È oggi nostra ospite la Sen. Barbara Floridia, eletta al Senato con il Movimento 5 Stelle, di cui è stata capogruppo dall’ottobre 2022 all’aprile 2023. Laureata in Lettere moderne presso l’Università di Messina, sottosegretaria del Ministero dell’Istruzione per il governo Draghi dal 1° marzo 2021 al 21 ottobre 2022, dal 4 Aprile presiede la Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.
In seguito alle ultime elezioni in Francia che hanno visto la vittoria del Fronte Popolare sulla destra di Le Pen, lei ha chiesto una relazione precisa e dettagliata al delegato della Rai Roberto Sergio, in merito all’ “oscuramento” che starebbe portando avanti RaiNews riguardo le stesse elezioni. Ritiene corretto affermare che il governo Meloni stia usando lo strumento della “censura” per poter esaltare le “proprie” vittorie elettorali e minimizzarne invece le sconfitte?
Io ho chiesto una relazione dettagliata all’amministratore delegato, perché ho ritenuto che non soltanto RaiNews, ma anche le reti generaliste, abbiano omesso un’attenzione che, per un’elezione così importante come quella tenutasi in Francia, fosse invece necessaria. Qualche giorno fa abbiamo avuto un ufficio di presidenza in commissione di vigilanza, e molti commissari non sono rimasti niente affatto soddisfatti, mentre altri si. Io ritengo che il governo stia utilizzando il servizio pubblico cercando di occuparlo “in maniera militare”, perché dico questo: la legge del 2015 proposta da Renzi e che permette al servizio pubblico di essere gestito direttamente dal governo, è una legge che fa un gran danno a tutti i cittadini e questo governo ne sta facendo pienamente uso. Che cosa significa quindi, che si sta comportando “fuori dalle regole”? No, ma che queste regole sono sbagliate, ed è il tema che io porto avanti in commissione ma non solo, urlando l’esigenza e l’urgenza di cambiare questa legge che definisce il CDA Rai. Adesso non lo diciamo più noi come forza politica, non lo dico solo io come presidente della vigilanza Rai, ma lo dice il cosiddetto media freedom act, che è un regolamento europeo, che “bacchetta” l’Italia sottolineando la necessità di un cambiamento attuale sulla governance Rai.
Recentemente, durante una sessione parlamentare, l’on. Antoci del Movimento 5 Stelle ha denunciato le attività di criminalità organizzata legate alla macellazione clandestina in Sicilia. In risposta, una dirigente di Fratelli d’Italia ha dichiarato sui social media che tali accuse sono infondate e rappresentano solo bugie sul territorio siciliano. Alla luce di tali affermazioni, quanto e perché ritiene importante porre l’attenzione sulla questione della cosiddetta “mafia dei pascoli”?
Intanto le rispondo facendo riferimento a Sciascia che diceva l’esatto contrario di quello che ha dichiarato questa rappresentante di FDI, che come gruppo politico non è noto per i curricula letterari dei loro rappresentanti. Sciascia diceva invece che quando della Sicilia si parla, e si parla svelando il vero, dicendo ciò che non va, è esattamente l’azione, il momento in cui si manifesta il vero amore per la propria terra. Perché dirci quanto siamo “belli e bravi”, quando in realtà ci sono delle criticità, ci sono delle difficoltà e quando c’è la mafia dei pascoli, ecco, quello è voler nascondere la polvere sotto il tappeto. Le cose invece vanno dette, affrontate e combattute: lo dicevano Sciascia, Falcone e poi Borsellino. Io ritengo che le espressioni di una qualunque rappresentante di FDI lasciano il tempo che trovano, a mio avviso, mentre bene per l’impegno preso da Antoci, siamo contenti che in Europa ci siano rappresentanti che attenzionino queste criticità. In Sicilia ora, anche con il problema della siccità, ci sono un insieme di “disastri” che dovremo affrontare tutti e mi auguro si possa fare a livello trasversale – politicamente parlando – e a livello di impegno civico da parte dei cittadini. Il silenzio, l’indifferenza e la disaffezione dei cittadini sono un danno grave, tanto quanto quello della mala politica. In Sicilia manca l’acqua nelle aziende, nei campi, nelle case e si parla poi di Ponte sullo Stretto, mi sembra davvero ridicolo: quale progresso possiamo portare, quando qualcuno in più forse potrà arrivare più velocemente in Sicilia, se poi non vi è la possibilità di sviluppo?
