Le ultime settimane hanno visto migliaia di giovani scendere in piazza: dopo le proteste in Nepal contro la povertà e la corruzione, in Marocco divampa lo slogan “Non vogliamo i Mondiali, vogliamo ospedali e scuole”, nato dal nuovo movimento ‘GenZ 212’, con lo scopo di reclamare salute ed istruzione; una serie di proteste ancora in atto contro il governo, accusato di spostare i propri investimenti verso le grandi opere, a discapito della qualità di vita dei suoi cittadini.
IL “MOVIMENTO DI DISCORD”
A dare il via al movimento sono stati i recenti decessi di dieci donne avvenuti nel giro di pochi giorni, nel cosiddetto ‘Ospedale della morte’ di Agadir, a causa di errori medici evitabili. Da questi episodi e per mezzo dei canali di Discord, nota piattaforma utilizzata dai gamers, nasce ‘Gen Z 212’: un movimento giovane e indipendente, dove il numero corrisponde al prefisso telefonico del Marocco, utilizzato come richiamo all’appartenenza nazionale del movimento e allo stesso tempo, per marcare la sua estraneità da possibili influenze esterne al Paese.
La scelta di questa piattaforma, che conta più di 200 milioni di utenti e nuova ai contesti sociopolitici, è stata l’ideale per raggirare i controlli da parte dello stato, che da tempo si riversa in modo oppressivo sulla comunicazione digitale. Oltre a svolgere un ruolo fondamentale nella fondazione del movimento, ha reso possibile la diffusione facilitata di stime utili per comprendere la situazione attuale in cui versa il Paese: circa il 30% dei giovani laureati è senza lavoro, inserendosi all’interno dei 4 milioni di disoccupati totali, tralasciando ulteriori informazioni poco incoraggianti sul problema della corruzione e sul sistema sanitario.
PROTESTE PACIFICHE, RIVOLTE E OPPRESSIONI
All’interno di Discord, i ragazzi hanno organizzato due giorni di manifestazioni pacifiche (27 e 28 settembre), protrattesi nei giorni successivi, degenerando in momenti di scontro tra manifestanti e forze di polizia. I movimenti si sono sviluppati nelle città di Salé, Casablanca e Marrakech, comprendendo altre aree periferiche e città interne come Inzegane e Oujda, dove qualche settimana prima è stato ferito un ragazzo da un’auto della polizia: il video è diventato virale sui social.
Secondo il Ministero degli Interni, i feriti sono quasi 300 e sono state accertate tre vittime, mentre gli arresti ammontano a circa 400. La Commissione europea è intervenuta con un appello a tutti i coinvolti; in particolare il portavoce Ue per gli Affari esteri, Anouar El Anouni, ha dichiarato: “Riconosciamo l’importanza della partecipazione dei giovani alla vita pubblica e invitiamo tutte le parti coinvolte a mantenere la calma“.
LA GEN Z CONTRO I CONTRASTI
In un momento in cui il governo si sta preparando alla Coppa del Mondo 2030 di calcio per cui sembra non badare a spese, questa generazione richiama all’attenzione non solo i diritti alla salute, al lavoro e all’istruzione, ma anche la corruzione del governo attuale.
Ad evidenziare il contrasto tra le reali necessità del popolo e le priorità del governo, rientra il discorso sulle grandi opere, tra cui la costruzione dello stadio che ospiterà il grande evento; il costo stimato per lo stadio Hassan II, che sarà il più grande del mondo, ammonta a circa mezzo miliardo di euro, in elevato contrasto rispetto alle condizioni generali del Paese, che si rivela in declino su più fronti.
Nonostante questa generazione sia comunemente considerata come ‘estranea al mondo politico’, non è la prima volta che in Marocco nascono movimenti di protesta a cui partecipano anche giovanissimi: ricordiamo le proteste del 20 febbraio 2011 e le Rivolte del RIF 2016-2017 contro l’emarginazione e a favore della giustizia sociale, causate dalla morte del commerciante di pesce Mohsine Fikri, morto per recuperare un carico di pesce sequestrato dalle autorità.
GIOVANI E MANIFESTAZIONI: NON SOLO IN MAROCCO
Diverse proteste e manifestazioni hanno caratterizzato il panorama internazionale, con rivolte da parte dei giovani con motivazioni pressoché similari: in Nepal, a causa di un’alta disoccupazione giovanile (20%), dei salari bassi, del blocco delle piattaforme social e dei ‘Nepo Kids’, le proteste sono dilagate per tutto il Paese, causando violente rivolte, con l’incendio di diverse abitazioni ed edifici della classe politica, terminando con le dimissioni dell’ex presidente Ram Chandra Poudel.
Anche in Perù sono scoppiate le rivolte a causa dell’obbligo imposto dal governo agli Over18 ad aderire a fondi di pensioni private, mentre un terzo della popolazione vive sotto la soglia di povertà. E poi ancora in Madagascar, a causa delle continue interruzioni di energia elettrica e per l’approvvigionamento idrico, in Argentina contro i femminicidi e in Slovacchia per l’aumento dei prezzi degli alimenti, l’introduzione di nuove tasse e la cancellazione di alcune festività imposte dal governo del Primo Ministro Robert Fico, condannato dalle ONG per le sue posizioni filorusse.
CONCLUSIONI
Le proteste in Marocco, ma anche nel resto del mondo, evidenziano una nuova generazione che rifiuta di accettare l’indifferenza nei confronti dei diritti fondamentali, prendendo posizione in modo deciso contro un sistema che non li rappresenta, utilizzando i nuovi strumenti digitali per ribaltare intere classi politiche.
Dietro alle motivazioni che possono smuovere intere nazioni, le mobilitazioni dimostrano che il cambiamento non è un concetto astratto: si concretizza nelle strade, attraverso le voci dei giovani che vogliono farsi sentire da governi e istituzioni, per prendere in mano il proprio futuro e riscriverlo secondo i diritti umani.
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