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    Israele occuperà tutta la striscia di Gaza

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    Si è svolta una riunione del Gabinetto di sicurezza israeliano per approvare il piano militare di occupazione della Striscia di Gaza. Continuano le divergenze con le forze di opposizione e l’esercito.

    La possibile campagna militare a Gaza

    Il piano per l’occupazione militare di Gaza dovrebbe durare 4/5 mesi, secondo quanto riferito dal Times of Israel. Questa campagna ha lo scopo di mettere sotto pressione Hamas affinché liberi i 50 ostaggi israeliani ancora detenuti, di cui solo 20 ancora vivi. 

    Inizialmente si dovrebbe procedere con l’occupazione di Gaza City e dei campi nella Striscia centrale, costringendo la popolazione ad emigrare a sud, verso la zona umanitaria di Al-Mawasi. Per questo, nelle prime settimane, Israele procederà con un avviso di evacuazione, per permettere a circa 1 milione di persone di potersi spostare e creare infrastrutture civili necessarie agli sfollati. 

    Gli Stati Uniti, nell’ipotetica seconda fase, si coordineranno insieme ad Israele per l’invio di aiuti umanitari e per lo stanziamento di circa 1 miliardo di dollari, finanziamento sostenuto anche da altri paesi, come affermato da Channel 12. La priorità delle Idf sarà comunque quella di preservare gli ostaggi, nonostante i vari contrasti delle ultime ore con le stesse famiglie dei detenuti, preoccupate per la loro incolumità. 

    Nella riunione si è discusso sul futuro politico della Striscia di Gaza, per cui Netanyahu sottolinea: “Il piano è quello di trasferire la Striscia ad un organismo che eserciterà il controllo su di essa in via temporanea”. Così è intervenuto in una conferenza stampa, dopo l’incontro con l’ambasciatore indiano, J.P. Singh, in Israele, affermando anche che, se ci fosse una resa incondizionata da parte di Hamas, la guerra potrebbe immediatamente terminare. Presumibilmente, come riportato dallo stesso premier in un’intervista a Fox, l’organismo temporaneo che deterrà il controllo di Gaza sarà rappresentato dalle forze arabe, per permettere la liberazione della popolazione gazawi “dall’orrendo terrore di Hamas”.

    Preoccupazioni delle forze armate e dell’opposizione

    Così come affermato negli scorsi giorni, il capo delle Idf, Eyal Zamir, ha messo in guardia il governo israeliano dai possibili rischi che potrebbero presentarsi. Infatti “la situazione potrebbe aggravarsi, trascinando Israele in un buco nero”. Diverso è il piano dei militari per quanto riguarda il futuro di Gaza, che prevede: l’accerchiamento di Gaza City, isolamento del territorio e solo dopo iniziare con il fuoco massiccio. 

    Zamir continuerà ad esprimere i suoi dubbi “senza paura e in modo pragmatico, indipendente e professionale”, tenendo sempre a mente il suo unico obiettivo: la salvaguardia di Israele. Perplessità sono avanzate anche dal leader dell’opposizione, Yair Lapid, che afferma: “Ciò che Netanyahu propone è un’altra guerra, più ostaggi morti, più soldati caduti e decine di miliardi di denaro dei contribuenti”.

    Anche Hamas risponde duramente: “L’espansione dell’aggressione contro il nostro popolo non sarà una passeggiata: il prezzo sarà alto e doloroso”. L’accusa rivolta al premier israeliano è quella di non voler raggiungere effettivamente un accordo, ma “liberarsi degli ostaggi e sacrificarli per i propri interessi personali”.

    Proteste a Gerusalemme

    Nella mattinata di oggi è arrivato un appello da parte dell’Hostages and Missing Families Forum, rivolto al capo di stato maggiore Zamir, esortandolo ad opporsi alle azioni militari che potrebbero mettere in pericolo la vita degli ostaggi detenuti da Hamas. 

    In più, durante tutta la durata della riunione di oggi, ci sono state migliaia di persone che hanno manifestato davanti all’edificio del governo a Gerusalemme, chiedendo il rilascio degli ostaggi e la fine della guerra. Così è intervenuta Einav Tsangauker, madre dell’ostaggio Matan Tsangauker: “Questa è una serata cruciale per la vita del nostro Paese. Nelle ultime settimane c’era una possibilità per l’accordo, Netanyahu mi ha promesso che avrebbe raggiunto un’intesa per riportare tutti a casa. Ma ha sfruttato il mio  dolore, quello delle famiglie, quello del popolo ferito e ha fatto fallire l’accordo.”

    Esito della riunione

    Nonostante le divergenze all’interno delle Idf, è stata ordinata un’evacuazione nel nord di Gaza, verso la zona di Al-Mawasi nel Sud della Striscia di Gaza. L’evacuazione riguarderà solo Gaza City e avrà come data limite il 7 ottobre 2025. 

    È stato dato il via libera al piano di occupazione dal gabinetto di sicurezza, prevedendo 5 principi per la fine della guerra: “smantellamento dell’arsenale di Hamas, ritorno di tutti gli ostaggi, vivi e deceduti; smilitarizzazione della Striscia di Gaza; controllo della sicurezza da parte di Israele sulla Striscia; istituzione di un’amministrazione civile alternativa, che non sia né Hamas né l’Autorità palestinese”. 

    Continuano i dubbi e le divergenze anche dopo la riunione del gabinetto di sicurezza. Le forze militari restano sempre contrarie, affermando; “Non esiste una risposta umanitaria per il milione di persone che sposteremo a Gaza. Sarà tutto estremamente complesso. Propongo di rimuovere l’obiettivo del ritorno degli ostaggi tra gli obiettivi della guerra”. 

    In conclusione

    Parole di contrasto nei confronti di questo piano sono arrivate anche dall’Europa, con le accuse di genocidio mosse da parte della vicepresidente esecutiva della Commissione Ue, Teresa Ribera. L’Australia si mostra contraria alla decisione del premier israeliano, come affermato dal ministro degli Esteri Penny Wong: “L’Australia invita Israele a non intraprendere questa strada, che non farà che peggiorare la catastrofe umanitaria a Gaza”. Gli Stati Uniti interverranno a favore? L’Unione europea adotterà una posizione più ferma? Nonostante la forte tensione tra le due parti, c’è possibilità di una resa o di un accordo da parte di Hamas per evitare la rischiosa occupazione?

    20250298

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