Il Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella non ha confermato i sondaggi, risultando terzo nella corsa per il rinnovo dell’Assemblée.
Nonostante il risultato, che ha visto trionfare i progressisti del Nouveau Front Populaire e i liberali centristi del presidente Macron, il movimento di destra è risultato il più votato dai francesi al primo turno. In costante crescita nei sondaggi durante tutta la sua storia, il fu Front National (mutato oggi in Rassemblement) è sempre stato marginalizzato dalle altre forze politiche poiché considerato razzista e anti-sistema. Ma da dove deriva questa conventio ad excludendum? Quali sono le origini della creatura del diseredato Jean-Marie Le Pen?
Il Front National di Jean-Marie Le Pen
Il Front National viene fondato nel 1972 dal militante corso di estrema destra Francois Duprat e dal deputato bretone poujadista (1) Jean-Marie Le Pen. I due si ispirano direttamente al Movimento Sociale Italiano, scegliendo come simbolo la fiamma tricolore. Le Pen si avvicina così al movimento extraparlamentare Ordre Noveau (2), il cui scopo era preservare le radici cattoliche e tradizionaliste (in senso anche monarchico, per quanto riguarda il contesto francese) della vecchia Europa. Le Pen e il suo partito assunsero posizioni negazioniste dell’Olocausto, antisemite, di difesa nei confronti dei collaborazionisti filo-nazisti del governo di Vichy, xenofobe e contrarie all’idea di Europa unita. Il Front può quindi essere identificato come un partito di estrema destra nazionalista, conservatore ed euroscettico. Nel tempo, Le Pen senior posiziona il FN in maniera trasversale: nazionalista e quindi capace di attrarre l’elettorato di destra, attento ai problemi delle classi lavoratrici e quindi in grado di essere popolare, cattolico e quindi vicino alle posizioni delle élite tradizionalmente repubblicane e di centro-destra.
Marine Le Pen e l’espulsione del fondatore
Nonostante i risultati elettorali gradualmente in miglioramento, la svolta avviene con la presidenza della figlia di Jean-Marie Le Pen, Marine. Sconfigge tutti i pretendenti al seggio del padre, candidandosi alle elezioni l’anno dopo e risultando terza dopo Hollande e Sarkozy.
Alle europee del ’14, il FN è primo partito in Francia. Sono gli anni dei primi successi del sovranismo, da Salvini in Italia, Trump negli USA passando per Bolsonaro in Brasile.
Un anno dopo il successo alle europee, Le Pen senior viene espulso dal partito: ha affermato, non per la prima volta, che le camere a gas sono state un dettaglio della Seconda guerra mondiale. Jean-Marie reagisce ripudiando pubblicamente la figlia Marine, che inizia così il processo di normalizzazione del fu FN.
Il Rassemblement e Jordan Bardella
L’ascesa del partito di Le Pen è inarrestabile: alle europee del 2019 arriva primo, anche grazie al processo di lenta e moderata istituzionalizzazione che ha condotto al cambio del nome in Rassemblement national. In vista delle presidenziali del 2022, in cui perde al ballottaggio con Macron per un soffio, Le Pen si dimette: al suo posto arriva il venticinquenne Jordan Bardella, eurodeputato già da due anni. Cresciuto nella periferia parigina, nel partito sin da giovanissimo, Bardella è una figura chiave per il lepenismo e per il risultato del primo turno delle appena trascorse elezioni parlamentari. Esperto seppur giovane, dal viso pulito e dal profilo credibile. Homo novus, conservatorissimo e star di Tik Tok con quasi 50 milioni di mi piace. La sua narrativa politica è coerente con quella del conservatorismo tradizionale, ma con alcune sfumature tipiche del lepenismo: anti-immigrazione e supporter della teoria della Grande Sostituzione (3) – pur essendo di origini italo-algerine – anti-establishment e anti-élite. Interessanti le sue posizioni sulla crisi climatica: diversamente dalla tradizionale impostazione di destra, il lepenismo di Bardella predica un ecologismo di destra anti-globalizzazione. Fondamentalmente, le grandi corporazioni e il capitalismo liberista sarebbero responsabili della crisi climatica, a danno delle comunità locali. Al tempo stesso proposte come il taglio dell’IVA dal 20% al 5,5% hanno permesso di far breccia nell’elettorato più attento alla lotta contro il carovita.
Un mutamento non completo
Le Pen e Bardella giocano tutto sulle contrapposizioni tra popolo ed élite, economia locale e grande capitalismo, regioni e stato centralizzato, e sul tema dell’immigrazione. Hanno imparato a sfruttare a loro piacimento divisioni profonde radicate nella storia di Francia, dichiarando guerra all’establishment e quindi compattando il diffusissimo sentimento anti-Macron. Le Pen è dunque riuscita a moderare le tradizionali caratteristiche anti-sistema del FN? Si e no, in quanto si presenta come leader di una destra nazionale ma non fascista, nonostante diverse dichiarazioni di candidati nazionalisti abbiano destato scalpore anche nelle ultime settimane. Adesso dovrà riprendersi dal colpo subito: probabilmente il RN dovrà approfondire il suo processo di mutamento prima di ambire a scalfire il blocco repubblicano della maggioranza.
(1) il poujadismo è un movimento fondato e diretto negli anni ’50 da Pierre Poujade, commerciante e sindacalista, di tendenze populiste e reazionarie, anti-globalizzazione e anti-sistema.
(2) il nome richiama Ordine Nuovo, l’associazione fondata da Pino Rauti, esponente di spicco del neofascismo italiano. Il simbolo di Ordre Noveau era composto da una croce celtica, simbolo della destra nazional-collaborazionista del governo di Vichy, schierato coi nazisti durante la WWII.
(3) altrimenti detta Piano Kalergi, teoria del complotto diffusa negli ambienti neonazisti, nazionalisti e suprematisti bianchi. Afferma che vi sia in atto un piano segreto per sostituire la popolazione europea con quella africana ed asiatica, così da “inquinarne” le radici genetiche.