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    In Polonia vince Karol Nawrocki, simpatizzante di Trump e contrario all’Ucraina nella NATO

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    Con un’affluenza del 71,63% e il 50,89% dei voti, i polacchi hanno eletto come Presidente della Repubblica Karol Tadeusz Nawrocki, autodefinitosi come candidato civico, ma comunque sostenuto da Prawo i Sprawiedliwość (Diritto e Giustizia), il partito conservatore attualmente all’opposizione del governo europeista di Donald Tusk ed alleato di Andrzej Duda, il Presidente della Repubblica uscente.

    Storico, dottore in studi umanistici ed accademico, è nato il 3 marzo 1983 a Danzica.

    Nel 2017 diviene direttore del Museo nazionale della Seconda guerra mondiale della sua città natale; dal 2021 è noto in Polonia per il ruolo di Presidente dell’Istituto della memoria nazionale (Instytut Pamięci Narodowej), organo deputato allo svolgimento di «indagini sui crimini commessi da nazisti e comunisti contro i polacchi» ed alla ricerca «dei luoghi di sepoltura delle persone morte nella lotta per l’indipendenza e l’unificazione dello Stato polacco».

    Dall’anno scorso Nawrocki era stato inserito nelle liste degli indesiderati di Mosca per la dichiarata intenzione di voler demolire alcuni monumenti costruiti dai sovietici durante il regime.

    Il primo turno e la vittoria

    Al primo turno il neo Presidente aveva ottenuto il 29,54% dei voti, rincorrendo l’avversario Rafał Kazimierz Trzaskowski, sostenuto dal governo progressista, che ha guidato la classifica con il 31.36% delle preferenze.

    Fondamentale per la vittoria è stato l’appoggio dei candidati di centro destra esclusi al primo turno, tra cui l’eurodeputato Grzegorz Braun, con il 6,34%, e la complicità del candidato del partito di destra Confederazione Libertà e Indipendenza (Confederacja Wolność i Niepodległość), Sławomir Mentzen, arrivato terzo con il 14,80%.

    Si sono dimostrate rilevanti anche le dichiarazioni pubbliche di sostegno arrivate dal presidente ungherese Viktor Orban e dallo stesso presidente americano Donald Trump.

    Al secondo turno, lievissimo il distacco da Trzaskowski, che ha incassato il 49,11% dei voti. Polarizzato il voto su base territoriale: Nawrocki trionfa soprattutto nelle regioni di confine con la Russia, la Bielorussia e l’Ucraina, con un voto frutto della preoccupazione per la crisi russo-ucraina, che ha mirato a sostenere la promessa di riarmo e quella di non far entrare Kiev nella NATO.

    Il barometro del voto: Nawrocki spinto dalle regioni orientali e sud-orientali, che confinano con Russia, Bielorussia e Ucraina. Immagine: Commissione Elettorale Nazionale polacca

    “Più soldi in tasca” e anti-immigrazione

    Punto cruciale della campagna è stato il motto “Più soldi in tasca”, con la promessa di tasse più basse, un abbassamento del prezzo dell’energia elettrica – anche con investimenti nell’ambito dell’energia prodotta con il carbone – e pensioni “degne”.

    Prima la Polonia”, altra frase particolarmente significativa, che porta in sé la volontà dichiarata di concedere la “precedenza” ai cittadini polacchi nell’accesso ai servizi, con un rinnovato controllo dei confini in chiave anti-immigrazione e lo stop ai patti di redistribuzione degli immigrati. Sempre sotto l’egida del “prima i polacchi”, anche la promessa di limitare il Green Deal europeo e di “restiruirne i costi ai semplici cittadini”, nonché la garanzia di tenere sotto controllo e contenere l’acquisto del grano ucraino “affinché non inondi la Polonia e l’Europa”.

    La difesa

    Sulla difesa il programma è quello di perfezionare il raggiungimento del 5% del PIL per le spese militari (punto in comune con l’avversario Trzaskowski) nonché la generale velocizzazione dei percorsi di formazione per i soldati, per una disponibilità complessiva di 300.000 uomini, vale a dire quasi l’1% della popolazione complessiva, pari a circa 36 milioni). Sullo stesso piano anche una revisione del sistema di gestione delle crisi e di difesa civile in ogni comune, con piene dotazioni per la costruzione di bunker.

    La questione ucraina

    Non solo le dichiarazioni sul grano, ma anche la promessa di opporsi all’ingresso dell’Ucraina nella NATO, sottoscritta in diretta YouTube sul canale di Sławomir Mentzen. Nawrocki ha ricevuto le critiche dell’ambasciatore ucraino in Polonia, Vasyl Bodnar, il quale ha dichiarato che l’ingresso dell’Ucraina nell’Alleanza atlantica favorirebbe la sicurezza della Polonia, rendendo più sicuro il confine sud-orientale.

    In generale, la compagine che ha sostenuto Nawrocki aveva apertamente attaccato il presidente Zelensky, accusandolo di voler interferire nelle elezioni polacche per favorire il candidato europeista e progressita Rafał Trzaskowski.

    Non sono mancate anche dichiarazioni ancora più dirette dello stesso Nawrocki, che oltre all’ingresso nella NATO, vede come impossibile anche l’accesso dell’Ucraina all’Unione europea, ricordando il massacro di Volhynia, avvenuto nel corso della Seconda Guerra mondiale in cui i nazionalisti ucraini uccisero 100.000 polacchi.

    Un cambio di passo?

    Nelle istituzioni polacche rimane ora la stessa dicotomia interna, con un Presidente della repubblica conservatore ed un governo europeista, che conferma la traccia seguita negli ultimi due anni tra la presidenza di Duda e il governo di Tusk.

    Le relazioni sembrano però adesso ancora più difficili per il posizionamento critico nei confronti dell’Ucraina e anche della Russia, nonché della stessa Europa, ed una simpatia tutt’altro che celata per Donald Trump.

    Di Yari Nicholas Turek – Direttore editoriale

    20250212

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