Il 2024 è stato l’anno più sanguinario per numero di vittime da naufragio nel Canale della Manica dal 2018, quando è iniziato l’andirivieni migratorio verso la Gran Bretagna post-Brexit. Lunedì Giorgia Meloni ha ricevuto Keir Starmer a Roma proprio per parlare di politiche migratorie.
Il meeting romano
È stata Villa Pamphili lo sfondo dell’incontro di lunedì scorso tra i due leader, sugellato da una dichiarazione congiunta che riconferma il pluriennale rapporto di amicizia tra le due nazioni. Si è parlato dei conflitti israelo-palestinesi e russo-ucraini, del supporto alla presidenza italiana del G7, del rinnovo delle relazioni tra la Gran Bretagna e l’Unione Europea dopo la Brexit, ma soprattutto di difesa e sicurezza delle nazioni e di gestione dei flussi migratori verso i due paesi.
L’obiettivo di Giorgia Meloni e di Keir Starmer sembra essere quello di promuovere accordi con i paesi di origine e di transito dei migranti, per contrastare l’immigrazione irregolare, che per Starmer dovrebbe essere l’oggetto principale della politica interna britannica. Proprio per questo motivo è stato in visita anche al Centro Nazionale di Coordinamento per l’Immigrazione, nato nel 2012 e appartenente al ministero dell’Interno italiano. Per far intendere con ancora più forza il perché della visita romana, il Primo Ministro Starmer era accompagnato da Martin Hewitt, ex comandante di polizia, recentemente nominato a capo del Border Security Command, ente creato ad hoc dai laburisti al fine di contrastare i trafficanti di esseri umani, coordinando i servizi segreti e l’anticrimine.
La posizione anglo-italiana sulla migrazione
“Hanno raggiunto un accordo per collaborare subito a reinforzare il legame intranazionale, apprendendo dal successo italiano nella riduzione dell’immigrazione illegale, ridotta del 60% nell’ultimo anno, per mezzo di rinforzamenti e di un efficace lavoro a monte”. Queste sono state le parole di un portavoce di Downing Street subito dopo l’incontro anglo-italiano. In effetti, negli ultimi dodici mesi i migranti arrivati sulle sponde italiane sono stati decisamente di meno, ma il “merito” non è di certo degli accordi non ancora avviati con l’Albania. Gli accordi con le nazioni di origine dei migranti erano già in atto durante la precedente legislatura, anche se sono soprattutto la Tunisia e la Libia che impediscono coattivamente le partenze. Sono bizzeffe i centri di detenzione per migranti nei loro territori: cuore di torture, stupri sistematici e violenze, tutto fuorché luoghi di diritti umani.
A quanto pare il numero 10 di Downing Street ha già dichiarato di prendere le distanze da ciò che accade in queste nazioni, nonché promesso di fare di tutto per rimanere all’interno delle linee guida del diritto internazionale umanitario. Tra l’altro, Keir Starmer all’inizio della sua carriera è stato un avvocato proprio specializzato in diritti umani. Ed è ciò che sembra essere paradossale: il progetto albanese, che durante la visita a Roma è stato ampiamente lodato dal Primo Ministro britannico, non sembra avere necessariamente a cuore i diritti umani. I centri per migranti in Albania, gestiti direttamente dall’amministrazione italiana, vengono strutturati come delle carceri destinate ai richiedenti asilo.
Va ricordato che il diritto di asilo è riconosciuto dall’articolo 10, terzo comma, della Costituzione, secondo il quale “lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge”. È dunque paradossale l’ispirazione alle politiche meloniane da parte di Starmer, fervido laburista. Ma c’è poco di cui sorprendersi: ultimamente le politiche di centro-destra e centro-sinistra in Europa riguardo la migrazione sono diventate sempre più simili. Anche se, quasi immediatamente dopo aver vinto le elezioni, Keir Starmer ha annunciato l’abrogazione del piano conservatore per l’espulsione verso il Ruanda dei richiedenti asilo dalla Gran Bretagna. Lo ha fatto, però, solo citando le motivazioni economiche, e non etiche e morali per le quali il progetto non poteva funzionare: il paese aveva già versato 370 milioni di sterline per la sua attuazione ed era riuscito nell’intento solo per quattro persone.
Le settimane difficili del Governo Meloni
L’incontro Starmer-Meloni avviene in una settimana critica per il Governo italiano. Dopo le dimissioni del Ministro della Cultura Sangiuliano, è ora il Ministro Salvini che ha i riflettori puntati su di sé: nel 2019 si rifiutò di far attraccare una nave piena di migranti dell’ONG OpenArms, facendola rimanere a largo per circa tre settimane prima di essere ammessa al porto di Lampedusa per ordine giuristizionale. Salvini, all’epoca Ministro degli Interni, è ora imputato dalla Procura di Palermo per i reati di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio. È dunque curioso che il Governo di centro-sinistra di Keir Starmer abbia deciso di discutere proprio riguardo alle ondate migratorie con il Governo di Giorgia Meloni, responsabile del ruolo ricoperto da Salvini durante la legislatura corrente. Ci si chiede se la mossa di Starmer non possa aver alimentato ancora di più i sentimenti che si celano attualmente dietro alle rivolte nelle città inglesi, e se dunque non sarebbe stato meglio incontrarsi per discutere riguardo ad altre tematiche di legame tra le due nazioni.