La tecnologia e l’intelligenza artificiale stanno trasformando le nostre vite. Sappiamo molto bene che i sistemi di intelligenza artificiale funzionano perché sono in grado di processare enormi quantità di dati e, quindi, di creare collegamenti e correlazioni in tempi molto brevi. L’intelligenza artificiale può essere utilizzata in ogni campo: dalla scuola, alla sanità, fino ad arrivare al lavoro. Ma può avere anche risvolti negativi.
La rivoluzione attualmente in atto ha reso necessario intervenire a livello legislativo: basti pensare all’AI Act approvato per proteggere e tutelare i diritti, ma garantire al contempo l’innovazione. L’obiettivo cardine dell’AI Act è “proteggere i diritti fondamentali, la democrazia, lo Stato di diritto e la sostenibilità ambientale dai sistemi di IA ad alto rischio, promuovendo nel contempo l’innovazione e assicurando all’Europa un ruolo guida nel settore. Il regolamento stabilisce obblighi per l’IA sulla base dei possibili rischi e dei livelli di impatto”.
IA Act: perché è stato introdotto?
L’introduzione dell’AI e il suo massiccio utilizzo porta a monitorare i lavoratori e le loro prestazioni lavorative; gli algoritmi, in parte, sono utilizzati per selezionare, assumere, ma anche licenziare i lavoratori. Proprio per questo motivo l’intervento legislativo è diventato imprescindibile; quest’ultimo ha fissato delle regole che dovranno essere seguite dalle aziende che hanno e avranno un ruolo sul mercato.
L’AI Act imporrà dunque una serie di regole per tutelare i cittadini, e quindi i consumatori, individuando delle categorie di rischio (minimo, limitato, elevato e inaccettabile) che potrebbero avere effetti negativi sulla vita dei cittadini. Tutto questo al fine di tutelare e garantire i loro diritti.
L’AI e il mondo del lavoro
Il mondo del lavoro come lo abbiamo sempre conosciuto, quel lavoro ‘tradizionale’, sta quasi scomparendo; in molti casi le macchine e la tecnologia stanno sostituendo quei lavori che una volta erano manuali. Chiaramente quando parliamo di lavoro e intelligenza artificiale dobbiamo parlare anche dei rischi e non solo delle opportunità che possono nascere. L’intelligenza artificiale e l’automazione stanno trasformando il mondo del lavoro, ma bisogna porsi anche delle domande. Che impatto queste tecnologie avranno (e in parte già hanno) sui lavoratori? Sicuramente il ricorso all’AI può liberare i lavoratori da compiti gravosi, ripetitivi, creando anche nuove opportunità.
D’altro canto non si possono non evidenziare i rischi che potranno insorgere. Chiaramente le macchine non potranno ‘cancellare’ i posti di lavoro ma, come già spesso accade, ne possono peggiorare la qualità. È ormai assodato che i rischi potrebbero riguardare le professioni intellettuali, ma anche funzioni amministrative o contabili, vista la capacità di elaborazione dati che l’intelligenza artificiale possiede. Questi rischi potrebbero riguardare anche la produzione di beni o servizi, dal momento che l’innovazione e lo sviluppo tecnologico portano alla soppressione di determinate mansioni. L’obiettivo è dunque capire come usare le nuove tecnologie nel mondo del lavoro in perenne mutamento.
L’intelligenza artificiale sta consentendo – già adesso – di arrivare a lavori più efficienti e ottimizzati che consentono a datori di lavoro e imprenditori di ridurre i costi e anche il margine di errore. Bisognerà capire come le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale impatteranno sul numero di posti di lavoro. Il World Economic Forum ha evidenziato che il progresso tecnologico, in cui rientra chiaramente anche l’intelligenza artificiale, creerà nuovi posti di lavoro a livello mondiale, ma ne eliminerà un numero maggiore andando a creare una ampia forbice di disuguaglianze a danno dei lavoratori. Un elemento chiave sarà l’adattamento dei lavoratori a queste trasformazioni radicali; le competenze saranno rimodellate per consentire loro di poter utilizzare al meglio la tecnologia e l’intelligenza artificiale.
L’uso sempre più frequente degli algoritmi, basti pensare anche alle piattaforme sulle quali noi ordiniamo il cibo che ci viene consegnato a casa, sono ormai realtà e quotidianità. A tal riguardo, proprio per introdurre delle forme di tutela del lavoro tramite piattaforme digitale, è stato introdotto nel nostro Paese il decreto legislativo n. 81 del 2015 (convertito in legge nel 2019) che ha previsto alcune tutele; tra queste l’applicazione delle disciplina antidiscriminatoria e di tutela della libertà e dignità di questi lavoratori, oltre che la tutela della privacy sulla base del GDPR.
Oggi, e sicuramente in un futuro non troppo lontano, il lavoratore sarà sempre più soggetto agli algoritmi che monitorano e ‘decidono’ come deve essere svolto il lavoro.
Conclusioni
Sicuramente l’intelligenza artificiale è un supporto per il lavoro dell’uomo, ma può avere anche risvolti negativi, comportando una possibile perdita delle abilità pratiche. Al tempo stesso, va comunque detto che essa potrebbe influire sulla creatività dell’uomo. Dovremmo pensare ad una realtà in cui la tecnologia sia di supporto e non di sostituzione.
Inoltre, sappiamo bene che sarà sempre doveroso preoccuparsi per la libertà e i diritti dei lavoratori, diritti fondamentali che potrebbero essere messi a rischio da un controllo capillare e invasivo da parte degli algoritmi.