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    Lavorare è diventato un lusso per pochi?

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    Negli ultimi anni si sta verificando un cambiamento di rotta significativo causato da un contesto lavorativo ed economico instabile e in continua evoluzione. Mentre le aziende lamentano enormi difficoltà nel reperire personale qualificato, i cosiddetti ‘talenti’ manifestano una crescente tendenza a non stanziare a lungo sulla stessa posizione professionale, complice anche il mutamento della mentalità rispetto alle generazioni precedenti, oltre che una differente valutazione delle priorità personali. 

    Il futuro incerto

    L’accesso alle professioni risulta oggi aggravato dall’incertezza verso il futuro, una difficoltà che va a sommarsi agli enormi sacrifici per raggiungere la tanto agognata indipendenza economica. Sono sempre più numerosi i giovani che si ritrovano a destreggiarsi tra contratti precari, false promesse e l’impossibilità a mantenersi, specialmente nelle grandi città, dove la gavetta sembra non finire mai. 

    All’interno di un contesto tanto ampio quanto complesso, non tutti sembrano avere le stesse possibilità di carriera, e ciò non dipende soltanto dal percorso di studi: l’aumento generale dei prezzi, gli affitti e contratti di stage illimitati sembrano rallentare chi non può permettersi un appoggio dalla propria famiglia, mettendo così a repentaglio il diritto di costruirsi un futuro.

    Stage e costo della vita 

    Al termine di un percorso universitario, non si possiedono ancora basi solide per distinguersi nel mondo del lavoro. Da questo presupposto scaturisce il periodo di gavetta, un momento in cui ci si approccia alle prime esperienze lavorative, spesso sottopagate e giustificate con il pretesto della formazione sul campo, tenuta da professionisti del settore. 

    Quel periodo che dovrebbe costituire un ponte tra la vita universitaria e quella lavorativa, necessario per acquisire numerose competenze e comprendere le difficoltà della vita professionale, si tramuta così in un incubo nel momento in cui l’esperienza acquisita pare non essere quasi mai sufficiente per giungere alla firma di un contratto che permetta quantomeno di superare la soglia di povertà.

    L’aumento del costo della vita 

    Non è raro, durante la ricerca di una posizione lavorativa, imbattersi in offerte di stage che richiedono un’esperienza pregressa di almeno un anno, mentre il rimborso spese offerto risulta spesso inadeguato per stare al passo con l’aumento del costo della vita, che negli ultimi anni ha subito un incremento significativo. 

    A Milano, il prezzo medio di una stanza nel 2024 era di circa 637€; destini analoghi per Bologna (506€), Roma (503€) e Firenze (493€), che ha visto un aumento del +16% rispetto al periodo 2023-2024. 

    L’aumento degli affitti è legato all’eccesso della domanda e alla scarsità dell’offerta, provocando un divario tra chi può permettersi di trasferirsi per lavoro o studio e chi invece, è costretto a rinunciare, rischiando di lasciare indietro anche i più meritevoli solo per una questione economica.

    Aumenta l’occupazione, ma non gli stipendi 

    Gli ultimi dati Istat relativi al mese febbraio 2025 mostrano un aumento dell’occupazione, che si attesta al 63%, e parimenti una diminuzione della disoccupazione, fissata al 5,9%; per quanto riguarda la disoccupazione giovanile, i numeri indicano una riduzione al 16,9%. Il tasso di inattività, invece, cresce dello 0,3%, includendo i giovani nella fascia tra i 25-34 anni (NEET).

    Questi dati evidenziano un quadro favorevole rispetto al periodo precedente, così come precisato da Mariano Bella, Direttore Ufficio Studi di Confcommercio: “Dopo un autunno non particolarmente brillante l’occupazione è tornata a crescere a ritmi significativi, proseguendo il trend espansivo che, al di là di oscillazioni accidentali, da gennaio 2021 ha portato il numero di persone impiegate nel processo produttivo a crescere di oltre 2,2 milioni” ha dichiarato.

    Nonostante i numeri confortanti e l’aumento dell’occupazione nell’ultimo periodo, i giovani restano la categoria più sottopagata: un under trenta su quattro guadagna meno di 9 euro lordi all’ora, specialmente al Sud, alimentando il divario tra chi può permettersi di accedere a un mutuo e sostenere i costi primari per vivere in modo indipendente e chi, invece, è costretto a rinunciare o ritardare i propri progetti di vita.

    I talenti che non restano 

    Una delle terminologie più gettonate sui canali social come LinkedIn è proprio ‘talenti’, intese quali risorse che detengono le competenze necessarie per partecipare attivamente alla crescita di un’azienda, contribuendo in modo significativo al suo successo. Attualmente, le imprese sono alla ricerca di giovani laureati con innumerevoli caratteristiche suddivise tra esperienza, formazione, certificazioni e conoscenze superiori alla media, oltre che varie soft skills

    Contemporaneamente, sono diverse le aziende che faticano ad attrarre e trattenere questi talenti una volta individuati, ma questo problema non si riduce solo a una percezione differente della vita professionale rispetto al passato: le offerte appaiono meno attraenti agli occhi della Gen Z, che fatica ad accontentarsi, desiderando una proposta in linea con i propri obiettivi di vita ed economici. 

    Le difficoltà delle aziende

    Diversi i settori che faticano a reperire personale qualificato a causa dell’aumento dei costi, un fenomeno che spesso induce questi ultimi a ridurre il budget, diminuendo così in modo significativo la qualità del lavoro svolto, le possibilità di formazione e il benessere generale. Questi fattori, oltre che comportare una linea di causa-effetto, sono estremamente dannosi sia per le aziende che per i giovani, che si ritrovano a gestire un alto cambio del personale mentre dall’altro. Si crea così una generazione che non sarà ritenuta abbastanza qualificata per riuscire a gestire le responsabilità e le aspettative che un reale contratto comporta. 

    Conclusioni 

    Tra affitti insostenibili, stipendi bassi e contratti instabili, il percorso verso l’autonomia si fa sempre più complicato per molti giovani. Misure come il Bonus Affitto Giovani cercano di tamponare il problema, ma non bastano a colmare un divario che è prima di tutto sistemico. 

    Finché mancheranno politiche strutturate per garantire lavoro dignitoso, accesso equo alla casa e tutele reali, crescere e costruire il proprio futuro resterà un privilegio riservato a pochi. E finché vivere sarà una conquista, la crescita di una nazione e le pari opportunità resteranno solo un’utopia.

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