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    L’epoca della pressione estetica e dell’IA scambiata per terapia

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    È innegabile che l’intelligenza artificiale abbia trasformato la vita di tutti: negli ultimi anni, la sua crescita è stata così rapida da inserirsi silenziosamente nella quotidianità collettiva, inizialmente senza fare troppo rumore.

    Per la sua celere diffusione si può paragonare a quella del WWW (World Wide Web), spartiacque dell’era analogica e digitale tra la fine degli anni 90 e gli inizi del 2000, rappresentando l’inizio di un progressivo sviluppo che ha plasmato il mondo rendendolo così come lo conosciamo oggi.

    Nonostante si tratti di una tecnologia apparentemente ‘appena nata’, le origini del campo di studio dell’IA risalgono alla metà del 1900 e attualmente, è in grado di semplificare le nostre vite: la nostra quotidianità è profondamente influenzata dalla sua presenza, rispondendo all’esigenza di velocità e immediatezza, profondamente ricercata da una società che non cessa di correre. Ma a che prezzo?

    L’epoca della pressione estetica

    Nell’ultimo mese, è spopolata la tendenza di TikTok di una delle numerose app basate sull’intelligenza artificiale: si chiama Remini, l’applicazione che permette, in una manciata di secondi, di ottenere un vero e proprio shooting fotografico tramite il caricamento di una foto, dai risultati apparentemente realistici.

    Sebbene dalla maggioranza possa essere percepito come un gioco o un curioso esperimento, potrebbe invece rappresentare un nuovo standard estetico, una novità in linea con lo sviluppo di questa nuova tecnologia ancora insufficientemente regolata.

    In un’epoca dove confronto e competizione regnano sovrane, considerando che i paragoni sono all’ordine del giorno specialmente tra i più giovani, questa applicazione costruisce un canone di perfezione personale ‘ad-hoc’, influenzando potenzialmente la percezione di sé stessi con un conseguente aumento dell’insicurezza e di un potenziale malessere psicofisico generale.

    Secondo uno studio dell’Istituto di Ricerca Eumetra per Kerastase realizzato nel 2021, l’85% delle giovani tra i 18 e i 24 anni si sente insicura del proprio aspetto fisico, con il 68% di queste che affida la propria autostima agli altri. Inoltre, secondo un’indagine di Facile.it condotta dagli istituti di ricerca mUp Research e Bilendi, negli ultimi due anni quasi un under 25 su tre (30%) si è sottoposto ad un intervento di chirurgia.

    Il contrasto con i valori di ‘self-love’ e ‘self-acceptance’ a cui siamo tanto legati, oltre al danneggiamento della propria apparenza privandola delle sue imperfezioni, crea una potenziale e pericolosa alterazione della percezione di sé, per perseguire una perfezione non reale e irraggiungibile.

    Sebbene i messaggi di body-positivity siano stati trattati da diversi brand come soli strumenti su cui costruire strategie di marketing, ciò ha permesso di trasmettere dei valori fondamentali in un contesto in cui i giovani non si sentono confortati e, al contrario, avvertono l’esigenza di essere sempre performanti rispondendo a standard di diversa natura, partendo dallo studio fino ad arrivare all’aspetto fisico.

    L’IA scambiata per terapia

    ChatGPT è uno degli strumenti più popolari e rappresenta uno dei colossi dell’IA, insieme al suo diretto competitor cinese DeepSeek.

    Tramite queste piattaforme, così come tante altre, l’utente può trovare una risposta esaustiva a tutto quello che sta cercando: dalle ricette alle soluzioni per un problema particolare, fino a pianificare dettagliatamente gli step da seguire per realizzare i propri obiettivi. Un connubio tanto affascinante quanto angosciante, che può facilmente portare a scambiare uno strumento per un amico, un confidente o addirittura uno psicologo.

    Secondo quanto dichiarato ai microfoni della testata Il Messaggero da Mattia Della Rocca, docente di Psicologia degli Ambienti Digitali all’Università Tor Vergata, si stima che circa il 20% della Gen Z potrebbe aver utilizzato l’intelligenza artificiale in sostituzione alla terapia.

    La percezione di avere tutto ciò che serve nel palmo della mano, ma soprattutto la difficoltà a chiedere aiuto, potrebbe aver portato alcuni giovani a considerare l’intelligenza artificiale come ‘sufficiente’ nel trattare i propri disturbi mentali, rischiando di porre le figure professionali su un piano secondario e aumentando un rischio di un’interpretazione errata dei messaggi, che può causare conseguenze dannose e, nel peggiore dei casi, fatali.

