L’estensione di un modello simile all’articolo 5 del Trattato NATO all’Ucraina, così come il suo eventuale ingresso nell’Alleanza, solleva questioni di legittimità giuridica, rischi di escalation militare con la Russia e possibili divisioni interne tra gli Stati membri.
Un’eventuale soluzione alternativa attraverso un trattato di pace ex novo con garanzie di sicurezza comporterebbe a sua volta alcune criticità, poiché un’adesione parziale produrrebbe un sistema di difesa a due velocità.
Attualmente la Russia pare aver tratto vantaggio dal conflitto in termini di tempo e controllo territoriale, pur subendo al contempo isolamento internazionale e crescenti pressioni economiche.
Il dibattito
Nelle ultime settimane, a seguito degli incontri bilaterali tra Putin e Trump, si è tornati a parlare insistentemente dell’articolo 5 del Trattato della NATO. In questo contesto, l’Alleanza Atlantica torna a svolgere un ruolo fondamentale, nonostante alcuni anni fa il presidente francese Emmanuel Macron l’avesse definita come ‘in stato di morte cerebrale’.
COSA PREVEDE L’ARTICOLO 5 E QUANDO È STATO APPLICATO
L’articolo 5 del Trattato è considerato da tutti gli esperti l’architrave del Patto Atlantico, poiché stabilisce che un attacco contro un Paese membro della NATO deve essere considerato come un attacco contro tutti, impegnando quindi gli altri Stati alleati a intervenire. Va notato che l’articolo 5 copre anche l’eventuale impiego di armi nucleari e, proprio per questo, ha spesso svolto un ruolo di deterrente.
Fino ad oggi è stato invocato una sola volta, in seguito agli attentati dell’11 settembre 2001 compiuti da Al Qaeda. In quell’occasione il Consiglio Atlantico decise, il 12 settembre, di attivare l’articolo 5; successivamente, gli Stati membri avviarono l’operazione militare in Afghanistan, nota come Enduring Freedom, che portò al rovesciamento del regime talebano. Diversa, invece, fu l’invasione dell’Iraq del 2003, promossa principalmente dagli Stati Uniti con una “coalizione di volenterosi”, al di fuori del quadro NATO.
L’ARTICOLO 5 E IL CONFLITTO RUSSO-UCRAINO
Il 6 marzo scorso, al Consiglio straordinario europeo, la premier Giorgia Meloni ha per prima proposto agli alleati di estendere le garanzie previste dall’art.5 della Nato all’Ucraina. Questa proposta è la stessa che poi Trump ha fatto a Putin nel summit di Anchorage di Ferragosto. L’inviato speciale del presidente Usa, Steve Witkoff, ha detto che Putin sarebbe aperto a questa eventualità. L’accordo dovrebbe scattare una volta sanciti i nuovi confini di Russia e Ucraina, difficili da accettare per Zelensky; la Russia pretende l’intero Donbass, che peraltro oggi controlla solo in parte.
Nella serata di oggi, la svolta: come riferito dal vicepresidente del Consiglio di Sicurezza Dmitrij Medvedev, Mosca “non accetterà truppe Nato in Ucraina sotto forma di peacekeeper, poiché non ha bisogno di tali “garanzie di sicurezza“.
I POSSIBILI RISCHI
Tuttavia, l’estensione di un modello simile a quello previsto dall’articolo 5 del Trattato NATO, o comunque l’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza, pone diverse problematiche. In primo luogo, bisognerebbe realisticamente attendere che la Russia accetti l’idea che l’Ucraina possa collocarsi sotto l’ombrello degli Stati Uniti e dell’Alleanza Atlantica, considerando che proprio questa prospettiva sembra essere stata una delle cause dell’invasione del 2022. Inoltre, in caso di nuovi attacchi, Mosca si troverebbe di fronte non più soltanto a Kiev ma a un’intera coalizione, con il rischio di riproporre, almeno in astratto, un clima da guerra fredda.
Qualora, invece, si optasse non per un ingresso formale dell’Ucraina nella NATO, ma per un trattato ex novo che prevedesse una protezione simile, sarebbe necessario valutare quali Paesi sarebbero disposti ad aderire. Se non tutti i membri dell’Alleanza accettassero di firmarlo, si verrebbe a creare un sistema di sicurezza “a due velocità”, con il rischio di indebolire la NATO come struttura unitaria.
CONCLUSIONI
In conclusione, allo stato attuale sembra che il principale beneficiario della situazione sia Vladimir Putin, poiché in questi anni ha guadagnato tempo per avanzare richieste, visto anche il blocco dell’avanzata al fronte. Tuttavia, la Russia è comunque logorata dalla sanzioni economiche, che l’hanno resa maggiormente dipendente dalla Cina.
Pertanto, Trump potrebbe utilizzare questo passaggio per poter riavvicinare Putin all’Occidente. Si tratta, in sostanza, di una situazione in continua evoluzione, e i cui esiti sono abbastanza incerti.
20250314