Sabato 14 giugno, il ministro degli esteri Antonio Tajani ha tenuto un’audizione di fronte alle commissioni Esteri del Senato e della Camera. Durante l’informativa Tajani si è espresso sull’escalation verificatasi in Medioriente, esternando parole di sostegno nei confronti di Israele e condannando invece la Repubblica Islamica dell’Iran.
L’analisi del ministro
Il titolare della Farnesina ha mostrato preoccupazione per il conflitto in corso, sottolineando come l’elevata tensione presente nella regione non permetta di sperare in un cessate il fuoco nel breve periodo. Le attività belliche potranno durare per diverse settimane, complice la gravità della situazione e l’assoluta fermezza delle parti nel proseguire con i bombardamenti.
Secondo il ministro italiano la colpa è da attribuire esclusivamente al governo iraniano, reo di non aver trovato un accordo sul dossier nucleare con gli Stati Uniti, rafforzando così il senso di preoccupazione di Israele, che si sente estremamente minacciata dalla possibilità che un suo acerrimo rivale possa possedere armi atomiche. L’Iran non sarebbe dunque un attore capace di gestire con sicurezza armi di distruzione di massa, motivo per cui va posto sotto stretto controllo da parte dei paesi occidentali.
La reazione isrealiana
Tajani ha riferito di considerare l’attacco israeliano come un atto di difesa preventiva, conforme ai sensi del diritto internazionale. In sostegno alle proprie posizioni sull’accaduto, il vicepremier ha citato un report dell’intelligence israeliana, secondo il quale in meno di sei mesi l’Iran potrebbe usufruire di più di due mila missili e dieci bombe atomiche. Si tratterebbe di una situazione pericolosa, capace di stravolgere gli equilibri di potere dell’intera regione mediorientale.
L’invito al dialogo
Il ministro degli esteri ha aggiunto che per poter risolvere in maniera pacifica il conflitto è opportuno che la diplomazia svolga un ruolo determinante, con particolare attenzione al negoziato sul nucleare con gli Stati Uniti. Le ostilità tra Tehran e Tel Aviv hanno avuto inizio a causa dell’arresto delle relative contrattazioni, ma per poter inaugurare un percorso che possa condurre alla pace è necessario che la Repubblica Islamica sia presente domani a Muscat, accettando così l’invito degli Stati Uniti, i quali stanno tentando di persuadere gli avversari affermando che, qualora non dovessero presentarsi in Oman, gli attacchi potrebbero intensificarsi e mietere un grande numero di vittime.
La posizione di Tehran
L’Iran, però, pare non essere disposta ad assecondare gli americani, sostenendo che – considerata l’escalation militare – continuare a disquisire della possibilità di trovare una soluzione diplomatica a questa controversia sia ormai inutile. Secondo Tajani, l’unica via efficiente ed indolore in una situazione così complessa è quella del dialogo: entrambi gli attori coinvolti dovrebbero capire le esigenze e gli interessi altrui, venendo incontro alla controparte.
Per questa ragione è stata ribadita l’intenzione del governo italiano di assumere un ruolo di primo piano nel processo di de-escalation, partecipando in maniera attiva ed ospitando le fazioni a Roma qualora fossero nuovamente pronte a sedersi ad un tavolo per negoziare sul programma nucleare italiano.
Conclusioni
In un momento estremamente complesso per l’intera scena internazionale, il ministro degli esteri Antonio Tajani ha esplicitato la posizione del governo sul conflitto in corso, mostrando anche la propria vicinanza nei confronti di Israele. Allo stesso tempo, è chiara la volontà dell’esecutivo presieduto da Giorgia Meloni di agevolare una risoluzione diplomatica del conflitto.
20250228