Dopo il via libera per l’invasione della Striscia di Gaza ad opera delle Idf israeliane, i mediatori dell’Egitto e del Qatar hanno proposto al tavolo di Hamas una nuova tregua, che è stata accettata. La palla passa al governo israeliano che non sembra cedere.
La proposta di tregua
Lunedì 18 agosto Hamas ha accettato la proposta per un possibile cessate il fuoco a Gaza, presentata dai mediatori di Qatar ed Egitto. La tregua durerebbe inizialmente 60 giorni, per permettere la prosecuzione dei negoziati e il rilascio di 49 ostaggi israeliani.
Il rilascio avverrà in due fasi, prima 10 ostaggi vivi e 18 morti e solo successivamente la parte restante. Israele in cambio dovrà rilasciare 200 prigionieri palestinesi, di cui 140 ergastolani. Il piano prevede anche la riapertura del valico di Rafah e l’ingresso di aiuti umanitari delle Nazioni Unite, Croce Rossa e altre organizzazioni internazionali.
Il Qatar ha affermato che la proposta avanzata ed accettata da Hamas riprende quasi integralmente un piano precedentemente approvato da Israele. Se il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed Al-Ansari, afferma che “Hamas ha dato una risposta molto positiva”, il governo israeliano invece non sembra che sia disposto ad accettare accordi parziali.
Risposta del governo israeliano
Dopo l’accettazione di Hamas, la palla è passata in mano israeliana, ma, così come riferito da Netanyahu più volte, verrà accettato un cessate il fuoco solo se Hamas sarà disposto a rilasciare tutti gli ostaggi, demilitarizzando anche la Striscia di Gaza e di fatto accettando una resa incondizionata.
A supportare questa linea dura c’è anche Trump, che ha scritto: “Vedremo il ritorno degli ostaggi rimasti solo quando Hamas sarà affrontata e distrutta. Prima accadrà, maggiori saranno le possibilità di successo”. Dello stesso pensiero è inoltre Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze israeliano, che ha affermato: “Hamas è sotto forte pressione a causa della conquista di Gaza, perché capisce che questo la eliminerà e porrà fine alla storia. Pertanto, sta cercando di fermarla ripristinando l’accordo parziale. Questo è esattamente il motivo per cui non possiamo arrenderci e garantire al nemico un’ancora di salvezza”.
Non sembra esserci dunque possibilità di una prosecuzione sulla linea accettata da Hamas, se non con ulteriori concessioni di quest’ultima.
Proteste a Tel Aviv per il rilascio degli ostaggi
Proseguono a Tel Aviv le proteste di attivisti e familiari degli ostaggi israeliani, circa 500.000 persone, che hanno bloccato svariate strade per protestare contro il piano di invasione di Gaza City. Oggetto della manifestazione è la richiesta di un accordo per il rilascio dei prigionieri, che garantista il loro trasferimento in completa sicurezza. Infatti, lo slogan della protesta è stato proprio “la conquista di Gaza equivale a sacrificare gli ostaggi e i soldati”.
Non sono mancati gli scontri con le forze dell’ordine davanti alla sede del partito Likud e svariati video riprendono scene violente tra dimostranti e polizia. Non solo Netanyahu li ha definiti “simpatizzanti di Hamas”, ma anche affermato: “Coloro che oggi chiedono di porre fine alla guerra senza sconfiggere Hamas stanno irrigidendo la posizione di Hamas e allontanando il rilascio dei nostri ostaggi”.
In definitiva
Sembra dunque lontana una tregua ufficiale della guerra in Medio Oriente, che ormai è giunta al giorno 682, anche considerando che il piano di occupazione di Gaza continua, come si può vedere dai recenti attacchi sulla Striscia che oggi hanno ucciso circa 21 persone e dall’ingresso di carri armati israeliani nel quartiere più grande di Gaza City, Sabra.
Continuano anche i rapporti dell’Onu per quanto riguarda la situazione a Gaza, che definisce “catastrofica”, rendendo noto che nel 2024 sono stati uccisi 190 operatori umanitari nella Striscia. Riuscirà Netanyahu a continuare con il pugno di ferro senza perdere consensi, sia nel fronte interno, ma soprattutto su quello internazionale? Hamas resterà su questa linea o cederà alle richieste del governo israeliano?
20250310