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    L’Europa si prepara al peggio: “È l’era del riarmo”

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    L’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022 e i recenti mutamenti nello scenario internazionale, inclusa una parziale revisione della postura strategica degli Stati Uniti, hanno spinto l’Unione Europea a ridefinire il proprio approccio in materia di sicurezza e difesa comune. L’assunto secondo cui la guerra fosse un fenomeno relegato al XX secolo ha plasmato per decenni l’atteggiamento dell’UE, subordinandola alla più sicura deterrenza statunitense.

    Tuttavia, il ritorno della guerra convenzionale su larga scala nel continente europeo ha evidenziato la vulnerabilità strategica dell’Unione e la necessità di una maggiore autonomia. In risposta a questa nuova esigenza, la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha presentato a Bruxelles un piano articolato in cinque punti, volto a ridefinire l’architettura di difesa continentale. 

    Ma com’è messa la difesa europea? 

    Una delle iniziative più rilevanti nel panorama della difesa dell’Unione è la Permanent Structured Cooperation (PESCO). Istituita nel 2017, che coinvolge 26 dei 27 Stati membri, con l’unica eccezione per Malta. L’obiettivo principale della PESCO è sviluppare capacità di difesa comuni e migliorare l’interoperabilità delle forze armate nazionali. 

    Attualmente, sono in corso 66 progetti congiunti che riguardano ambiti quali l’addestramento militare, le capacità terrestri, marittime, aeree, la cyber-difesa e la sicurezza aerospaziale. Vista le recenti questioni internazionali, il processo di rafforzamento di PESCO ha ricevuto nuovo impulso con la revisione strategica approvata dal Consiglio Europeo nel novembre 2024. Un presupposto fondamentale di questa iniziativa è, tuttavia, l’impegno degli Stati membri ad aumentare progressivamente la spesa per la difesa e a rafforzare le capacità delle proprie unità militari. 

    Storicamente, gli incrementi significativi nella spesa per la difesa si sono verificati in risposta a crisi internazionali. Un primo segnale di crescita, infatti, si è registrato nel 2008, in seguito ai bombardamenti della Federazione Russa in Georgia

    Tuttavia, è stata l’annessione illegittima della Crimea nel 2014 a spingere l’Unione Europea a una revisione più profonda delle proprie politiche di difesa, culminata con l’escalation del conflitto nel 2022. A partire dal 2014, il budget europeo per la difesa, infatti, è aumentato considerevolmente: dai 182 miliardi di euro registrati in quell’anno, si prevedeva di raggiungere i 326 miliardi di euro nel 2024. Un ruolo cruciale in questo incremento è svolto dall’European Defense Fund, che finanzia progetti per la costruzione di infrastrutture tecnologiche avanzate e per l’adozione di sistemi di cyber-difesa, inclusi droni e chip strategici.

    I cinque punti del ReArm Europe

    Le misure finora adottate non si sono rivelate sufficienti. A seguito della decisione dell’amministrazione Trump di sospendere l’invio di armi a sostegno della resistenza ucraina, la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha inviato una lettera ai 27 capi di Stato e di governo dell’Unione Europea, in vista del vertice che si terrà giovedì. 

    Nella comunicazione, è stato annunciato che, nell’ambito della strategia di riarmo dell’Unione, verranno stanziati 800 miliardi di euro. Sebbene tale cifra possa sembrare considerevole, essa risulta probabilmente giustificata dalle lacune strutturali dell’Unione e degli Stati membri in ambito difensivo, nonché dalla gestione delle politiche di sicurezza negli anni passati.

    “Noi in Europa siamo molto riconoscenti per il sostegno degli Stati Uniti e per il ruolo che hanno svolto nella sicurezza europea per decenni. Come presidente della Commissione, uno dei miei obiettivi principali è quello di avere relazioni solide con gli Stati Uniti, sia a livello bilaterale che attraverso il G7. Ma il contesto in cui operiamo sta cambiando drasticamente e drammaticamente. Le fondamenta su cui è stato costruito l’intero ordine politico ed economico europeo del dopoguerra sono state scosse fino al midollo. E quando l’ordine europeo è scosso, la storia ci insegna che l’intero sistema internazionale può essere destabilizzato”, ha dichiarato Ursula von der Leyen durante una conferenza della Commissione Europea. Ormai la decisione è presa, e l’Europa sembra pronta a farsi carico delle proprie responsabilità.

    Il primo passo del piano prevede, dunque, l’attivazione di una clausola di salvaguardia nazionale del Patto di Stabilità, che consente agli Stati membri di derogare al limite del 3% del deficit, giustificando tale sforamento con spese legate alla difesa. Il secondo punto riguarda l’istituzione di un fondo per il supporto finanziario agli Stati membri, con un ammontare complessivo di 150 miliardi di euro

    La presidente von der Leyen ha sottolineato che l’obiettivo è principalmente ottimizzare la spesa e promuovere una gestione condivisa delle risorse, incrementando gli ambiti di capacità paneuropei, con l’intento di incentivare gli acquisti congiunti di armamenti e tecnologie difensive. In tal modo, gli Stati più in difficoltà potranno trarre vantaggio, mentre quelli con maggiore capacità finanziaria potranno mantenere gli standard più elevati in ambito difensivo.

    Inoltre, una parte di questi fondi sarà destinata ad incrementare progressivamente il supporto militare all’Ucraina. Il terzo punto riguarda la flessibilità del bilancio dell’Unione Europea, che permetterà agli Stati membri di accedere a fondi di coesione destinati a finanziare investimenti in difesa e deterrenza. Gli ultimi due punti, invece, mirano all’impiego di capitale privato, accelerando i processi europei per l’ottenimento di finanziamenti, compresi quelli della Banca europea.  

    Conclusioni

    Un piano, quindi, che risponde direttamente alle necessità fiscali e contributive degli Stati membri. Tuttavia, come è evidente, l’avvio di un progetto di tale portata richiede una valutazione attenta delle risorse disponibili, al fine di costruire un sistema difensivo che sia effettivamente all’altezza delle sfide geopolitiche e che consenta all’Unione di esercitare una influenza strategica a livello globale.

    Ora, però, al netto di tutte le necessità degli Stati, non si può più esitare. “Abbiamo due possibili percorsi davanti a noi. Il primo – dichiara la Presidente von der Leyen –  è quello di cavarcela in questo periodo attuale in modo manageriale, per dare risposte frammentarie o incrementali alla situazione sul campo in Ucraina o altrove. Il secondo è quello di cogliere il momento. Mobilitare le immense risorse dell’Europa. Evocare il nostro spirito collettivo per difendere la democrazia. Credo che la seconda opzione sia la nostra unica scelta. È, dopotutto, il nostro vero scopo. Per far sì che ciò accada, dobbiamo scatenare il nostro potere industriale e produttivo e indirizzarlo verso l’obiettivo della sicurezza. Perché è la sicurezza da cui dipendono la nostra prosperità e la nostra libertà. Ma per questo, dobbiamo ripristinare la deterrenza contro coloro che cercano di farci del male”.

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