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    L’Unione europea avrà parola solo quando sarà tutto deciso?

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    Ci è voluta l’iniziativa del presidente di un singolo stato per fare in modo che almeno alcuni dei leader europei si riunissero. Emmanuel Macron ha messo insieme attorno ad un tavolo otto paesi ed i vertici dell’Unione europea e della NATO. Il risultato? Nessun accordo.

    Nel frattempo a Riad si sono riuniti Stati Uniti e Russia, rappresentati rispettivamente da Rubio, Segretario di Stato americano, e da Lavrov, Ministro degli esteri russo. Il bello è che si parla di Ucraina, ma gli ucraini non ci sono – come per fortuna rilevato dal presidente ucraino – ma nemmeno chi li ha sostenuti e li sostiene tuttora.

    L’Unione ai margini

    Se ne sono sentite diverse sul fatto che l’Unione europea sarebbe stata estromessa dalle trattative sull’Ucraina, e lo ha detto anche lo stesso inviato speciale presidenziale degli Stati Uniti per l’Ucraina e la Russia, Keith Kellogg, che oggi ha incontrato la Presidente della Commissione europea von der Leyen, la quale ci ha tenuto a ricordargli che “Nessuno aiuta Kiev più dell’Unione europea”, visti i 135 miliardi stanziati per il conflitto in questione, dichiarando che l’Unione «è pronta a fare ancora di più».

    La stessa nota stampa pubblicata a seguito dell’incontro si chiude in maniera molto significativa «Come ha chiarito la Presidente: questo è un momento critico». Bene averlo in mente, ma la questione rimane che non c’è un accordo sul ruolo di questa Unione, lasciata ai margini, che saltella ai bordi del tavolo, per provare a vedere che cosa c’è sopra.

    Requiem

    Sempre oggi, Mario Draghi, intervenuto all’Europarlamento, ci riporta alle memoria che “Se le recenti dichiarazioni delineano il nostro futuro – possiamo aspettarci di essere lasciati in gran parte soli a garantire la sicurezza in Ucraina e nella stessa Europa” e che “nostri sistemi di difesa nazionali non sono né interoperabili né standardizzati in alcune parti chiave della catena di fornitura. Questo è uno dei tanti esempi in cui l’Ue è inferiore alla somma delle parti”.

    Insomma, da tutte le parti sembrerebbero ergersi elogi funebri. Ma del resto lo stesso fatto che un vertice convocato proprio per provare a riaffermare la forza dell’Unione sia finito in un nulla di fatto è simbolico. E sì, perché il vertice di Parigi, appreso seccamente che «Il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha partecipato a Parigi alla riunione informale su Ucraina e sicurezza» e che “Macron accompagna Meloni all’uscita tra baci e sorrisi”, dato che non c’è nemmeno stata una dichiarazione congiunta finale, non ha portato ad alcuna seria determinazione, men che meno all’individuazione di un rappresentante unico che si facesse ambasciatore dell’Unione in sede di negoziati, come richiesto dall’Ucraina.

    I primi esiti di Riad?

    Nel frattempo, i negoziati di Riad sono risultati in una parziale concessione, annunciata dal Segretario di Stato americano Rubio: “Anche l’Europa ha imposto sanzioni [alla Russia] e quindi anche l’Europa dovrà sedersi al tavolo dei negoziati, ma prima di tutto dobbiamo mettere fine a questo conflitto e Trump è l’unico leader al mondo che può riuscirci”. Simpliciter, dovremo attendere le determinazioni altrui per prendere parola, quando forse sarà già stato tutto deciso.

    A cura di Yari Nicholas Turek – Direttore editoriale

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