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    Canada: il premier designato Mark Carney e la minaccia trumpiana

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    “Thank you. We’re strongest when we are united”. Sarà Mark Carney il nuovo leader del Partito Liberale canadese: con un post su X ha annunciato – domenica scorsa – la sua vittoria alle primarie, succedendo così al dimissionario Justin Trudeau come primo ministro in vista delle elezioni generali. Carney arriva in un momento cruciale per la storia del Paese, dopo la rinuncia di Trudeau e la necessità di fronteggiare il presidente americano Donald Trump nelle sue mire espansionistiche e commerciali. 

    Dal mondo finanziario alla politica

    Il “Mario Draghi di Ottawa” ha alle spalle una carriera di economista e banchiere iniziata in Goldman Sachs, una delle più grandi banche d’affari del mondo. L’affermazione nel mondo finanziario arriva poi nel 2008, quando verrà scelto come governatore della Banca del Canada in momento cruciale, quello della Grande recessione. Conclusa questa esperienza nel 2013, arriva per lui l’opportunità di spostarsi nel Vecchio Continente, ricoprendo il ruolo di governatore della Banca d’Inghilterra fino al 2020. Primo non britannico ad essere nominato al vertice della Banca d’Inghilterra dal 1694, Carney ha gestito la Brexit e le successive crisi economiche e politiche nel corso del governo di Boris Johnson. 

    Tra le figure più influenti per la rivista Time nel 2010, Mark Carney, 59 anni, arriva al posto di Justin Trudeau dopo le dimissioni di quest’ultimo dello scorso gennaio. Proprio Trudeau, primo ministro del Canada dal 2015 e leader del Partito Liberale dal 2013, aveva annunciato un passo indietro anche a causa della crisi interna e del netto calo di popolarità riscontrato negli ultimi mesi. 

    In particolare, le dimissioni della ministra delle finanze Chrystia Freeland nel novembre 2024 avevano fatto vacillare la sua posizione. Freeland, uno dei membri più vicini a Trudeau, si era scontrata con l’ex premier su un tema molto caldo in Canada: la possibile risposta a Donald Trump sui dazi doganali per i prodotti importati. Nonostante gli iniziali sondaggi che davano al partito liberale numeri abbastanza negativi, il divario con il partito dei Conservatori era stato ridotto. L’elezione di Trump ha portato la politica canadese a rivolgersi verso una tendenza opposta rispetto a quella dei vicini del sud, riducendo al minimo il consenso per il leader conservatore Pierre Poilievre, sostenuto anche da Elon Musk. 

    Le principali idee politiche

    Con il suo passato da economista, Carney ha convinto anche come leader politico. Il suo programma si propone quale progetto centrista, ben distante da quanto fatto da Trudeau, che aveva preferito posizioni più di sinistra, modificando un po’ l’autentico assetto liberale. Tra le promesse più importanti c’è quella di portare avanti dei progetti energetici, come quello dei gasdotti, tema su cui spesso si è discusso dal punto di vista politico. Il Canada, infatti, è tra i paesi occidentali dove sono presenti importantissime riserve di petrolio, gas naturale e carbone. Proprio per questo, il Canada ricava gran parte della propria energia da fonti fossili. 

    Allo stesso tempo, però, Carney ha anche promesso maggiori investimenti nel settore delle energie rinnovabili, tema che gli sta molto a cuore, dopo la nomina, nel 2020 come inviato speciale delle Nazioni Unite per il clima e la finanza. La transizione energetica, infatti, resta uno dei punti deboli per l’economia del Paese: già nel 2021 Trudeau aveva annunciato di voler ridurre le emissioni fino al 45% entro il 2030. Proprio su questo aspetto il Canada dovrà esprimersi anche in vista del prossimo G7, di cui ha assunto la presidenza e che si terrà a Kananaskis, Alberta, dal 15 al 17 giugno. Con gli altri leader – Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti – si parlerà di priorità comuni, tra cui la lotta al cambiamento climatico e la gestione di tecnologie in rapida evoluzione. 

    Carney, poi, ha promesso anche ingenti investimenti in progetti edilizi, soprattutto green e sostenibili. Gli edifici ecologici porteranno un beneficio ambientale nell’utilizzo di materiali da costruzione a basse emissioni di carbonio, ma soprattutto ridurranno le ingenti spese a carico delle famiglie per il riscaldamento. Nel 2023, quasi il 50% delle famiglie a più basso reddito faceva affidamento su un riscaldamento inefficiente. Negli ultimi anni, proprio a causa dell’inflazione, l’aumento del costo della vita ha portato le famiglie della classe media in seria difficoltà, soprattutto a causa dell’aumento dei costi abitativi. 

    Il problema dei dazi

    Sul piano più strettamente economico, Carney ha valutato la possibilità di liberalizzare il commercio all’interno del Canada, provando anche a diversificare la propria economia rispetto a quella degli Stati Uniti, principale partner commerciale. Ed è proprio dagli Stati Uniti che arriva la sfida più grande. Nel suo discorso, Carney si è concentrato su quelli che ha definito “unjustified tariffs”, dunque i dazi ingiustificati imposti da Trump al 25% su acciaio e alluminio provenienti dall’estero. Anche il Canada, intanto, ha annunciato nuovi dazi, sempre del 25%, su alcuni prodotti statunitensi. Fondamentale, in questa senso, sarà tutelare l’USMCA, l’Accordo Stati Uniti-Messico-Canada, che tutela le esportazioni di auto, nonché le tariffe dell’acciaio e dell’alluminio e i mercati lattiero-caseario, delle uova e del pollame. 

    Il Canada diventa americano? 

    Mark Carney ha, però, un altro obiettivo ancora più rilevante: difendere il Canada dalla possibilità che diventi il 51esimo Stato americano. Il presidente Trump, in un’intervista rilasciata a Fox News, ha dichiarato di voler annettere il Canada, “perché con il Canada perdiamo 200 miliardi di dollari all’anno. E non permetterò che questo accada”. La replica di Carney è arrivata nel corso del suo discorso di elezione: “L’America non è il Canada. E il Canada non sarà mai, mai, parte dell’America in alcun modo, forma o aspetto”, ha affermato il leader liberale. Su questo, almeno per ora, non ci sono repliche.

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