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    Giustizia internazionale in Italia: la Commissione per i crimini internazionali

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    Le notizie, una più lontana e una recentissima, la prima del novembre dello scorso anno relativa all’emissione da parte del tribunale dell’Aia del mandato di cattura per Netanyahu e Gallant, accusati di crimini di guerra e contro l’umanità, la seconda inerente al rimpatrio del criminale libico Almasri, hanno riportato l’attenzione nel nostro Paese sulle competenze interne allo Stato in merito alla gestione dei crimini internazionali. 

    Un quadro generale: tra caso Netanyahu e Almasri

    Il 21 novembre 2024 su tutte le maggiori testate del mondo è apparsa la notizia che l’Aia ha emesso un mandato di cattura per il primo ministro israeliano Netanyahu e l’ormai ex ministro della difesa Gallant, accusati di crimini di guerra e contro l’umanità. In Italia la notizia ha riportato l’attenzione sulle competenze statali in materia di gestione dei crimini internazionali e dei procedimenti che ne derivano; la questione, però, non è mai stata ben definita e si attende un intervento legislativo ormai da anni. È un fatto alquanto ambiguo che lo Statuto di Roma, istitutivo della Corte penale internazionale, si trovi ad imporre a ogni Stato di perseguire determinati crimini, per evitare l’intervento della stessa Corte. 

    Ancor più attuale risulta però la questione relativa all’acceso dibattito, politico e non solo, sviluppatosi dal rimpatrio del capo della polizia libica Almasri. Martedì 28 gennaio, il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, assieme al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e dell’Interno, Matteo Piantedosi e al sottosegretario Alfredo Mantovano, ha ricevuto dalla Procura di Roma un avviso d’iscrizione con le ipotesi di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio di Najeem Osama Almasri.

    Per quest’ultimo era già stato emesso un mandato di cattura dal Tribunale Internazionale dell’Aia, proprio come per Netanyahu e Gallant. Inizialmente, il clamore si è sviluppato solo tra le opposizioni, poi la questione è divenuta mediatica con la denuncia sporta da parte dell’avvocato Luigi Li Gotti, con la quale quest’ultimo ha domandato di indagare sulla decisione di utilizzare un aereo di Stato per il rimpatrio di Almasri. 

    Il tutto è poi esploso con il recapito dell’avviso di iscrizione nel registro degli indagati da parte del Procuratore della Repubblica di Roma, Francesco Lo Voi. Il Governo italiano, da una parte sta cercando di scaricare le colpe sulla Cpi e dall’altra, sulla linea di Trump con Netanyahu, sta incolpando la Corte stessa. Ricordiamo, infatti, in questa sede, le dichiarazioni del vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani: “Forse bisogna aprire un’inchiesta sulla Corte penale, bisogna avere chiarimenti su come si è comportata. Comunque confermo, l’atto inviato all’Italia era nullo, condivido al cento per cento quello che ha detto il ministro Nordio”.

    Cenni sulla Commissione per i crimini internazionali

    Al recente caso relativo alla cattura e allo scarceramento di Almasri si legano le vicende relative alla Commissione per i crimini internazionali, istituita nel 2022 dal Ministero della Giustizia, la quale ha elaborato una bozza di codice, «cioè di un corpus normativo topograficamente separato rispetto al codice penale», con in appendice una lunga relazione curata dai presidenti della Commissione Francesco Palazzo e Fausto Pocar. È fondamentale sapere a quali uffici giudiziari attribuire i procedimenti, a prescindere dalla scelta relativa alle norme incriminatrici. Ovviamente, tutte le procedure sono ancora in atto; la Commissione non ha però avuto moltissimo tempo per lavorare poiché, sostanzialmente, dalla sua istituzione si è riunita solamente tre volte. 

