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    Giovani adulti nelle carceri: numeri da non sottovalutare

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    Negli ultimi anni, in Italia, si assiste all’aumento del numero dei giovani adulti nelle carceri. Nello specifico, si sta qui considerando una fascia d’età che comprende persone che hanno appena compiuto 18 anni, ma anche coloro che, pur essendo minorenni quando hanno commesso i crimini, sono stati successivamente trasferiti nelle carceri per adulti. 

    Il fenomeno dei giovani detenuti 

    Questo fenomeno rappresenta una sfida importante per il sistema penitenziario, poiché i giovani adulti si trovano spesso a dover affrontare un ambiente che non è concepito per rieducarli, ma che contribuisce a rinforzare comportamenti devianti. La percezione diffusa è che il carcere, purtroppo, non sia una scuola di recupero, ma piuttosto una “scuola di criminalità”, dove i detenuti più giovani vengono introdotti a una realtà che li espone a rischi di recidiva, invece di aiutarli a reintegrarsi nella società.

    Le statistiche confermano che molti di questi giovani provengono da famiglie con gravi difficoltà economiche e sociali. La mancanza di opportunità, la disgregazione familiare e l’esclusione sociale spingono questi verso la strada, dove il crimine diventa spesso l’unica possibilità di affermazione o di sopravvivenza. 

    In carcere, si trovano a stretto contatto con persone con cui condividono esperienze simili, creando una sorta di “comunità” che, seppur criminale, offre loro un senso di appartenenza e protezione. La criminalità diventa, quindi, una via per sentirsi parte di qualcosa, ma questo li intrappola in un circuito di devianza che diventa sempre più difficile da spezzare.

    Tutto inizia dalla dipendenza

    A questa situazione si aggiungono le difficoltà legate alle dipendenze, che in molti casi alimentano ulteriormente il ciclo di crimine e carcere. Le statistiche parlano chiaro: l’82% dei giovani detenuti ha vissuto traumi significativi durante l’infanzia, come abbandoni, violenze familiari e maltrattamenti. Questi fattori, uniti all’assenza di un adeguato supporto psicologico, portano spesso alla dipendenza da sostanze stupefacenti, una condizione che aggrava la situazione dentro le carceri. 

    In particolare, il 29% dei detenuti soffre di disturbi legati all’uso di droghe, ed è importante notare che l’ambiente carcerario non offre le risorse necessarie per affrontare adeguatamente tali problematiche. Le carceri, quindi, non sono solo luoghi di punizione, ma diventano veri e propri contenitori di disagio sociale, dove i giovani adulti finiscono per essere intrappolati in un circolo vizioso.

    I giovani non accompagnati

    Un altro aspetto cruciale riguarda i giovani migranti, in particolare quelli non accompagnati. Questi ragazzi, già vulnerabili a causa della loro condizione di migranti, vengono spesso ignorati dal sistema sociale e giuridico, finendo per essere emarginati e coinvolti in attività criminali. Molti di loro, una volta compiuta la maggiore età, escono dal sistema di protezione per minori, ma senza aver acquisito gli strumenti per integrarsi nella società. 

    La loro invisibilità rende difficile tracciarne il percorso, tuttavia è noto che spesso si rifugiano in situazioni di marginalità, dove la criminalità diventa l’unica forma di appartenenza che trovano. La mancanza di supporto psicologico e sociale li rende particolarmente vulnerabili, e molti si trovano a dover affrontare le difficoltà della vita adulta senza alcun aiuto.

    Civico zero, un posto da dove ripartire 

    Una possibile soluzione a questa realtà arriva dal progetto CivicoZero, attivo a Torino dal 2015, che si occupa di offrire supporto ai giovani migranti e ai minori in difficoltà, aiutandoli a reintegrarsi nella società. CivicoZero fornisce servizi essenziali come accoglienza, consulenza legale, sanitaria e attività di inclusione sociale. L’obiettivo del centro è quello di prevenire l’esclusione sociale e di offrire ai ragazzi un’alternativa concreta al crimine, aiutandoli a costruire un futuro diverso. 

    Tra le attività proposte ci sono corsi di lingua, formazione professionale e laboratori creativi, che permettono ai giovani di sviluppare competenze utili per la loro autonomia e di accedere a opportunità di lavoro. Il progetto CivicoZero ha avuto un impatto positivo: nel 2021 ha seguito un totale di 623 giovani e ha dimostrato che un intervento precoce e mirato può davvero fare la differenza. 

    Inoltre, il centro ha creato un forte legame con il territorio, organizzando eventi culturali che favoriscono lo scambio tra i giovani e la cittadinanza. Questo tipo di iniziative è fondamentale per interrompere il ciclo di marginalità che coinvolge molti giovani adulti, soprattutto quelli migranti, e rappresenta una delle strade più efficaci per contrastare la criminalità giovanile.

    Una seconda possibilità

    In conclusione, il problema dei giovani adulti in carcere è complesso e radicato in fattori sociali, economici e culturali. Tuttavia, progetti come CivicoZero dimostrano che esistono soluzioni concrete per prevenire l’ingresso nel circuito penale e favorire l’inclusione sociale dei più vulnerabili. 

    Investire in politiche di prevenzione, di supporto psicologico e di inclusione sociale è essenziale per dare ai giovani adulti un’opportunità di riscatto, lontano dalla criminalità e dalla vita in carcere. Se riusciremo a sostenere questi giovani, offrendo loro le giuste risorse, possiamo costruire una società più equa e giusta, capace di recuperare e reintegrare anche i suoi membri più vulnerabili.

    20250117

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