A Varsavia si è tenuta, l’11 ed il 12 aprile, la riunione informale dei ministri dell’economia e delle finanze del Consiglio Ue per discutere sulle implicazioni macroeconomiche della guerra commerciale e il finanziamento della difesa europea: il Consiglio UE è compatto, le risposte della Banca Centrale e della Commissione non tarderanno ma sul tavolo nulla di concreto.
Le conclusioni del ministro delle Finanze polacco sul vertice
In conferenza stampa il ministro delle Finanze polacco, Andrzej Domański, ha confermato il “pieno sostegno a un approccio deciso, ma calmo e calcolato della Commissione Ue” aggiungendo che “la decisione della Commissione di sospendere le misure di ritorsione sia un buon passo nella giusta direzione per utilizzare i prossimi tre mesi al fine di costruire un dialogo serio e propositivo con gli Usa”.
Nel suo intervento ai microfoni, il ministro ha evidenziato la grande volatilità dei mercati, paragonabile ai livelli registrati durante l’epidemia del 2019, con cali nei mercati azionari e in materie prime, suggerendo che le guerre commerciali non hanno vincitori e si auspica una de-escalation delle tensioni, soprattutto dopo la decisione dell’amministrazione statunitense di posticipare l’entrata in vigore di nuove tariffe.
Nel discorso Domański ha ribadito l’importanza per l’Europa di assumersi maggiori responsabilità sulla sicurezza, con l’adozione di strumenti comuni concentrando gli sforzi sul rafforzamento della competitività del Continente, auspicando una risposta che sia veramente “europea”, capace di evitare una corsa al ribasso nel supporto alle industrie, precisando inoltre che la Polonia è pronta a compiere i passi necessari, dato il suo elevato impegno nella spesa per la difesa, attualmente uno dei più alti tra gli stati NATO.
Al termine dei lavori “c’è stato un accordo unanime sul mantenimento di una posizione europea unita” ha concluso il ministro, per cui tutti ministri avrebbero ribadito l’importanza di proteggere cittadini e imprese da perturbazioni economiche sposando una linea condivisa, in particolare nelle trattative con gli USA.
L’intervento di Christine Lagarde sulla posizione della BCE
A suggerirci come agirà l’Unione europea di fronte alla crisi dei dazi è stata Christine Lagarde, Presidente della Banca Centrale, assicurando che la BCE sta monitorando la situazione ed è attenta ad ogni sviluppo.
Affrontando il problema del rischio di una frammentazione dell’economia globale, riaffermato dai dazi applicati da Trump al momento sospesi, la Presidente della BCE ha indicato la necessità di “migliorare l’offerta dei mercati” dell’eurozona. Tuttavia, quando le è stata posta una domanda in merito all’ipotetica possibilità che la Federal Reserve intervenisse sul mercato per attenuare le instabilità valutarie, Lagarde è apparsa poco chiara, sottolineando che esiste “un dialogo regolare tra i banchieri centrali”, preferendo non entrare nei dettagli della questione.
Sul fronte della politica monetaria, Lagarde ha confermato che la BCE “è sempre pronta a utilizzare gli strumenti a sua disposizione e in passato ha messo a punto gli strumenti adeguati e necessari per garantire la stabilità dei prezzi e, naturalmente, la stabilità finanziaria, perché l’una non può prescindere dall’altra”.
Le mosse della Commissione Europea di fronte alla crisi
La linea che la Commissione intende prendere condurrà a un’apertura verso altre economie, instaurando nuovi canali di dialogo con potenze e Paesi emergenti per ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti. Giovedì un portavoce della Commissione ha dichiarato che “contatteremo tutti i nostri Paesi membri per discutere con loro quelli che, a nostro avviso, sono i meriti più evidenti dell’accordo Mercosur-Ue, sia sul piano economico che geopolitico. Ascolteremo le loro preoccupazioni e cercheremo di rassicurarli sul fatto che riteniamo di aver messo in atto tutte le garanzie necessarie e crediamo che, in un mondo instabile, le partnership con alleati fidati in tutto il mondo siano più preziose che mai”.
La strategia che vuole adottare l’Unione Europea è quella di lavorare in questi 90 giorni di stop ai dazi non solo per cercare un accordo con gli Stati Uniti ma anche per aprirsi a delle valide alternative, posto che sarebbe poco credibile pensare che l’Unione sia in grado di staccarsi completamente dagli USA.
Nonostante ciò, iniziare a costruire intese verso altri mercati, potrebbe ridurre tutti i rischi legati a una possibile recessione dell’economia americana che, secondo i recenti studi di Tiffany Wilding, vi è un rischio pari al 50% che avvenga, evitando così importanti contraccolpi, in particolare sulle nostre borse, come invece avvenuto in queste settimane di guerra commerciale.
20250137