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    I giovani e la carriera: un cambiamento di prospettiva

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    Il mondo del lavoro sta subendo dei cambiamenti significativi rispetto agli anni precedenti, specialmente a causa di diversi fattori come la differente percezione della vita professionale rispetto al passato. 

    Di fronte a una generazione che appare meno interessata alla carriera tradizionale, le aziende devono fare i conti con un sistema meno attraente ed efficace rispetto al passato; i giovani sono guidati da priorità differenti e da una particolare concezione del lavoro, alla ricerca di una realizzazione personale oltre che professionale, rifiutando spesso i ruoli manageriali che non garantiscono un equilibrio tra lavoro e vita privata.

    Le generazioni del ‘percorso lineare’

    Nel corso dei decenni, le generazioni hanno mostrato un graduale cambiamento nell’approccio al mondo lavorativo, influenzate dalle differenti situazioni economiche e sociali. I Baby Boomers, nati tra il 1946 e il 1964, hanno vissuto il periodo del boom economico nel secondo dopoguerra e una forte crescita demografica. Costituiscono una generazione orientata al lavoro, alla stabilità e alla costruzione, a causa del contesto storico in cui hanno vissuto, caratterizzato da importanti rivoluzioni sociali e culturali. Questa generazione ha spesso scalato le gerarchie all’interno della stessa azienda, accumulando redditi significativi e concentrandosi sulla carriera. 

    Cresciuta con l’idea del ‘duro lavoro che ripaga’, la Generazione X (1965-1980) è anche detta ‘di transizione’ per le forti tensioni politiche che hanno caratterizzato quegli anni, basti pensare al terrorismo rosso e al terrorismo nero. I lavoratori di questa generazione sono noti per la ricerca di stabilità all’interno del contesto lavorativo e faticano ad accettare modelli lavorativi flessibili o ‘da remoto’, mantenendo una forte ambizione professionale. 

    I Millennials (1981-1996) invece, sono i primi a porsi il problema di un equilibrio tra vita privata e professionale, dando rilevanza alla formazione e alle imprese che investono sul loro potenziale, prediligendo l’idea di un contratto a tempo indeterminato.

    Una svolta significativa

    La Gen Z, detta anche ‘Post-Millennials’, rappresenta invece una categoria in netto contrasto con le precedenti, ribadendo l’importanza di raggiungere un equilibrio e la formazione cercata dai Millennials, ma con diverse caratteristiche. 

    Sebbene venga spesso descritta come una generazione ‘viziata’ e poco incline al sacrificio, i giovani di oggi dimostrano invece di avere  le potenzialità per guidare le imprese a ridefinire la propria struttura e le dinamiche aziendali: si tratta infatti di una generazione attenta ai valori, dall’inclusione alla sostenibilità, che non si sofferma unicamente sulla retribuzione ma che, al contrario, vuole sentirsi parte di un cambiamento, trovando nel lavoro una fonte di crescita personale piuttosto che economica. 

    Allo stesso tempo, questa generazione non vede il lavoro come la fonte primaria di soddisfazione personale, bensì come parte di essa: basti pensare al fatto che predilige i contesti lavorativi ‘ibridi’ o addirittura ‘full-remote’ per conciliare al meglio il lavoro con la vita privata. 

    Nonostante le generazioni precedenti spesso fatichino a comprendere questo cambio di rotta, rappresenta una realtà che le imprese faticano a ignorare, considerando che entro la fine del 2025 un quinto della forza lavoro sarà costituita da questa generazione. “La Gen Z porta con sé priorità che stanno sfidando i modelli tradizionali, vantando come principali peculiarità una mentalità aperta, flessibilità, frequente spirito di iniziativa e ovviamente sensibilità tecnologica. La loro attenzione per la crescita personale, la sostenibilità e l’innovazione sta facendo muovere molte aziende italiane a ripensare le proprie strategie di assunzione e di gestione del personale” ha dichiarato Tiziano Bertolotti, Ceo di Peoplelink, società italiana di HR Management.

    Un contesto instabile

    Rivolgendo lo sguardo all’esterno, non c’è da stupirsi che i giovani abbiano una differente percezione del mondo che li circonda, in particolare del tempo. Si tratta di una generazione che ha vissuto, e tuttora vive, un periodo di forte incertezza e instabilità, segnata da una successione di crisi che hanno contribuito al cambiamento della mentalità collettiva, partendo dalle crisi finanziarie fino alla pandemia; quest’ultima ha ridefinito le priorità, portando una maggiore attenzione al benessere psicofisico, alla qualità del tempo e alle relazioni interpersonali. 

    L’attuale contesto economico pone sfide rilevanti: un rapporto sulla Gen Z statunitense del 2023, redatto dalla società EY, stabiliva che il 39% degli intervistati under 26 svolgeva più lavori contemporaneamente. “Per la Gen Z fare (almeno) due lavori, spesso è una necessità. Costretta a lavorare di più, per restare a galla in un contesto di lavoro precario e poco pagato, non è raro che sia più veloce a lasciare un lavoro che non rende abbastanza, per necessità di comporre un reddito sufficiente” ha commentato la sociologa Francesca Coin. Questi sono alcuni degli elementi che contribuiscono a modificare il concetto di carriera, ridisegnandone i contorni.

    Il lavoro nel futuro

    La carriera, intesa come scalata gerarchica all’interno di una società, sembra essere meno attraente per molti giovani, maggiormente orientati a conseguire i propri obiettivi personali senza necessariamente assumere ruoli manageriali, spesso associati a stress e rinunce. Il middle management, fondamentale per le aziende ma non indispensabile per la Gen Z, è considerato come un aumento di responsabilità evitabile da sette giovani su dieci, anche a fronte di un aumento della retribuzione. Una visione che effettivamente coincide con il cambiamento attuale, orientato verso il lavoro in team o addirittura individuale. 

    Un’altra sostanziale novità consiste nell’aumento dei freelancer e dei giovani che desiderano intraprendere un percorso imprenditoriale, in contrasto con il lavoro da dipendente precedentemente privilegiato. Di fatto, sono diversi i giovani che trovano nell’attività da libero professionista una soluzione alle proprie esigenze e aspettative, oltre a una maggiore stabilità anche sul lato economico. Secondo una ricerca condotta dalla nota piattaforma Fiverr in collaborazione con Censuswide, il 70% dei giovani intervistati tra i 16 e i 26 anni aspira a una carriera da libero professionista oppure l’ha già cominciata. Inoltre, negli Stati Uniti i freelance sono in continua crescita, anche se la maggioranza è costituita dai Millennials.

    Conclusioni

    Come tutte le generazioni, la Gen Z presenta le sue caratteristiche e prospettive del mondo, derivate specialmente dal contesto in cui vive. I giovani di oggi stanno riscrivendo le regole per approcciarsi al lavoro e alla carriera, privilegiando valori come il benessere personale, la flessibilità e l’inclusione, approcciando diversamente la realizzazione professionale.

    In un mondo instabile e in continua evoluzione, i giovani sembrano aver compreso che il successo non coincide necessariamente con il potere o con il titolo lavorativo, ma con la possibilità di costruire un percorso in equilibrio tra ambizioni, relazioni e qualità della vita. Una generazione che forse, in modo silenzioso, sta contribuendo al cambiamento più di quanto possa ancora rendersene conto.

    20250217

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