diffusione possa diventare cultura e terreno comune per giovani con background diversissimi.
Un nuovo umanesimo?
L’opera dei citati e dei loro colleghi ha una rilevanza che va ben oltre l’immaginabile.
È la dimostrazione plastica che i social network rappresentano l’opportunità più grande per un mondo della cultura che ha la possibilità – e la necessità, se non vuole rimanere marginalizzato – di ri-concepirsi, anche se in netta ripresa dopo la stagione travagliata del COVID-19. I social possono essere anche il mezzo per assicurare la sopravvivenza a quei saperi che rischiano di essere dimenticati. Arti ormai desuete, scienze di comprensione non facile se non per gli addetti ai lavori, concetti apparentemente all’odore di naftalina che in realtà sono chiavi di lettura fondamentali per l’interpretazione della realtà.
Come si affermava, non esiste un’unica cultura ma un insieme di modelli, costumi, arti e scienze che concorrono a plasmare il parterre culturale di un popolo e quindi delle sue generazioni. I confini di ciò che è definibile cultura si stanno espandendo sempre più, siccome tutto ha la possibilità di diventare mediatico e quindi “pop”. La generazione degli influencers culturali ha già fatto tanto, all’interno di questo percorso di ridefinizione: ha dimostrato come non esistono nicchie o ostacoli che non possano essere superati tramite una ricalibrazione delle forme di diffusione e degli stilemi. Non esiste rima troppo oscura, incunabolo eccessivamente raro, concetto troppo profondo che non possa finire tra i suggeriti dei nostri feed.