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    In vigore l’European Media Freedom Act: una nuova era per la libertà di informazione?

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    “Se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuole sentirsi dire”, scriveva George Orwell. Oggi, con il regolamento europeo sulla libertà dei media, cosiddetto European Media Freedom Act (EMFA), si fa largo un intento mai effettivamente archiviato: scardinare ingerenze esterne, di tipo economico e politico, per permettere l’espressione indipendente del pensiero, anche laddove quest’ultimo metta in crisi stratificazioni di menzogne pubbliche condivise. 

    Che cosa prevede l’European Media Freedom Act?

    A partire da venerdì 8 agosto, gli Stati membri dell’Unione europea sono tenuti a conformarsi all’European Media Freedom Act (EMFA), un insieme di norme comuni in materia di libertà di stampa, trasparenza e pluralismo entrato ufficialmente in vigore il 7 maggio 2024, dopo l’approvazione ottenuta nell’aprile dello stesso anno. 

    Un vero e proprio regolamento, comprendente anche obblighi e sanzioni da prevedere in caso di inosservanze. Nove i caposaldi su cui si fonda il suo obiettivo ultimo, vale a dire proteggere i media – e l’informazione in generale – da pressioni ritenute indebite, tali da innescare casi di collateralismo potenzialmente dannosi per il bene pubblico: tra questi, proteggere l’indipendenza editoriale, nonché le fonti giornalistiche dall’uso di spyware, garantire il funzionamento indipendente del servizio pubblico, aumentare la trasparenza della proprietà dei media. 

    Von der Leyen esprime soddisfazione: “Pilastro della democrazia”

    La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in un post su X, ha espresso soddisfazione per quanto decretato dall’EMFA: “Una stampa libera e indipendente è un pilastro essenziale della nostra democrazia. Con il nostro European Media Freedom Act vogliamo migliorarne la tutela. In questo modo i giornalisti possono continuare il loro fondamentale lavoro in tutta sicurezza, senza interferenze o intimidazioni”.  

    Ma come siamo arrivati qui?

    Malgrado i lunghi mesi intercorsi tra l’entrata in vigore e la sua applicazione effettiva, vale la pena ribadire che, a febbraio 2025, è stato istituto il Consiglio europeo per i servizi di media, un organismo indipendente il cui compito è promuovere l’applicazione efficace e coerente della legislazione dell’UE in materia di media. Ma è ricostruendo la genesi dell’informazione e dei suoi mezzi nei vari Paesi dell’Unione, primo tra tutti l’Italia, che possiamo intendere la portata effettiva di quanto sancito dal regolamento. 

    Utile a tal proposito è chiedersi cosa di cela dietro l’European Media Freedom Act: rispondendo a questo interrogativo, si può dire che del potere insito nella stampa si è sempre parlato, anche se la circolazione delle opinioni private e la loro reciproca contaminazione, altrimenti detta opinione pubblica, è divenuta di interesse globale con l’avvento della rete e dei social. 

    E così, proprio laddove l’umanità prendeva possesso di dati e informazioni tratte dai più svariati campi sociali, il potere – legislativo tanto quanto giudiziario – ha in più occasioni tentato di ergere una torre d’avorio, pur di non contaminare lo status quo. Tutto questo non solo in regimi autocratici, ma perfino nelle democrazie, fondate per antonomasia sui diritti civili e sul principio di rappresentanza politica. 

    La ricostruzione del caso italiano

    L’Italia, secondo l’analisi sulla libertà di stampa stilata da Report Senza Frontiere nel 2025, figura tra i paesi meno virtuosi in termini di libertà di informazione e di libertà di stampa, classificandosi alla 49esima posizione. 

    Altrettanto indicativo è il fatto che, come documentato dalla Piattaforma del Consiglio d’Europa per la protezione del giornalismo, dopo Turchia, Ucraina, Francia e Serbia, l’Italia è il paese membro del Consiglio d’Europa che ha registrato il maggior numero di violazioni della libertà di stampa negli ultimi dieci anni

    Conclusioni

    Ecco spiegato perché quanto decretato dal regolamento europeo sulla libertà dei media è importante: si tratta di un passaggio potenzialmente decisivo per rompere legami che, da decenni, rendono in molti casi lo svolgimento di quella che è un’attività professionale una vera e propria agonia. 

    Uno spiraglio a tutti gli effetti rivoluzionario. Ma fino a quando la politica non vorrà trovare modo e maniera per porsi su binari paralleli – e non coincidenti – rispetto alla comunicazione nulla potrà mai effettivamente cambiare.

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