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    Migranti: la realtà italiana e spagnola a confronto

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    La scena è surreale: in Albania, tra cantieri ancora in costruzione sotto una pioggia scrosciante, appare un gigantesco centro di detenzione per richiedenti asilo voluto dal Governo italiano. Un’operazione presentata come “idea rivoluzionaria” per frenare i flussi migratori e rassicurare gli elettori, ma che in poco tempo si è trasformata in un monumento allo spreco di risorse e alla miopia politica.

    Mentre i letti rimangono vuoti e i costi lievitano, a poche centinaia di chilometri, la Spagna sceglie un percorso opposto: investire nell’integrazione, regolarizzare i migranti e trasformarli in un valore aggiunto per l’economia e la società. Due Paesi mediterranei, due politiche diametralmente opposte. Stando ai fatti, una sola appare vincente.

    Un progetto fallimentare su tutti i fronti

    Il cosiddetto “modello Meloni-Rama” ipotizza la costruzione di centri di detenzione in Albania per i richiedenti asilo approdati in Italia, in attesa di una valutazione delle rispettive domande. Una scelta discutibile, già contestata da associazioni per i diritti umani e da analisti indipendenti. I primi risultati confermano che siamo ben lontani dal colpaccio politico vantato dal Governo. I lavori sono ancora in corso e parte delle infrastrutture è inaccessibile. Sebbene le cifre varino, la spesa complessiva potrebbe aggirarsi su centinaia di milioni di euro annui, tenendo conto non solo della costruzione ma anche dei costi di gestione e dell’impiego del personale.

    Paradossalmente, ad oggi questi centri sono vuoti e inutilizzati: un deserto costosissimo, mentre in Italia scuole e ospedali soffrono di carenza di fondi e di personale. Con parte delle risorse economiche impiegate, si sarebbero potuti assumere 2500 insegnanti o finanziare almeno 5 ospedali moderni in Regioni ormai stremate dai tagli alla sanità. È la dimostrazione plastica di come questa politica migratoria possa trasformarsi in un boomerang economico: un meccanismo concepito per “proteggere” i confini si rivela essere un clamoroso sperpero di denaro pubblico.

    Il valore umano ed economico dei migranti

    Ciò che rende questa scelta ancora più miope è l’aver tralasciato una verità visibile agli occhi di tutti: i migranti non sono soltanto “numeri”, ma persone con aspirazioni, competenze e sogni; non vanno ridotti a mere pedine economiche. E’ inevitabile considerare che il loro contributo al tessuto produttivo e sociale possa essere enorme. 

    Secondo il Rapporto annuale sull’economia dell’immigrazione della Fondazione Leone Moressa, i lavoratori immigrati producono fino all’8,8% del PIL italiano, generando miliardi di euro di entrate fiscali e contributive e compensando il declino demografico del Paese. Molti settori – dall’agricoltura alla ristorazione, passando per l’edilizia, il turismo e la cura della persona – si sorreggono sulla manodopera straniera. In un’Italia demograficamente anziana, ignorare questa realtà non è solo cinismo ma autolesionismo.

    Quelli che approdano sulle nostre coste non sono semplicemente braccia da inserire nel ciclo produttivo: arrivano con un carico di esperienze e di talenti, nonché una forte determinazione a costruirsi un futuro migliore. Dietro quegli sguardi che si incrociano nei cantieri o nei campi agricoli, c’è la speranza di studiare, avviare un’impresa o ricominciare una vita lontana da guerre, persecuzioni e crisi economiche nei Paesi di origine. Continuare a trattare il tema come un problema da confinare in “zone speciali”, lontane dalla nostra vista, significa ignorare un potenziale motore di sviluppo sociale e culturale.

    L’esempio spagnolo: regolarizzazione e crescita

    Mentre l’Italia investe in un piano di “esternalizzazione” della gestione migratoria, il Governo Sánchez ha chiarito che i migranti possono e devono essere parte della soluzione. Dalla regolarizzazione di centinaia di migliaia di persone al rilascio di permessi di lavoro per far fronte alle carenze di personale in settori come edilizia, servizi, turismo e cura degli anziani, Madrid sta dimostrando che esiste un’altra via. Secondo Euronews, l’economia spagnola cresce più della media dell’Eurozona, in parte grazie anche alla partecipazione dei nuovi arrivati al mercato del lavoro.

    Sánchez ha difeso pubblicamente l’immigrazione regolare come motore essenziale di benessere e coesione sociale. Dalle industrie automobilistiche alla ricerca scientifica, dal turismo all’innovazione digitale, la presenza di immigrati qualificati o con competenze specifiche ha compensato il calo delle nascite e la fuga di giovani spagnoli. Come riporta Euractiv, Madrid vede nel fenomeno migratorio una “leva” attraverso cui costruire il proprio sviluppo. Non una minaccia da neutralizzare, ma un’opportunità su cui investire.

    Il prezzo della miopia

    Il progetto dei centri in Albania riflette un approccio che pare ignorare quanto la storia del Mediterraneo e dell’Italia stessa insegna: negare l’incontro di culture e competenze porta a un impoverimento collettivo. Concentrarsi su schemi securitari e retorica anti-immigrazione senza politiche di integrazione sta già relegando l’Italia ad un ruolo secondario, fatto di stagnazione economica e asfissia politica. 

    Parlare di fallimento della xenofobia non è retorica: ogni euro speso in politiche insensate è un euro sottratto alla formazione professionale, ai corsi di lingua, all’inserimento lavorativo. Eppure, i migranti che tentano la traversata rischiano letteralmente la vita per inseguire aspirazioni personali, dimostrando gli enormi sacrifici cui sono disposti a sottoporsi. Invece di sostenerli nel costruire un percorso di vita dignitoso in Italia, contribuendo così alla dinamicità della nostra società, preferiamo impoverirci “spostandoli” dove sono invisibili alla nostra vista e coscienza.

    Uno sguardo al domani

    La lezione spagnola dimostra che, oltre alle questioni etiche, l’accoglienza giova anche sul piano economico. Regolarizzare, formare e inserire i migranti nel tessuto produttivo offre loro la possibilità di realizzarsi e, al contempo, potenzia settori strategici. L’Albania, dal canto suo, non otterrà grandi benefici da un accordo che appare insostenibile e resterà un partner usa e getta.

    A fronte della crisi demografica che l’Italia vive, trascinare rifugiati e richiedenti asilo in un limbo ai margini d’Europa significa sprecare opportunità preziose. Mentre l’economia di Madrid, grazie a scelte coraggiose e inclusive, registra numeri di crescita tra i migliori dell’Unione, il nostro Paese accumula un disavanzo morale ed economico che peserà per anni. 

    Nessuna emergenza, le migrazioni sono un fenomeno epocale da governare con pragmatismo e umanità. Una lezione che la Spagna, con i suoi risultati, sembra aver già compreso da tempo.

    A cura di

    Andi Shehu e Francesca Romana D’Antuono (Volt Europa)


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