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    Gli investimenti degli Emirati Arabi Uniti nei Balcani: rischi e benefici

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    Negli ultimi anni gli Emirati Arabi Uniti (EAU) hanno intensificato la loro presenza economica nei Balcani. La loro strategia è basata sulla diplomazia energetica: attraverso partnership come quella con Italia e Albania, gli Emirati si presentano come attori centrali nella transizione energetica europea. 

    Gli investimenti di questo Stato nei Balcani rappresentano un’opportunità di sviluppo che può accelerare la crescita economica, ma che allo stesso tempo – qualora non accompagnati da regole chiare e trasparenti – rischiano di generare tensioni ambientali e politiche.

    Albania: tra rinnovabili e resort

    Uno dei primi segnali dell’interesse degli Emirati Arabi Uniti per l’Albania risale ai primi anni Duemila, con un investimento di circa 20 milioni di dollari per la costruzione dell’aeroporto internazionale di Kukës, inaugurato nel 2021. Si tratta di una infrastruttura che ha un valore simbolico: nata come centro di supporto per i rifugiati kosovari durante la guerra degli anni ’90, oggi rappresenta un emblema dell’amicizia tra i due Paesi.

    Il vero salto di qualità però si è registrato a gennaio 2025, quando Italia, Albania ed Emirati hanno firmato ad Abu Dhabi un accordo da circa un miliardo di euro per sviluppare energia rinnovabile in territorio albanese. 

    L’intesa prevede la realizzazione di impianti solari ed eolici, sistemi di accumulo e soprattutto la messa in posa di un cavo sottomarino che collegherà Valona con la Puglia. 

    Il progetto più ambizioso riguarda il porto di Durazzo: un maxi-investimento guidato dalla società Eagle Hills, fondata dall’imprenditore emiratino Mohamed Alabbar. Nel 2022 è stato firmato un Memorandum of Understanding con il governo albanese per la realizzazione del progetto Durres Yachts & Marina, un piano dal valore stimato di circa 2 miliardi di euro, approvato dal Parlamento albanese a novembre dello stesso anno. La struttura societaria prevede che Eagle Hills detenga il 67% delle quote, mentre lo Stato albanese il restante 33%.

    Il progetto mira a trasformare l’attuale porto commerciale in un hub turistico di lusso: l’area diventerà uno dei maggiori porti turistici del Mediterraneo, con più di diecimila sfarzosi appartamenti, strutture alberghiere, casinò e spazi commerciali. 

    L’iniziativa ha però sollevato numerose controversie politiche. L’opposizione albanese ha criticato la mancanza di trasparenza nell’accordo e la sproporzione dei benefici a favore dell’investitore straniero, sollevando dubbi sulla compatibilità con gli impegni europei dell’Albania. 

    Il successo di Mohamed Alabbar in Croazia

    In Croazia invece, il settore turistico-alberghiero della Dalmazia e delle isole di Brač e Hvar è ormai fortemente concentrato nelle mani proprio della società immobiliare emiratina Eagle Hills.

    Il primo passo decisivo dell’imprenditore emiratino è avvenuto nel marzo 2021 tramite l’acquisto di svariati hotel nell’isola di Brač e l’acquisizione di oltre il 50% delle quote dell’aeroporto della qui ospitato, di cui ha completato l’acquisizione nel 2024.

    Oggi, Eagle Hills controlla oggi circa 20 hotel lungo la costa croata, ma soprattutto possiede l’80% delle strutture alberghiere sull’isola di Hvar, consolidando così un vero e proprio monopolio sul turismo di fascia medio-alta in Dalmazia

    Le problematiche in Montenegro 

    In Montenegro è in corso un acceso dibattito sulla concessione per 99 anni della Velika Plaža di Ulcinj – la spiaggia selvaggia più lunga dello Stato – e di una stazione sciistica del nord agli Emirati Arabi. L’accordo, firmato a maggio dal premier Milojko Spajić ad Abu Dhabi e approvato dal Parlamento, ha suscitato polemiche e una forte opposizione della società civile.

    Il progetto prevedeva investimenti per 35 miliardi di euro: Alabbar aveva inizialmente proposto di costruire un resort di lusso e un complesso residenziale lungo la Velika Plaža. Tuttavia, sulla scia delle forti proteste dell’amministrazione locale e delle associazioni ambientaliste, l’imprenditore ha annunciato l’intenzione di abbandonare il progetto.

    Il Montenegro, uno dei paesi più piccoli d’Europa, potrebbe persino arrivare a compromettere la propria sovranità, permettendo una forte presenza di capitali stranieri, in primis quelli controllati da investitori extra-UE. Vi è quindi il rischio che il Montenegro possa divenire eccessivamente dipendente e vulnerabile all’influenza degli Emirati Arabi Uniti.

    Il lato controverso: i danni dell’ambiente 

    Gli Emirati Arabi Uniti stanno scrivendo una nuova pagina della loro proiezione internazionale, scegliendo i Balcani come terreno di espansione. L’Albania e la Croazia sono al centro dei loro progetti da ormai diversi anni, mentre il Montenegro, nonostante le difficoltà evidenziate, potrebbe in futuro essere coinvolto ulteriormente.

    Gli investimenti toccano anche temi cruciali come la transizione verde, la sicurezza energetica europea e la governance dei territori. Infatti, se da un lato questi progetti promettono sviluppo turistico, dall’altro pongono interrogativi sulla sostenibilità e sulla trasparenza degli investimenti.

    Emergono dunque degli interrogativi sulla concentrazione del settore nelle mani di un unico attore straniero e sulla capacità delle istituzioni locali di garantire trasparenza, tutela del patrimonio e benefici diffusi per le comunità locali.

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