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    Moldavia al voto: una scelta decisiva tra Europa e Russia

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    Il 28 settembre 2025 la Moldavia andrà alle urne per eleggere il nuovo Parlamento. Queste elezioni avranno un peso importante, in quanto andranno a definire il futuro di un Paese diviso tra le ambizioni verso l’Unione europea e i tentativi di influenza russi. 

    Nonostante le piccole dimensioni, la Moldavia negli ultimi anni ha acquistato sempre più interesse internazionale a tal punto da diventare un Paese strategico: da un lato Bruxelles, che ha concesso a Chișinău lo status di candidato all’adesione all’Unione europea nel 2022; dall’altro Mosca, che non intende rinunciare a quella che considera parte della sua sfera di influenza naturale, anche per via della Transnistria.

    Una scelta che va oltre i confini

    Questa tornata elettorale ha un valore simbolico che supera i confini nazionali. Per l’Unione europea, la Moldavia è una sorta di linea avanzata della stabilità a est: un Paese piccolo ma strategico, che può dimostrare la capacità dell’UE di essere ancora in grado di attrarre e consolidare democrazia anche sotto pressione. Per la Russia, invece, il voto è l’occasione per fermare un altro allontanamento nello spazio post-sovietico e ribadire che il Cremlino resta un attore imprescindibile.

    Le elezioni sono un test fondamentale in una società divisa tra l’affacciarsi alla politica europea o continuare ad essere sotto la sfera politica di Mosca. Infatti, come già accaduto in passato, la Russia non è rimasta a guardare: le elezioni moldave sono accompagnate da una massiccia campagna di interferenze. Mosca ha dunque l’obiettivo finale di screditare il governo pro-UE e di diffondere il più possibile la sfiducia nelle istituzioni, utilizzando soprattutto il proprio soft power culturale e religioso. Infatti, la chiesa ortodossa filorussa spinge fortemente a trasmettere il più possibile i propri legami storici e culturali con Mosca.

    Inoltre, un altro fattore cruciale per le elezioni è rappresentato dai moldavi all’estero. La diaspora, soprattutto in Europa occidentale, ha spesso sostenuto i partiti filoeuropei. Nelle scorse tornate elettorali, il voto all’estero ha fatto la differenza. Anche per questo, le campagne di disinformazione russe non risparmiano i cittadini emigrati, tentando di ridurne la partecipazione o influenzarne le scelte.

    Gli interessi dell’Unione europea

    Per Bruxelles l’appuntamento è strategico su più piani. L’allargamento resta un obiettivo centrale: consolidare la Moldavia significherebbe rafforzare la credibilità del processo di adesione e inviare un messaggio forte di sostegno soprattutto all’Ucraina e alla Georgia. Da non sottovalutare inoltre il fronte energetico: è di fondamentale importanza per Bruxelles ridurre la dipendenza moldava dal gas russo per garantire così maggiore stabilità e autonomia.

    Ovviamente però la priorità è sicuramente politica: sostenere Sandu e i partiti europeisti equivale ad evitare che la Russia destabilizzi ulteriormente un’area storicamente già fragile. C’è poi una questione di valori: un’elezione libera e corretta rappresenterebbe una vittoria simbolica per il modello europeo, spesso messo in discussione dalle autocrazie. 

    Gli obiettivi di Mosca

    Per la Russia il voto è vitale sotto molti aspetti. Per Mosca è fondamentale preservare la propria sfera di influenza, impedendo così che la Moldavia diventi un avamposto europeo alle porte della Transnistria. Inoltre, Mosca teme un effetto domino: se un Paese così vicino riuscisse a rafforzare il proprio percorso europeo, altri potrebbero seguirne l’esempio. 

    La forte presenza russa nel fronte energetico e nella sfera culturale, rappresentano chiaramente un terreno fertile per aumentare il proprio consenso e la propria legittimità. Grazie a questi strumenti politici, un’eventuale vittoria dei partiti filorussi alle elezioni, oltre a creare un Parlamento frammentato, potrebbero portare a gravi disordini in una società già di per sé frammentata.

    Scenari possibili 

    Una sfida cruciale è sicuramente quella di garantire la regolarità della tornata: le autorità moldave dovranno mostrarsi attente, controllando i finanziamenti sospetti e contenendo l’ondata di disinformazione che circola online e offline. Sarà essenziale anche assicurare il diritto di voto della diaspora, tradizionalmente decisiva.

    Il rischio è che, indipendentemente dal risultato, la retorica polarizzante e le accuse di manipolazione possano minare la legittimità del voto. Una sfida non solo tecnica ma anche politica, che mette alla prova la resilienza delle istituzioni moldave.

    All’orizzonte si delineano tre ipotesi principali

    • la vittoria dei filo-europei, che consentirebbe di rafforzare il percorso verso l’UE, accelerando le riforme e consolidando i legami con Bruxelles; 
    • un’affermazione significativa dei partiti filo-russi, che rischierebbe invece di rallentare, se non invertire, il cammino intrapreso, riportando il Paese sotto l’influenza di Mosca;
    • la possibilità di ritrovarsi un Parlamento diviso, il che comporterebbe la possibile formazione di un governo debole e vulnerabile alle pressioni esterne, incapace di garantire stabilità.

    L’esito delle elezioni in Moldavia dirà molto sul futuro dell’UE in Europa orientale e sulla sua capacità di difendere i propri valori di fronte a Mosca. Per Chișinău è una tappa storica: si tratta di scegliere tra un nuovo futuro politico legato all’Occidente o un ritorno sotto la sfera di influenza del Cremlino. 

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