Il recente suicidio del ragazzo di 14 anni, vittima di bullismo, ripropone con drammatica urgenza il tema della violenza tra adolescenti. Non si tratta di episodi isolati, ma di un fenomeno diffuso che assume forme diverse – dal bullismo fisico a quello psicologico, fino al cyberbullismo – e che può avere conseguenze gravissime sulla crescita dei minori.
Le statistiche mostrano un aumento delle segnalazioni e, parallelamente, emergono le difficoltà di scuole e famiglie nel riconoscere tempestivamente i segnali d’allarme. Alla luce di quanto accaduto, diventa fondamentale interrogarsi sull’efficacia delle norme vigenti, sull’impegno delle istituzioni e sulle strategie educative da rafforzare per arginare una realtà che continua a sfuggire al pieno controllo sociale.
GLI STRUMENTI GIURIDICI A TUTELA DELLE VITTIME
In Italia il contrasto al bullismo e al cyberbullismo si fonda principalmente sulla legge 71 del 29 maggio 2017, che per la prima volta ha introdotto una disciplina specifica sul fenomeno. La norma prevede l’ammonimento del questore per i minori dai 14 anni in su, la possibilità per le vittime o per i genitori di chiedere la rimozione di contenuti offensivi pubblicati online entro 48 ore e l’obbligo per le scuole di nominare un referente e di promuovere attività di prevenzione ed educazione digitale.
Accanto a questa legge restano validi gli strumenti generali previsti dal Codice Penale, che può punire condotte riconducibili al bullismo come minacce, percosse, diffamazione o stalking, e dal Codice Civile, che stabilisce la responsabilità dei genitori e delle scuole per i danni causati dai minori.
Anche la giustizia minorile gioca un ruolo fondamentale, privilegiando misure educative e rieducative, pur mantenendo la possibilità di applicare sanzioni. Nonostante l’esistenza di questo quadro normativo, le difficoltà di applicazione restano evidenti: mancano risorse, formazione adeguata e una rete di intervento efficace che permetta di trasformare le previsioni della legge in una protezione concreta per arginare questo fenomeno.
LA LEGGE N. 70/2024
Con la Legge 70 del 2024, a prima firma del Deputato Devis Dori, il legislatore ha compiuto un ulteriore passo, ampliando il campo d’azione al bullismo tradizionale, accanto a quello digitale. Per la prima volta è stata data una definizione chiara di bullismo come aggressione o molestia reiterata, capace di provocare ansia, paura, isolamento o esclusione.
La legge introduce obblighi più stringenti per i dirigenti scolastici, che devono informare le famiglie dei minori coinvolti e seguire procedure precise di intervento. Inoltre, prevede la possibilità per le Regioni di attivare servizi di sostegno psicologico nelle scuole, potenzia le campagne di sensibilizzazione e affida al Governo il compito di emanare disposizioni attuative entro un anno.
Il quadro normativo, oggi, appare quindi più completo: la legge del 2017 aveva acceso i riflettori sul fenomeno online, mentre quella del 2024 estende la tutela a tutte le forme di bullismo e rafforza il ruolo educativo e preventivo delle scuole, senza trascurare il sostegno psicologico ai ragazzi e il coinvolgimento delle famiglie.
Un ulteriore potenziamento del sostegno alle vittime di atti di bullismo è rappresentato dal decreto legislativo 99/2025, emanato in forza della delega contenuta nell’articolo 3 della Legge 70, attraverso cui è prevista una rilevazione biennale da parte dell’Istat per individuare i soggetti più esposti a rischio e i relativi fattori di protezione.
LA “GIORNATA DEL RISPETTO”
Un aspetto simbolico ma al tempo stesso concreto della Legge 70 del 2024 è l’istituzione della “Giornata del rispetto”, fissata per il 20 gennaio di ogni anno in memoria di Willy Monteiro Duarte.
