Vari i beni inseriti nella lista di controdazi del valore di 72 miliardi di euro stilata dalla Commissione europea in risposta alle tariffe statunitensi: tra questi, il bourbon, distillato prodotto nel Kentucky, e il lobster del Maine, meglio noto come astice americano, ma anche microchip e componenti tecnologici prodotti nella Silicon Valley.
Pur con una riduzione – il pacchetto iniziale prevedeva un ammontare di 95 miliardi – i principali asset colpiti saranno quelli su cui si basa l’export americano. In vista del via libero definitivo, da parte dei Ventisette non si escludono ulteriori variazioni.
Quali sono i settori coinvolti
Le misure in oggetto prevedono la possibilità di colpire alcuni settori considerati strategici per l’economia americana – tra tutti quello agroalimentare e industriale – in modo da riportare l’equilibrio rispetto alle scelte intraprese dall’amministrazione Trump. Di qui l’intenzione di bersagliare, per esempio, gli agrumi della Florida, la soia della Louisiana, la carne proveniente da Nebraska e Kansas, prodotti in legno della Georgia, Virginia e Alabama.
Le cifre attese per i controdazi si aggirano – per il comparto alimentare – intorno ai 6,3 miliardi di euro, di cui 510 milioni relativi al comparto ittico, oltre a quelli previsti per carne, vino, birra, frutta e tabacco.
Più ampia la quota destinata al settore industriale, attestata intorno ai 65,7 miliardi. Non meno importanti sono poi le cifre afferenti ai veivoli e componenti di Boeing (quasi 11 miliardi di euro), ai dispositivi medici (più di 7 miliardi di euro) e, infine, alla plastica e alla chimica (circa 8 miliardi di euro). Non sono stati ancora citati, invece, farmaci, rame e legname, e prodotti ad uso militare: su questi ultimi, infatti, Bruxelles spera di poter trattare con gli Stati Uniti.
Possibili azioni già dal prossimo 6 agosto
Sul tema è intervenuta anche la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che dopo l’incontro con il cancelliere austriaco Christian Stocker, ha sostenuto come “occorra scongiurare in ogni modo una guerra commerciale” tra Usa e Ue. “Continueremo – insieme con gli altri leader e in contatto con la Commissione – a lavorare per un accordo reciprocamente vantaggioso da raggiungere prima del primo agosto”.
“L’obiettivo – ha proseguito la premier – “è rafforzare l’Occidente nel suo complesso e le nostre economie, tutti gli altri scenari sarebbero insensati nell’attuale contesto”. In caso di mancato accordo, infatti, alcune fonti Ue vicine al dossier sostengono che i primi controdazi potrebbero scattare già a partire dal prossimo 6 agosto.
“Vogliamo raggiungere un accordo, vogliamo trattare a testa alta, però sappiamo bene che lavorare insieme e creare alla fine un grande mercato Europa-Stati Uniti-Canada-Messico senza tariffe è il grande sogno che dobbiamo realizzare. E dobbiamo cominciare dalla prima tappa che è quella dell’accordo con gli Stati Uniti”, ha invece riferito il ministro degli esteri Antonio Tajani, presente quest’oggi a Washington.
Secondo il ministro, “la partita più difficile è quella dei dazi. Sosteniamo la posizione della Commissione cercando di dare anche delle buone idee, naturalmente facendo l’interesse dei prodotti italiani e della nostra industria che non deve essere danneggiata da un accordo sulle tariffe”, ha concluso Tajani.
Le parole dei politici Ue
“La nostra disponibilità non va sovrastimata, noi siamo pronti a reagire ma speriamo in una soluzione negoziata veloce”, ha detto il cancelliere tedesco Friedrich Merz. A fargli eco è il ministro per gli Affari europei e gli Affari esteri francese, Jean-Noël Barrot: “la minaccia degli Stati Uniti di applicare dazi doganali del 30% all’Unione Europea è un metodo scorretto che sembra un ricatto e non è all’altezza delle relazioni tra gli Usa e l’Ue. Ricordiamo che tali dazi doganali ridurrebbero drasticamente il potere d’acquisto della classe media americana, che sarebbe la prima vittima di una tale decisione“.
Le misure precedenti
Già nel mese di aprile, l’Unione europea aveva approvato – e poi sospeso – una lista di prodotti nel mirino dei controdazi in risposta alle tariffe imposte dagli Stati Uniti su acciaio e alluminio. Il valore complessivo, in quel caso, era di 21 miliardi di euro, con quote che si aggiravano tra il 10% e il 25%. In quella sede, erano stati interessati anche alcuni brand simbolo della cultura a stelle e strisce, tra cui le moto Harley Davidson e i jeans Levi’s.
Che cos’è il “Bazooka”
Intanto, si fa più forte l’idea di considerare l’intervento di “bazooka”, uno strumento anti-coercizione (Aci), già in vigore dal dicembre 2023, che si applica a quei Paesi che esercitano pressioni sull’Ue o su uno dei suoi Stati membri. L’idea risale al 2020 quando, per far fronte ai dazi di Russia, Cina e Stati Uniti su alluminio e acciaio, la Commissione di Ursula von der Leyen prese in considerazione la possibilità di mettere in campo uno strumento inteso quale risposta verso le dure azioni commerciali intraprese a suo discapito.
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