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    La manovra alla prova della riforma europea sulla governance economica

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    Autunno per la politica italiana vuol dire approvazione della manovra, il cui rigido cronoprogramma scandisce il tempo del dibattito politico. 

    Oltre alle misure in essa contenute, si discute anche degli effetti della riforma della Governance economica europea. Si entra nel vivo da inizio ottobre con la trasmissione al Parlamento del nuovo Documento Programmatico di Finanza Pubblica.

    Quadro normativo di riferimento

    La riforma del coordinamento delle politiche di bilancio degli Stati membri dell’Unione europea (cd. riforma della governance economica europea) è entrata in vigore il 30 aprile 2024 con la pubblicazione di tre atti legislativi: il regolamento (UE) 1263/2024 (cd. “braccio preventivo”), il regolamento (UE) 1264/2024 (cd. “braccio correttivo”) e la direttiva (UE) 2024/1265.

    Tra gli obiettivi dichiarati: adottare una programmazione di medio-lungo termine delle finanze pubbliche; affrontare le sfide della transizione ecologica e digitale, della sicurezza energetica e della difesa dell’UE.

    Simbolo della nuova programmazione di medio-lungo periodo è il Piano strutturale di bilancio (PSB) che sostituisce gli attuali Programmi di stabilità e i Programmi nazionali di riforma e che avrà una durata di quattro o cinque anni a seconda della durata naturale della legislatura del singolo Paese membro.

    Per i paesi con un disavanzo ed un debito superiore alle soglie previste dai Trattati (ricordiamo che il debito pubblico dovrebbe attestarsi entro il 60% del Pil, mentre il deficit annuale sotto la soglia del 3% del Pil) il Piano includerà un percorso di aggiustamento tracciando una traiettoria di riduzione del debito verso livelli prudenti e sostenibili nel medio termine ed una convergenza verso quanto previsto dai parametri in termini di deficit, spesa primaria e riforme. Nel caso italiano, il PSB è stato presentato lo scorso Aprile e sarà valido fino al 2029.

    Il calendario della Manovra 2026

    Entrando nel vivo del ciclo di bilancio 2026, la Commissione Bilancio del Senato ha di recente approvato la risoluzione sul nuovo Documento Programmatico di Finanza Pubblica (DPFP) contenente un aggiornamento su stime ed indicatori macroeconomici inseriti già nel Documento di finanza Pubblica (DFP) dello scorso Aprile.

    Il DPFP passa successivamente all’approvazione delle Camere entro il 2 Ottobre. Un passaggio formale che dà il via alla sessione di Bilancio 2026, la quale entrerà nel vivo il 20 ottobre con l’invio alla Commissione europea del Documento Programmatico di Bilancio (DPB), contenente le misure fondamentali della nuova manovra e la cornice dei conti pubblici nella quale si inserisce. 

    Il DFP ed il DPFP sostituiscono rispettivamente il Documento di economia e finanza (DEF) e la Nota di aggiornamento al DEF (NADEF) ed hanno cadenza annuale, così come per il DPB.

    Ma qual è lo scopo della manovra?

    La manovra (o legge finanziaria) assolve a due principali funzioni: la prima è quella di rappresentazione organizzata e sistematica dell’andamento delle entrate e spese aggregate del successivo triennio a “legislazione vigente”, ovvero in assenza di modifiche ed interventi sulle normative in vigore; la seconda è quella di innovare la legislazione vigente, ovvero prevedere sia il rifinanziamento o definanziamento di alcune misure esistenti ed introducendone di nuove, frutto della volontà politica della maggioranza al Governo.

    Torniamo al calendario 

    Entro la seconda metà di Ottobre il Consiglio dei Ministri deve procedere all’approvazione dello schema di Legge di Bilancio vero e proprio che poi intraprenderà l’iter parlamentare (nelle commissioni bilancio prima, in assemblea plenaria dopo) da concludersi in tempo per l’entrata in vigore, il primo gennaio 2026

    In questi due mesi l’aula discute sulla manovra e le varie forze politiche possono emendare la stessa con eventuali misure integrative e/o correttive.

