È stato sottoscritto l’accordo sulle terre rare tra Stati Uniti e Ucraina: il raggiungimento dell’intesa è stato ufficializzato con un comunicato rilasciato dal Dipartimento del Tesoro statunitense, il quale specifica che è stato possibile stipulare il patto grazie al riconoscimento, da parte ucraina, dell’impegno profuso dagli USA a supporto di Kiev in questi anni di guerra.
Si tratta di un accordo fondamentale per quanto riguarda le relazioni fra i due Paesi, che ha richiesto un grande lavoro diplomatico e numerosi incontri tra le parti.
Cosa sono le terre rare?
Le risorse minerarie di cui dispone l’Ucraina rappresentano un grande asset strategico, dal momento che i suoi territori ospitano 22 dei 34 minerali classificati dall’Unione europea come materie prime critiche. L’Istituto Ucraino di Geologia sostiene che nelle terre nazionali si trovino lantanio, neodimio, erbio, scandio e ittrio, ovvero minerali fondamentali per quanto riguarda lo sviluppo del settore industriale e di quello energetico.
Secondo il World Economic Forum dovrebbero essere presenti anche ulteriori materiali come il litio, lo zirconio, la fluorite, il nickel, il berillio, la grafite, il gallio, l’apatite e il manganese. Nell’area settentrionale e in quella centrale dell’Ucraina sono situate grandi riserve di titanio, importante per l’industria bellica e marittima, mentre quelle di carbone si trovano in territori attualmente sotto il controllo russo.
La ricchezza in termini di materie prime è indiscutibile e l’ampia disponibilità di minerali critici ad alto valore strategico rappresenta un grande asset, nonché una fonte di attrazione da parte delle potenze straniere.
I dettagli dell’intesa
Grazie all’accordo gli Stati Uniti ottengono l’accesso preferenziale agli investimenti e ai nuovi progetti riguardanti le risorse minerarie, così come per le estrazioni congiunte. Nonostante questo accordo, l’Ucraina rimane sovrana del proprio sottosuolo e delle aziende minerarie e strategiche statali, continuando ad essere libera di determinare dove effettuare le operazioni estrattive e i progetti in collaborazione con i propri partner.
L’intesa prevede anche l’istituzione di un fondo d’investimento congiunto per la ricostruzione dell’Ucraina nel dopoguerra, con una partecipazione del 50% per entrambi gli stati. Nei primi dieci anni gli asset finanziari investiti rimarranno nel Paese, dato che si tratta di un periodo chiave in cui sarà necessario favorire – per quanto possibile – una rapida rinascita economica ed industriale, mentre successivamente i profitti potranno essere redistribuiti fra le parti.
È opportuno specificare che il piano finanziario ideato per far funzionare questo modello mira ad evitare che Kiev, martoriata dal conflitto, debba attingere alla creazione di debito per sostenere la ricostruzione del Paese.
Il fondo si basa su investimenti diretti, dai ricavi provenienti dai progetti congiunti delle attività minerarie ed estrattive e dalle licenze petrolifere ed energetiche; in questo processo il supporto americano non verrà a mancare, per questo sono previsti anche possibili futuri aiuti statunitensi. Il sostegno militare che verrà fornito a Kiev è considerato come parte integrante del fondo; inoltre, l’Ucraina non sarà tenuta a rimborsare le spese belliche sostenute dagli USA dal 2022 in poi.
Le implicazioni dell’accordo
Il patto è stato voluto fortemente dagli USA, in particolare dal Presidente Donald Trump, il quale ha posto il leader ucraino Volodymyr Zelensky sotto una stringente pressione, in modo da condizionare le sue scelte politiche.
L’accordo sulle terre rare viene visto come un modo per sdebitarsi con gli Stati Uniti per il supporto economico e militare fornito, che si attesta a circa 350 miliardi di dollari.
La compartecipazione statunitense al fondo d’investimento e alle attività minerarie, con la conseguente redistribuzione dei profitti dopo i dieci anni, garantiscono agli Stati Uniti ingenti ritorni economici sul lungo periodo. L’intesa è fondamentale anche per l’Ucraina, la quale ottiene la possibilità di affidarsi a sistemi ad alto livello tecnologico e al capitale americano, in modo da velocizzare la ricostruzione post-bellica e condurre con maggiore efficienza lo sviluppo del Paese.
Questo modello risulta essere estremamente conveniente per Zelensky e la cittadinanza ucraina, per via dell’irripetibile occasione di investire nella rinascita economica ed industriale senza dover contrarre debito; inoltre, la sovranità sui territori ricchi di materie prime e risorse minerarie non è minimamente toccata.
Le conseguenze geopolitiche
L’accordo mira a rafforzare la partnership strategica fra USA e Ucraina, fornendo rassicurazioni a coloro i quali temono un possibile abbandono statunitense in seguito al raggiungimento di un’intesa negoziale con la Russia.
Nel dopoguerra l’impegno americano nella ricostruzione sarà fondamentale, e rappresenta anche un potenziale scudo nei confronti di potenze esterne, le quali potrebbero essere attratte dall’Ucraina e dalle sue risorse ad alto valore strategico. Inoltre, per Washington si tratta di un patto estremamente importante per scongiurare una possibile intromissione cinese nel periodo post-bellico.
Pechino, infatti, con i propri imponenti piani di espansionismo infrastrutturale, avrebbe potuto giocare un ruolo rilevante nella ricostruzione dello stato ucraino nei prossimi anni, investendo a livello finanziario e prendendo parte attivamente alle attività di estrazione.
Invece, grazie a questo accordo, gli Stati Uniti hanno evitato questa evenienza, ritagliandosi un ruolo da protagonisti assoluti in Europa orientale negli anni a venire. Si tratta di un chiaro messaggio alla Russia: nonostante si stia cercando con insistenza la pace, non vi è alcuna volontà da parte americana di abbandonare l’Ucraina al proprio destino. Gli asset strategici minerari non possono essere un bottino di guerra del Cremlino, ma resteranno di proprietà ucraina, e non saranno oggetto di discussione durante i colloqui di pace.
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