    Nel dettaglio, si è riunita una prima volta in sede di insediamento il 31 marzo 2022 e altre due presso il Ministero l’11 e il 24 maggio 2022. «Alle riunioni plenarie hanno partecipato il Capo di Gabinetto, pres. Raffaele Piccirillo, e il Vice Capo di Gabinetto, prof. Nicola Selvaggi, coi quali non è poi mancata un’utile interlocuzione durante tutto lo svolgimento dei lavori».  

    L’insediamento del nuovo Governo Meloni nell’ottobre del 2022 ha portato all’interruzione dei lavori; nonostante ciò qualcosa, nel frattempo, si è mosso. Fin dalla prima riunione plenaria, la Commissione si è andata strutturando in sei sottocommissioni corrispondenti alle sei grandi questioni che la stessa avrebbe dovuto affrontare e dirimere: 1) giurisdizione e competenza; 2) istituti di parte generale; 3) genocidio e crimini contro l’umanità; 4) crimini di guerra e di aggressione; 5) sanzioni; 6) immunità. 

    Le sottocommissioni hanno lavorato in contemporanea autonomamente. «Nella riunione plenaria dell’11 maggio 2022, sono stati discussi i documenti predisposti dalle singole sottocommissioni, in parte pervenendo alla condivisione di alcune e in parte formulando indicazioni di revisione, completamento o perfezionamento alle sottocommissioni». Queste ultime hanno quindi proceduto, sempre interloquendo con i Presidenti, Francesco Palazzo e Fausto Pocar, a dare attuazione alle indicazioni espresse dalla Commissione plenaria.

    Le tre soluzioni della Commissione

    Va però detto che nell’anno stesso della relazione (2022), la Commissione ha elaborato tre proposte relative alle attribuzioni giurisprudenziali agli uffici. Il primo punto fondamentale e fondante prevede l’attribuzione di tutti i crimini internazionali alla giustizia ordinaria, senza andare a creare un nuovo organo. Va detto che «l’unitarietà della giurisdizione risponde all’obiettivo di una ineludibile uniformità di trattamento, anche nell’ottica di una più puntuale aderenza agli obblighi internazionali di prevenzione e di repressione».

    Il secondo di questi consiste nell’attribuire i crimini internazionali commessi da militari alla giustizia militare. Facendo leva su quest’ultima ci si collega anche al terzo punto, con cui la Commissione ha stabilito che i crimini di guerra commessi da militari italiani sono competenza della giustizia militare. 

    La scelta sulla giurisdizione si può dire basilare e fondante: senza uffici la giustizia non si applica, ma il tema risulta molto più complesso di quanto sembri, poiché tocca molti elementi fondamentali, dalla giustizia militare sino alle esigenze eurounitarie, passando per gli obblighi internazionali. Il medesimo Governo, infatti, prima di istituire la Commissione per i reati internazionali, nel 2021 aveva cercato di rinnovare anche quelli militari con l’istituzione, all’interno del Ministero della Difesa, della Commissione di studio e approfondimento per la riforma del codice militare di pace. 

    Nella relazione preliminare, tra le varie proposte, vi era quella di estendere la giurisdizione militare ad alcuni reati, ma non a quelli contro la persona. La Commissione ha però immediatamente preso atto della contrarietà a tale ampliamento di competenze da parte dell’Associazione nazionale magistrati, che ha espresso un parere negativo, basandosi sulla natura non intrinsecamente militare del bene giuridico protetto, nonché sulla necessità di lasciare tale ramo della giurisdizione alla giustizia ordinaria. 

    Basandosi proprio su tale episodio, la Commissione per i crimini internazionali ha posto molta più attenzione sulla prima soluzione, ossia attribuire tutti i crimini internazionali alla giustizia ordinaria.

    Conclusioni

    Tutti i lavori, come già detto, si sono interrotti al cambio di Governo, ma resta fondamentale dare seguito a tale Commissione. É infatti opportuno che l’Italia si adegui per quanto attiene alla giurisdizione dei crimini internazionali agli altri Paesi dell’Unione; è perciò auspicabile, anche dal punto di vista strategico, che i lavori possano riprendere quanto prima.

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