Il 28 aprile si celebra la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, indetta dall’Organizzazione Internazionale per il Lavoro, l’Agenzia delle Nazioni Unite dedicata ai temi legati all’occupazione ed alle politiche sociali.
A pochi giorni dalla Festa del lavoro del primo maggio, un’occasione per ricordare e soprattutto riflettere circa la situazione che vede coinvolto in specie il nostro Paese.
Le morti sul lavoro
Pesano le 1077 denunce di infortunio con esito mortale, rilevate dall’Inail nel 2024, di cui 797 afferenti ai decessi avvenuti sul luogo di lavoro e le restanti inerenti a quelli verificatesi in itinere, ovverosia da e per il luogo di occupazione:
- dai 790 del 2023 ai 797 del 2024 decessi sul luogo di lavoro;
- dai 239 del 2023 ai 280 del 2024 decessi in itinere.
Da questo conteggio sono però escluse le morti relative agli studenti pubblici e privati: in relazione a questa categoria di assicurati, il bilancio 2024 riporta 13 decessi.
Se si prendono in esame i primi due mesi del 2025, si sono già registrate 138 denunce di infortuni mortali, con un +136% rispetto alla medesima forchetta temporale dell’anno passato.
Gli infortuni
In termini di infortuni sul lavoro, sempre nel 2024, si parla di 589.571 denunce, con una crescita pari al 0,7% rispetto al 2023, nel corso del quale si erano registrate 515.141 segnalazioni.
Per quanto riguarda gli studenti, sono state protocollate circa 77.000 denunce di infortunio.
Nel 2025, nel corso dei mesi di gennaio e febbraio, come riporta l’Inail, «Le denunce di infortunio in occasione di lavoro (al netto degli studenti) presentate … nel primo bimestre del 2025 sono state 61.641, in diminuzione del 5,2% rispetto alle 65.035 dei primi due mesi del 2024».
In relazione ai soli studenti, invece, le denunce di infortunio «presentate all’Inail entro il mese di febbraio 2025 sono state 15.734, in aumento del 3,3% rispetto alle 15.236 del 2024».
La Giornata mondiale
Quest’anno l’Organizzazione internazionale del Lavoro ha dedicato la giornata al tema “Rivoluzionare la salute e la sicurezza sul lavoro: l’intelligenza artificiale e la digitalizzazione nel mondo del lavoro”: si discute dunque di automazione, di utilizzo di strumenti intelligenti per la salute e la sicurezza sul lavoro e di sistemi di monitoraggio.
La pista che viene individuata dall’ILO è dunque quella di intraprendere percorsi che possano portare ad un’integrazione nel mondo del lavoro di tecnologie che possano evitare gli infortuni sul lavoro. Dal rapporto redatto e pubblicato dall’Agenzia, emergono alcuni punti prioritari:
- automazione e robotica avanzata;
- strumenti e sistemi di monitoraggio intelligenti per la salute e la sicurezza sul lavoro;
- la realtà estesa e virtuale per la previsione e la simulazione dei pericoli;
- la gestione algoritmica del lavoro, al fine di organizzare ed ottimizzare le attività;
- digitalizzazione del lavoro.
Le intenzioni e la realtà
Sebbene vi sia la determinazione di un indirizzo, la valutazione delle probabilità che esso possa essere applicato in tutte le categorie di occupazione è da effettuare in maniera specifica ed attenta.
Le opzioni e le opportunità sono molte, alcune delle quali forse davvero ancora lontane od in parte misteriose: sistemi di allerta movimento indossabili per prevenire disturbi muscoloscheletrici nel settore edile o «schermi montati sulla testa», come riportato nel rapporto dell’Agenzia.
La stessa ILO segnala possibili rischi, che debbono essere valutati ed affrontati: tecnostress, errori nell’interazione tra uomo e macchina, riduzione dell’autonomia lavorativa.
Rimane il fatto che le vittime sul lavoro non sono numeri: parlarne in percentuali e virgole è davvero difficile.
Considerare anche gli infortuni, anche mortali, che possono verificarsi nell’ambito del lavoro sommerso, fa scaturire la paura che i dati ed i numeri che abbiamo davanti possano essere davvero inferiori alla verità dei fatti.
Prevenzione e sistemi di monitoraggio in tutti i campi occupazionali, nonché ispezioni approfondite e continuate, potrebbero essere la chiave, ma guardare ai dati non è più sufficiente: occorre un piano vasto e coordinato di adeguamento e ‘messa in sicurezza’ del lavoro.
20250159