    Dietro a un gesto apparentemente superficiale, si nasconde un’altra triste realtà con cui fare i conti: secondo il Consiglio Nazionale Ordine Psicologi, circa cinque milioni di italiani hanno necessità di un supporto psicologico che non sono in grado di sostenere economicamente.

    Questo fenomeno spiegherebbe la motivazione per cui i giovani, spesso con una scarsa disponibilità economica, cercherebbero aiuto in una risorsa non adatta a risolvere tali problematiche, sostituendo il sostegno di un professionista con piattaforme di intelligenza artificiale.

    Un tentativo azzardato per cercare una soluzione laddove non esiste ancora un supporto adeguato inerente alla salute mentale, come dichiarato da David Lazzari, presidente Nazionale dell’Ordine degli Psicologi in un’intervista rilasciata per Il Messaggero: “Oggi molti giovani sono smarriti e disorientati e hanno bisogno di ascolto. Manca una rete pubblica di psicologia accessibile, come lo psicologo scolastico o di base” ha sottolineato.

    Nonostante qualche timido passo in avanti, la problematica sembra ancora essere sottovalutata: la nascita dello psicologo di base è stato un evento fondamentale che costituisce un cenno di cambiamento, non ancora avvenuto a livello nazionale. Solo alcune regioni, come la Toscana, hanno introdotto questa figura finanziandola a livello regionale, prendendosi carico di un problema insito in un contesto più ampio, dove lo stigma sui disturbi mentali è ancora ampiamente diffuso.

    IA verso il diritto dell’istruzione

    Tra i diversi campi inglobati dall’intelligenza artificiale c’è proprio l’istruzione: tra piattaforme che riassumono il contenuto di una lezione e altre ancora che creano schemi basati sui propri appunti, rappresenta sicuramente una svolta per tutti quegli studenti che hanno perso molte ore preziose a rimettere in ordine il proprio materiale di studio. Oltre a questo, l’intelligenza artificiale ha permesso la nascita di strumenti utili alla propria crescita professionale, in grado di mantenere o migliorare le competenze necessarie per intraprendere al meglio la propria carriera professionale.

    Le nuove applicazioni, che permettono all’utente di approfondire una lingua straniera con la correzione in tempo reale della pronuncia o della grammatica, rappresentano un esempio concreto di come questa nuova tecnologia possa sicuramente attestarsi come uno strumento fondamentale nel futuro. Una di queste è proprio Duolingo, una delle piattaforme di e-learning maggiormente conosciute a livello internazionale, che ha recentemente introdotto una nuova funzione di conversazione in tempo reale suddivisa per categorie di interesse, spaziando la conversazione su tematiche generali, anche se attualmente siano ancora troppo brevi per garantire un miglioramento significativo.

    Nonostante ci siano tutte le potenzialità in campo e ciò permetta anche l’ampliamento del vocabolario, l’IA al momento non è ancora in grado di prendere il posto di corsi specializzati o di interazioni reali con persone native o madrelingua. È possibile dire che questa novità possa in qualche modo rappresentare una risorsa utile e a basso costo per migliorare il proprio apprendimento, costituendo un primo passo verso un’istruzione abbordabile per la maggioranza delle persone, dai giovani agli adulti.

    Leggi in vigore e sviluppo

    L’AI ACT comprende le norme attualmente in vigore a livello europeo che stabilisce i limiti dello sviluppo dell’IA in ottica di tutela dei diritti fondamentali, vietando alcune piattaforme e indirizzando la crescita di altre, garantendo al contempo una maggiore sicurezza per l’utente. In vigore dal 1° agosto 2024, permette di classificare le piattaforme in base al livello di rischio tra cui ‘rischio inaccettabile’, che rappresentano un pericolo per la democrazia e la sicurezza, e ‘ad alto rischio’, con necessità di una supervisione umana per garantire la trasparenza e il rispetto di requisiti di sicurezza.

    Al contrario, gli Stati Uniti presentano interessi differenti: mentre l’Europa adotta una politica di protezionismo nei confronti di una tecnologia ancora da esplorare, il presidente Donald Trump vuole stimolare l’innovazione e la crescita del mercato statunitense nel campo dell’intelligenza artificiale, concedendo maggiori libertà di sviluppo alle proprie imprese. Un modo per cercare di contrastare la potente concorrenza cinese che con il suo primo prototipo, DeepSeek, ha dimostrato di tenere testa con costi minori rispetto alla piattaforma maggiormente conosciuta della Silicon Valley.

    L’intelligenza artificiale è uno strumento potentissimo e in rapida crescita, in grado di svolgere diversi compiti in pochi secondi con una modalità che fino a pochi anni fa, non si riteneva possibile. Il controllo da parte dei governi si rivela fondamentale, ma la domanda è se saremo in grado di gestirla evitando il rischio di perderci.

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