A un anno e mezzo dall’annuncio dell’inizio dei lavori per il ponte sullo Stretto di Messina, è imminente l’avvio delle procedure di esproprio, che lei ha recentemente dichiarato “metteranno in ginocchio Messina per molto tempo“. Quali sono le sue prospettive future riguardo la costruzione di questo ponte?
Ormai lo sviluppo non passa più con una infrastruttura fisica, ma passa con le infrastrutture digitali, per esempio, ma anche se ci fosse una visione diversa di paese, io vorrei un progetto: concreto, realizzabile e seriamente finanziabile. Invece, hanno recentemente approvato un decreto nel quale si può dare l’ok a micro-pezzi dell’intera opera, mi spiego meglio: si può scegliere per legge e dare l’approvazione di una rampa o di un muro, senza che sia approvato il progetto finale. Noi così ci troveremo degli “eco-mostri”, senza sapere ancora se questo progetto è cantierabile o no in toto, anzi, in questo momento sappiamo che non è cantierabile. La città di Messina secondo il progetto del ponte attuale sarebbe messa a ferro e fuoco e fiamme, perché i lavori andrebbero ad incidere nella parte “viva” della città, che dovrebbe poter continuare a esistere, senza che ci siano proposte alternative di deviazione traffico o di come e dove alcune scuole verranno spostate.
I risultati delle prove Invalsi 2024 hanno evidenziato, secondo l’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione, “un dato drammatico” riguardo le prestazioni degli studenti. Quali ritiene siano le principali “falle” del nostro sistema scolastico? Crede che l’Italia possa ancora essere considerata una delle culle del sapere in Europa e nel mondo?
La scuola è da due anni fuori dall’agenda politica e fuori dal dibattito politico, è praticamente ignorata. Questo è un grave danno per la nostra Nazione, perché siamo sempre stati fiori all’occhiello a livello intellettuale. Con l’autonomia differenziata si rischia che i sistemi scolastici siano indipendenti gli uni dagli altri, e che l’Università di una regione possa decidere che il diploma del liceo scientifico preso ad esempio in Sicilia o in Calabria, non sia bastevole per l’iscrizione alla stessa Università. Inoltre questo è un governo che non ha stanziato risorse per la scuola, dobbiamo dircelo, sono i dati che parlano: basti pensare che per quanto riguarda l’educazione civica sono stati stanziati nella scorsa finanziaria, sette euro per istituto scolastico, ed è grave. Per quanto riguarda le prove invalsi la scuola in realtà è così oberata di tantissime attività, tra cui la stessa alternanza scuola lavoro e, trovandosi “ingolfata”, non trova tempo da dedicare alle discipline fondamentali che danno gli strumenti ai ragazzi per affrontare la vita reale. Basterebbe liberare le ore dei docenti, per permettere loro di insegnare discipline come matematica e inglese – però bisogna mettere risorse per questo – e poi, tenendo le scuole aperte nel pomeriggio, fare tutti “i rinforzi” e l’educazione civica necessaria. Parlo come docente, storicamente in maniera ciclica, un popolo ignorante che non ha gli strumenti intellettuali per poter sviluppare un proprio pensiero critico, è un popolo più facilmente assoggettabile, è quindi un popolo cieco e più distratto. Da studi recenti di una Università, i filmati dei “gattini” attirano più l’attenzione di un mio filmato in cui io stessa spiego la mia posizione politica, quindi ciò che è intellettuale, argomentato, e ruba più di un minuto, non ha l’attenzione della massa. C’è una diversa capacità cognitiva e una disaffezione alla cultura: se il governo non si fa carico di questa responsabilità, la situazione può solo che peggiorare. Se mi posso permettere, ricordo sempre un dato, ossia i dieci miliardi che abbiamo investito come forza politica quando avevamo il ministero dell’istruzione, in un solo anno per la scuola. Questa è una cifra incredibile, e sapete mediaticamente cosa è passato? È passata la narrazione dei cosiddetti “banchi a rotelle”, che è “una sciocchezza incredibile”: dei dieci miliardi stanziati dal governo di allora, duecento milioni erano a disposizione delle scuole per acquistare gli arredi necessari. La comunicazione della destra ha “cavalcato l’onda” riguardo queste “sedute innovative”: questa notizia mainstream così ha sovrastato una notizia più consistente per i cittadini, ossia che un governo ha stanziato dieci miliardi sulla scuola pubblica.
