Il voto definitivo per la Legge di bilancio 2026 è previsto per la fine di quest’anno, eppure la manovra economica ha già conquistato il primo piano nel dibattito pubblico: tante le dichiarazioni dei leader di Governo e di opposizione e numerose le proposte pervenute finora. Intanto, il confronto tra i partiti si fa sempre più serrato.
EXTRAPROFITTI O TAGLI AL CETO MEDIO?
Fino ad oggi ad essere stata più attiva di tutti sul tema è stata la Lega, che proprio pochi giorni fa ha rilanciato l’idea di una tassa sugli extraprofitti, cioè quei margini eccezionalmente elevati accumulati dalle banche grazie alla crescita dei tassi di interesse.
Secondo il gruppo economico del Carroccio, che ha formulato tecnicamente la proposta, questa “tassa” potrebbe portare nelle casse dello Stato un introito pari a circa 5 miliardi di euro.
Una somma considerevole che, sempre secondo i piani del partito di Salvini, servirebbe soprattutto a sostenere una rottamazione delle cartelle esattoriali, funzionale a recuperare almeno una parte degli oltre 1300 miliardi di euro di tributi non riscossi, senza alcuna sanzione o interesse.
Difficile tuttavia che la proposta arrivi in porto. In primo luogo perché, da un punto di vista strettamente tecnico, quella sugli extraprofitti non sarebbe una vera e propria tassa, ma al contrario un prestito a tasso zero: vi è infatti un preciso meccanismo fiscale che obbligherebbe poi lo Stato a dover successivamente restituire alle banche le entrate riscosse.
Il secondo problema è invece di natura politica: Forza Italia si è detta contraria sia alla tassa sugli extra profitti, proposta definita dal Segretario azzurro Tajani come “roba da Unione Sovietica”, aggiungendo poi che “finché Forza Italia sarà al Governo non ci sarà alcuna tassa del genere”, ma anche sulla rottamazione delle cartelle esattoriali, sostenendo che “quelli che hanno pagato non possono fare la figura dei fessi”.
Tuttavia, su quest’ultimo tema pare si sia trovato l’accordo: in manovra sarebbe prevista la “rottamazione quinquies” che prevederebbe 96 rate dilazionate in 8 anni, senza maxi-rate iniziali, ma con versamenti di uguale importo distribuiti sull’intero periodo.
Tanti ancora però gli aspetti da limare,come ad esempio la richiesta da parte dell’Agenzia delle Entrate di un eventuale acconto iniziale.
Verso un taglio dell’IRPEF
Sempre Forza Italia ha poi controrilanciato con un’altra proposta, volta a sostenere il ceto medio: il taglio dell’aliquota IRPEF, cioè l’imposta sul reddito delle persone fisiche.
La misura prevederebbe fondamentalmente due novità: in primis un abbassamento dell’aliquota dal 35% al 33% per i redditi compresi tra i 28 e i 50.000 € annui, in secondo luogo un ampliamento dello scaglione medio, dagli attuali 50mila euro a 60mila.
Questa misura, secondo le stime, costerebbe alle casse dello Stato quasi 5 miliardi di euro e porterebbe ad un risparmio variabile dai 40 ai 1400 € annui pro capite.
POSSIBILI NOVITÀ SUL LAVORO
L’ipotesi che tiene banco in questi giorni è la riduzione del carico fiscale sulla 13ª mensilità. L’idea sarebbe quella di sostituire l’imposizione Irpef con un’imposta sostitutiva, che in realtà già opera in alcuni settori, come sui premi di risultato o sulle maggiorazioni di stipendio per il lavoro notturno e festivo nei pubblici esercizi.
Questa misura, se effettivamente attuata, secondo gli esperti, porterebbe ad un buon risparmio: si parlerebbe di un risparmio di circa 200 € per un lavoratore con una qualifica non elevata, tenendo conto di un’imposta sostitutiva al 10%.
In manovra però, si sa, la coperta è corta: ogni sconto dello Stato sulle tasse è di fatto un costo per lo Stato stesso.
Se le risorse non dovessero bastare si dovrebbe allora pensare di intervenire per ridurre la portata della misura, per esempio correlando l’accesso al beneficio ad un requisito reddituale (ad esempio l’ISEE), oppure direttamente sollevando l’aliquota dell’imposta sostitutiva.
DALLE OPPOSIZIONI LE PRIME PROPOSTE
Anche le opposizioni, che l’anno scorso avevano duramente criticato la manovra e il Governo, con la Segretaria del PD Elly Schlein che aveva accusato la premier Meloni di “non avere un piano industriale” e di “usare delle ricette economiche ormai fallite da decenni”, iniziano a lavorare sulla manovra economica.
Pochi giorni fa, a Pisa, Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, ha richiamato alla necessità di un sostegno alle piccole e medie imprese, mentre la leader dem ha continuato a ribadire la necessità di un salario minimo legale di 9 euro l’ora per tutti i lavoratori.
QUANTE RISORSE TROVEREMO IN MANOVRA?
Lo scorso anno la manovra economica è consistita in una misura di circa 30 miliardi di euro, mentre quest’anno, come emerge dal Documento Programmatico di Finanza Pubblica (DPFP), avrà un importo pari a “soli” 16 miliardi di euro: 10 provenienti da tagli di spesa e 6 da maggiori entrate.
Un calo considerevole, ma c’era da aspettarselo: già prima della presentazione del documento le stime erano al ribasso, a causa delle tante incognite, come le stringenti regole europee e l’impegno di spesa militare che il nostro Paese ha assunto, che per il 2025 è pari a circa 45,3 miliardi di euro.
Una spesa non da poco insomma, che secondo le previsioni e al netto dell’inflazione salirebbe addirittura a 110 miliardi di euro entro il 2035.
I PROSSIMI STEP DELLA MANOVRA
I prossimi appuntamenti saranno serrati, quindi meglio tenere d’occhio il calendario. Entro il 15 Ottobre dovrà essere inoltrato alla Commissione europea il documento programmatico di bilancio.
A Novembre poi la stessa Commissione UE elaborerà le previsioni economiche e a fine mese Bruxelles darà il primo parere sulla manovra dei vari Stati europei.
La legge di bilancio definitiva dovrà poi essere approvata da Montecitorio e Palazzo Madama entro il 31 dicembre, così da poter entrare in vigore il 1° Gennaio 2026, onde evitare il regime dell’esercizio provvisorio: l’ultima volta in cui si è verificata tale evenienza è stata nel 1988, con il Governo guidato da Giovanni Goria, per la durata di un trimestre.
CONCLUSIONI
Come ogni anno, la legge di bilancio costituisce l’atto più importante che il Governo redige e che il Parlamento vota.
Tanti per ora gli interrogativi: l’esecutivo vorrà seguire la strada tracciata con la scorsa legge di bilancio, che vedeva protagonisti il lavoro e la famiglia? Ci sarà un maggior sostegno al sistema sanitario nazionale? Chi la spunterà sugli extraprofitti?
A queste e a tante altre domande troveremo risposta nelle prossime settimane, quando si conosceranno più dettagli. Intanto però, la partita per la legge di bilancio 2026 è già iniziata.
20250380