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    L’Italia di Luciano Spalletti: luci ed ombre

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    L’era Roberto Mancini si è chiusa nel modo che ormai tutti conosciamo. L’ex tecnico di Inter, Lazio e Manchester City si è accasato in Arabia a suon di milioni, e beato lui. La FIGC ha deciso di affidarsi all’allenatore migliore della scorsa Serie A: Luciano Spalletti, trionfatore in quel di Napoli dopo le delusioni collezionate a Milano e Roma. 

    L’opinione pubblica è concorde nel ritenere il tecnico toscano come l’uomo giusto per questo momento storico ben poco felice per i colori azzurri. Proviamo però a stilare una piccola panoramica sull’Italia – ancora ipotetica, visti i soli 90 minuti di gioco – targata Spalletti.

    Ombre

    Enorme positività e speranza stanno accompagnando la nuova Italia di Spalletti. Ma quali sono le possibili difficoltà della nuova Nazionale, al netto del match di ieri contro la Macedonia?

    In realtà più che di ombre dovremmo parlare al singolare. L’unica vera difficoltà per il nuovo allenatore risponde al nome di “tempo“. Le squadre del tecnico di Certaldo hanno bisogno di allenamento, lavoro, pazienza e, appunto, di tempo per amalgamare i concetti ed i diktat del gioco del toscano. Quel famoso “bel gioco”, per intenderci, mostrato a Napoli. 

    Eppure di tempo ce n’è poco, visti i match di qualificazione che incombono.

    Ma quindi, verrebbe da dire, è giusta la scelta di intraprendere la sfida da CT per un allenatore abituato a lavorare con determinati meccanismi? Gli allenamenti frammentati, non frequenti, con poche possibilità di lavorare in gruppo durante i mesi, non sono certo l’ideale per Spalletti. E’ questo, forse, il più grande ostacolo nella nuova sfida intrapresa dal toscano. Oltre a quella, of course, di riportare entusiasmo per una maglia bistrattata e avvolta nella disaffezione e nel pessimismo cosmico.

    Luci

    Veniamo agli aspetti positivi, maggiori rispetto a quelli negativi. Il modulo preferito da Luciano Spalletti, ovvero il suo 4-3-3, sembra decisamente il modulo adatto per i giocatori attualmente convocabili. Un ottimo punto di partenza per l’allenatore che potrebbe continuare a praticare il suo diktat anche in azzurro. La Nazionale è abituata a questa disposizione tattica, avendo giocato così anche con Mancini, ma l’allenatore di Jesi si è spesso lasciato andare ad “esperimenti” a cui non è invece avvezzo il tecnico di Certaldo.

    Perché in un momento storico come questo, con un Europeo vinto ma anche con due mancate qualificazioni al Mondiale consecutive, l’Italia ha bisogno di certezze assolute ma anche di fresca gioventù. Un mix che Spalletti ha già provato e assaporato all’ombra del Vesuvio…e che ora è pronto a riproporre in Nazionale.

    A cura di

    Giacomo Novelli

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