Nelle prossime settimane sarà previsto il rinnovo del Consiglio di amministrazione RAI: secondo la legge attualmente in vigore questo si comporrà di sette membri. Come Presidente della Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, quali sono le misure che verranno adottate per garantire la massima trasparenza e imparzialità nel processo di selezione dei candidati?
Allora ci sono tre passaggi: il primo è parlamentare: non c’entra la commissione di vigilanza, ma il Senato e la Camera. Questa è la fase in realtà più trasparente in assoluto, perché ci sono le votazioni e spesso i quattro rappresentanti, sono due della maggioranza e due dell’opposizione. Poi cosa accade? Nella formazione del CDA il Governo nomina due membri, quindi: uno è scelto dai rappresentanti dei lavoratori in Rai, quattro vengono scelti dalla Camera e dal Senato e poi ci sono altri due, di nomina governativa, diretti quindi da Giorgia Meloni e dal Mef Giorgetti. Queste due persone dovrebbero ricoprire le due cariche più importanti, quindi Presidente ed amministratore delegato della Rai. Quando il Governo indica alla commissione di vigilanza il nuovo CDA, e si indica la persona, questa persona va “perfezionata” nella sua nomina come Presidente, in commissione di vigilanza. Se la commissione di vigilanza con una maggioranza qualificata -significa che non basta solo la maggioranza, ma serve anche “un pezzettino” di opposizione- conferma la nomina del Governo, il Presidente o la Presidente diventa tale e il CDA Rai è nella sua forma perfetta, e può cominciare ad operare. Se in vigilanza invece non accade questo, si rivaluta “un presidente di garanzia”, che abbia anche l’ok dell’opposizione. Cosa faremo noi in vigilanza? Faremo in modo che il nome proposto dal Governo possa essere un nome che rappresenti veramente anche una parte dell’Opposizione e che quindi possa essere votato. In merito alle tempistiche credo che, se la maggioranza – in realtà stanno ancora contrattando sulle poltrone – troverà “una quadra”, si calendarizzerà la votazione dei rappresentanti del CDA in Senato e in Camera, e dopo a seguire ci saranno i due step citati in precedenza. Io mi sono sentita investita da questo mandato, perché, non solo nella mia sensibilità politica c’è la necessità di liberare il servizio pubblico dall’influenza politica soprattutto governativa – perché quella parlamentare può essere la rappresentanza di tutti- però ci devono essere assieme professionisti liberi dalla politica in generale e certamente non ci deve essere nessuno del Governo di turno. Questa è la mia sensibilità politica, ma non soltanto, di fatto l’agosto del 2025 noi entreremo in infrazione europea, pagheremo all’Europa questa mora, per non aver cambiato questa legge. Il servizio pubblico – visto che viviamo solo di comunicazione, più che di sostanza – è tanto fondamentale quanto la scuola e la sanità: è uno degli strumenti imprescindibili per poter esercitare la democrazia.