Nella giornata di martedì 27 maggio, il cancelliere tedesco Friedrich Merz è volato in Finlandia per partecipare a un incontro con il suo omologo, il Primo Ministro Petteri Orpo, e il Presidente Alexander Stubb, presso la residenza estiva di Kultaranta, a Naantali. Al centro dei colloqui, la guerra in Ucraina, la ricerca di una pace giusta e duratura e un focus sugli sviluppi in Medio Oriente.
Per l’Ucraina e per l’Europa
Fin dai suoi primi passi nel maestoso palazzo della Cancelleria, il Bundeskanzleramt, Friedrich Merz ha mostrato fermezza nella linea da adottare sul conflitto in Ucraina: la pace di Kyiv è la nostra pace. Il cancellerie tedesco ha detto di considerare la posta in gioco una questione esistenziale per l’Europa.
“In gioco non ci va soltanto l’integrità territoriale dell’Ucraina. E se ci fosse solo questa, sarebbe già un ragione sufficiente per aiutare. È quello che dimostra il rapporto del vostro premier – riferendosi al Primo Ministro Petteri Orpo – , lo dimostrano i rapporti dei capi di Stato e di Governo dell’area del Nord che ho ascoltato ieri. A rischio c’è l’intero spazio in cui viviamo. Ad essere messo in discussione è l’ordine politico di base che ci siamo dati con la Russia dopo il 1990. E se questo è il caso, vuole dire che arrivato il momento in cui dobbiamo difenderci tutti insieme. Perciò sono grato del fatto di essere oggi in un Paese, che è entrato nella Nato. Perché questo mostra la comune volontà di difenderci contro questa aggressione. Noi siamo minacciati e ci difendiamo. E non ci sarà alcun dubbio che sotto la mia guida faremo tutto il possibile per difenderci”, ha dichiarato Merz ai microfoni dei giornalisti finlandesi.
In nome della libertà
Ma la questione non è riducibile ad una battaglia per la giustizia internazionale o al rispetto delle norme che regolano i rapporti tra Stati, né tantomeno ad una semplice difesa dei confini sanciti tra i popoli. Per Merz, si tratta soprattutto di una questione di libertà e di esistenza: un rifiuto netto dell’ingerenza dell’invasore nel concetto stesso di Stato-nazione.
È per questo che, a suo avviso, l’Europa — soprattutto in senso politico — non può permettersi di piegarsi alla volontà del Cremlino e ha, dunque, il dovere di alzare la testa. “Questo è il dovere assolutamente prioritario di ogni governo, anche del mio: tutelare la libertà dei nostri Paesi, del nostro territorio, della nostra popolazione”, ha concluso il cancelliere tedesco. “E questa è oggi la sfida”.
Sui missili Taurus
Sulla fornitura dei missili Taurus — armi da crociera a guida di precisione, capaci di penetrare bunker, strutture fortificate, basi sotterranee e infrastrutture strategiche, con una gittata che supera i 500 km — permane una certa “timidezza”, o forse delle perplessità più concrete. Secondo Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, se la Germania — Paese in cui, tra l’altro, i Taurus sono stati progettati e costruiti — decidesse di inviarli a Kyiv, questi “brucerebbero come fiammiferi”, esattamente come i carri armati Leopard, già impiegati dall’Ucraina per contrastare l’avanzata russa.
Tuttavia, proprio negli ultimi giorni, Berlino ha compiuto un passo decisivo, revocando le restrizioni sulla gittata delle armi fornite all’Ucraina. Ciò consente a Kyiv di impiegare armamenti occidentali — compresi quelli britannici, francesi e statunitensi —per colpire obiettivi militari sul territorio russo. Un cambio di paradigma netto rispetto alla linea più “prudente” seguita dal suo predecessore, Olaf Scholz.
Tale decisione ha subito suscitato una reazione dai corridoi del Cremlino, nonché l’indignazione del Ministro degli Esteri, Sergej Lavrov. “Qualsiasi arma tedesca non cambierà il corso dell’operazione militare speciale”, ha poi concluso la sua portavoce, Maria Zakharova.
Israele-Palestina
“È arrivato il momento di dire che non è più comprensibile quello che sta accadendo” a Gaza. Con queste parole, il cancelliere Merz ha voluto lanciare un segnale forte e il suo messaggio è, finalmente, chiaro: riaffermare il diritto di Israele a difendersi e la necessità di riportare a casa gli ostaggi, condannando ogni forma di terrorismo. Il governo tedesco, ha detto di considerare Israele una “ragion di Stato” e ha così condannato con fermezza l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e la presa degli ostaggi.
Tuttavia, questa posizione non esclude la denuncia della drammatica situazione umanitaria in Palestina. Essere al fianco di Israele non significa tacere di fronte a una mattanza che colpisce indiscriminatamente anche la popolazione civile. La sofferenza dei palestinesi non può essere ignorata, e il cancelliere ha voluto esprimere profonda preoccupazione per la portata della tragedia in corso.
“Siamo sconvolti dalla spaventosa sofferenza della popolazione civile,” ha dichiarato, rimarcando che il sostegno a Tel Aviv non deve mai essere interpretato come un lasciapassare per ignorare il diritto internazionale e i principi e le norme umanitarie che ne derivano, nonché un uso proporzionale della forza contro una popolazione inerme e affamata.
Conclusioni
Quella di Merz non è stata una semplice tournée diplomatica tra i suoi omologhi nord-europei, ma un atto necessario di politica estera: un’operazione mirata a ribadire con chiarezza la posizione della Germania sui temi più caldi dell’attualità internazionale. Nella speranza che, questa volta, la diplomazia tedesca ed europea possano riscoprire un ruolo più strategico sullo scacchiere internazionale.
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