    Entro la fine del mese di Novembre spetta alla Commissione europea esprimere un parere sul Documento Programmatico di Bilancio (DPB) verificandone l’aderenza alle regole e parametri UE, nonché con le raccomandazioni specifiche adottate dal Consiglio dell’UE durante l’estate.

    L’approvazione da parte di entrambi i rami del Parlamento deve avvenire tassativamente entro il 31 Dicembre: la mancata approvazione comporterebbe una situazione di esercizio provvisorio: impossibilità di attuare nuove misure o programmi di spesa, con “congelamento” dei fondi e possibilità di finanziare i soli servizi inderogabili ed essenziali per massimo 4 mesi e con un massimale di spesa pari ad un dodicesimo del bilancio annuale per ogni mese.

    Gli adempimenti documentali e normativi, tuttavia, non terminano qui: durante l’anno fiscale cui la manovra si riferisce viene approvata (entro il 31 Luglio) una legge di assestamento di bilancio che aggiorna le previsioni contenute in manovra in base al quadro economico e finanziario esistente e tenendo conto delle entrate e spese accertate.

    Il ciclo di bilancio si chiude nell’esercizio successivo in cui viene approvato un ulteriore documento di bilancio consuntivo, ovvero il Rendiconto Generale dello Stato (RGS), obbligatorio e che riassume entrate e spese dell’anno precedente, fornendo un quadro completo dei risultati della gestione finanziaria dello Stato. Si evince quindi quanto la programmazione economica di uno Stato sia un percorso graduale e scandito da tempi propri (per la manovra del 2026, i lavori son partiti già nel 2025 e andranno a concludersi nel 2027).

    Lo scenario economico italiano

    Il contesto macroeconomico in cui l’Italia si accinge a varare la manovra, seppur considerando il complesso panorama geopolitico, è comunque più positivo che in passato: il costo del debito è, infatti, in costante discesa, con due agenzie di rating, S&P’s e Fitch, che hanno migliorato il giudizio sull’Italia, e ciò rende sempre più sicuro il debito italiano permettendo all’attuale maggioranza di Governo la possibilità di lavorare alle misure da inserire in manovra con relativa tranquillità. Le maggiori entrate fiscali (+5%) per il 2025 rappresentano una “dote” positiva per la manovra ventura.

    Le ultime stime ISTAT vedono invariata al 0,7% la previsione sulla crescita del PIL 2024 e a -3,4% quella sul deficit; rivista in lieve calo la stima sul debito, che dal 135,3% di marzo si assesta all’attuale 134,9%.

    Il Governo non esclude di uscire dalla procedura di infrazione UE in anticipo rispetto al termine del 2026, riportando il target del deficit sotto il 3% del PIL.

    Le misure in Legge di Bilancio

    Il dibattito politico in vista della Manovra è intanto già ampiamente avviato. Fra le misure allo studio c’è il taglio IRPEF per il secondo scaglione di reddito, con l’aliquota che scenderebbe dal 35 al 33% per redditi fino a 50mila euro.                               

    Si discute su varie altre misure: ulteriore rottamazione di cartelle esattoriali con rateizzazione fino a 10 anni, una flat tax per i lavoratori autonomi fino a 100.000 euro, un meccanismo di IRES premiale verso quelle realtà che reinvestono gli utili ed un eventuale detassazione per straordinari e tredicesime oltre che l’innalzamento a 10 euro della soglia esentasse dei buoni pasto.

    In materia di riforma pensioni sarebbe allo studio la possibilità di un meccanismo di uscita anticipata utilizzando il TFR accantonato. Ancora aperto è invece il dibattito nella maggioranza su un eventuale contributo delle banche.

    Non resta altro che guardare alle prossime settimane che saranno cruciali con l’attenzione dei media rivolta agli sviluppi di un dibattito denso di implicazioni in cui le scelte politiche determineranno la direzione che il nostro Paese vorrà e dovrà intraprendere in un contesto estremamente incerto.

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