Questa ricorrenza nazionale nasce con l’obiettivo di sensibilizzare studenti, famiglie e comunità educative al valore del rispetto reciproco, inteso come antidoto culturale e sociale contro ogni forma di bullismo e cyberbullismo. La giornata non è concepita come un semplice momento celebrativo, ma come occasione per promuovere iniziative formative, campagne di prevenzione e attività di riflessione nelle scuole e negli spazi pubblici.
In questo modo, la legge affianca alle misure giuridiche e sanzionatorie uno strumento di carattere educativo e simbolico, capace di rafforzare la consapevolezza collettiva e di radicare nei più giovani una cultura della convivenza civile e della responsabilità. L’istituzione della “Giornata del rispetto”, accanto agli obblighi imposti a scuole e istituzioni, dimostra la volontà di trasformare il contrasto al bullismo in un impegno condiviso e permanente.
DAL REGIO DECRETO ALLA LEGGE 70/2024
Con l’articolo 2 della Legge 70 del 2024 viene riscritto in chiave moderna l’articolo 25 del Regio Decreto-Legge del 1934, che parlava genericamente di minori “irregolari per condotta e carattere”. La nuova formulazione supera quella definizione vaga e introduce un quadro chiaro per affrontare i casi di condotte aggressive, comprese quelle realizzate in gruppo o attraverso strumenti telematici.
La competenza è affidata al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni, che può proporre percorsi di mediazione o richiedere un progetto educativo e riparativo, da svolgere sotto la supervisione dei servizi sociali. Il minore e la sua famiglia vengono ascoltati, e le attività previste spaziano dal volontariato alle esperienze sportive, artistiche o laboratoriali, con lo scopo di favorire il rispetto delle regole e la crescita personale.
In questo modo, la legge sostituisce un impianto normativo datato con strumenti moderni, che privilegiano l’educazione e il recupero rispetto alla sanzione, pur mantenendo la possibilità di misure più incisive, come l’affidamento ai servizi sociali o, nei casi estremi, il collocamento in comunità. Il nuovo articolo 25 prevede infatti lo “svolgimento di un progetto di intervento educativo con finalità rieducativa e riparativa sotto la direzione e il controllo dei servizi sociali.”
IL RUOLO DELLA SCUOLA
La scuola assume un ruolo centrale nella prevenzione e nel contrasto al bullismo. La Legge 70 del 2024 rafforza gli obblighi dei dirigenti scolastici, che devono predisporre piani di prevenzione e interventi chiari e strutturati, nominare un referente per il bullismo e garantire percorsi educativi volti a sviluppare competenze relazionali, empatia e responsabilità civica tra gli studenti.
Le scuole sono chiamate a monitorare costantemente il clima interno e a intervenire tempestivamente quando emergono episodi di violenza o molestie, informando le famiglie dei minori coinvolti e coinvolgendo i servizi sociali quando necessario. L’obiettivo non è solo quello di sanzionare, ma soprattutto di educare e recuperare, favorendo la rielaborazione del comportamento aggressivo e promuovendo relazioni positive tra i ragazzi. In questo contesto, le attività sportive o creative rappresentano strumenti concreti per stimolare la responsabilizzazione dei minori e cercare di prevenire recidive, trasformando la scuola in un vero e proprio ambiente protettivo e formativo.
CONCLUSIONI
Il fenomeno del bullismo, nelle sue diverse manifestazioni, rappresenta una delle problematiche sociali e giuridiche più rilevanti degli ultimi anni. L’ordinamento italiano, attraverso l’introduzione di norme specifiche e l’applicazione di strumenti già presenti nel sistema penale e civile, ha cercato di fornire risposte adeguate, ponendo l’accento non solo sulla punizione delle condotte lesive, ma anche sulla prevenzione e sull’educazione.
In definitiva, il diritto si configura come strumento essenziale per garantire protezione e giustizia, ma la lotta al bullismo richiede un impegno culturale ed educativo più ampio, capace di promuovere il rispetto, la solidarietà e la consapevolezza dei rischi connessi a comportamenti prevaricatori, sia nel mondo reale che in quello digitale.
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